TEMPESTA DI FULMINI
UN INCIDENTE, UNA GRAVE PERDITA E I SENSI DI COLPA CHE ANGUSTIANO LA VITA DI UNA BAMBINA. CHE IMPROVVISAMENTE SI ACCORGE DI AVER CAMBIATO SGUARDO
Zoe spalancò gli occhi, tirandosi a sedere sul letto con affanno. Sua zia in quel momento era di turno in ospedale e nelle nottate come quelle, quando il vento infuriava fuori facendo ululare le finestre e stridere i cardini della porta, la bambina non riusciva a dormire. Scese con i piedi nudi sul parquet, mentre un brivido le faceva venire la pelle d’oca. Si avvicinò alla finestra stringendosi addosso la maglietta dellamadre defunta. Anche a distanza di mesi - ormai era estate inoltrata - le sembrava di sentire ancora il suo profumo dolce e pungente allo stesso tempo. Appoggiò una mano sul vetro, sentendo attraverso le dita le vibrazioni delle gocce di pioggia che si abbattevano sulla casa. Fuori l’erba sembrava nera come l’inchiostro nella notte scura e tempestosa, e i tulipani che la zia coltivava con tanto amore sembravano sul punto di staccarsi dal terreno e volare nel cielo, liberi da ogni radice. Le stelle erano invisibili, coperte da una coltre grigia di nuvole. A Zoe sembrava di essere tornata in quella casa in montagna, d’inverno. Stava aprendo i regali e la bufera di neve le era sembrata così artistica e accogliente. Cos’era dopotutto un Natale senza neve? Una lacrima le at- traversò le guance paffute, mentre ricordava le braccia rassicuranti dei genitori che la proteggevano dal tetto che crollava sulle loro teste. Era stata tutta colpa sua.
Non avevamai creduto nei fantasmi, eppure da quel giorno spesso le apparivano in sogno o da sveglia, a fianco a lei, le sagome dei genitori morti per proteggerla, che le sussurravano che era tutta colpa sua. A volte le voci sembravano urlare e lei si premeva le manine sulle orecchie per scacciarle via. Non era stata più in grado di parlare da quell’episodio, farfugliava solo, nessuno era più capace di capirla. Ormai non aveva più paura di niente, voleva solo stare in pace. Ora gli alberi sembravano chiamarla, l’erba le appariva accogliente. Senza pensarci due volte, corse alla porta facendo attenzione a non cadere col passo traballante dovuto alla botta in testa provocata da una trave di legno che era riuscita a penetrare l’abbraccio dei suoi e uscì. Scese velocemente i gradini del portico e si sdraiò sul prato, il vento talmente forte da farla sentire più leggera dell’aria.
Strinse i fili d’erba tra le dita paffute, come potessero ancorarla a terra, mentre i capelli le solleticavano le orecchie, e os- servò le nuvole coniche che stazionavano nel cielo. Il mondo sembrava infuriato. Era come se il vento avesse deciso di sradicare gli alberi e le nuvole di oscurare la luce della luna e delle stelle. Eppure Zoe non aveva paura.
Le sembrava che l’energia della tempesta le si infondesse nelle ossa e la facesse diventare potente, invincibile. Sentì il rombo di un tuono che stava per arrivare e rimbombare in tutta la campagna circostante. Rimase qualche minuto in ascolto della natura infuriata poi, senza altri preavvisi, un fulmine si schiantò a qualchemetro da lei, facendola sobbalzare. L’elettricità si propagò in tutto il giardino, passandole la scossa in tutto il corpo fragile di bambina. Zoe saltò in piedi, rendendosi conto di cosa stava facendo e cosa aveva intorno: l’erba era bruciata in un punto, e un’altra saetta si preparava a schiantarsi. Corse verso casa con la testa che le girava notevolmente e sbatté la porta alle sue spalle. Si appoggiò al legno e inspirò profondamente, tremante come una foglia. Quando alzò lo sguardo verso la parete opposta, dove un grande specchio ricopriva la carta da parati, rimase scioccata: i grandi occhi, una volta color nocciola, ora erano viola come iris.
NO NERA PIÙ STATA IN GRADO DI PARLARE DA QUELL’EPISODIO. FARFUGLIAVA SOLO. NESSUNO ERA PIÙ CAPACE DI CAPIRLA. ORMAI NON AVEVA PIÙ PAURA DI NIENTE