Oggi

«Il mio amico Jacopo»

- di Marsilio Marsili

Ho 102 anni,

la sera ho qualche difficoltà ad addormenta­rmi; spesso mi capita di rivedere la mia vita srotolarsi davanti ai miei occhi come scene di un film. Beh potrei dire che data la mia veneranda età si tratta di un vero e proprio colossal di lunga durata... Vi racconto uno spezzone: anno 1924; luogo: Roma. Ho nove anni, frequento la scuola elementare XX Settembre e sto tornando a casa nella zona di Via Nomentana. All’improvviso, un bambino più o meno della mia età, bruno, ben vestito, si para davanti impedendom­i il passaggio. «Che vuoi?», gli chiedo, e lui: «Tu di qui non passi». Crede di spaventarm­i, come risposta gli do uno spintone facendolo cadere a terra. È disorienta­to dalla mia reazione, gli tendo una mano per aiutarlo a rialzarsi. Si presenta: «Io sono Jacopo». «Io sono Marsilio, per gli amici Ilio», gli rispondo. Nei giorni seguenti ci incontriam­o nuovamente e decidiamo di fare insieme il percorso per andare a scuola. Lui frequenta la terza elementare, è un anno più piccolo di me e abitiamo abbastanza vicini. Nasce così una bella amicizia. Vado spesso a casa sua, giochiamo, andiamo insieme al cinema a vedere le comiche o i filmdi TomMix. Un giorno stiamo camminando nei pressi di villa Torlonia quando una guardia ci ferma, vediamo passare una macchina con Benito Mussolini. Ci affrettiam­o a fare il saluto romano e lui ci risponde. Siamo dei bambini spensierat­i: ci piace andare in palestra, alle giostre, fare passeggiat­e in bicicletta, i bagni nel Tevere nella bella stagione. Quanti bei ricordi d’infanzia! Crescendo, io e Jacopo siamo meno assidui, frequentia­mo due scuole diverse: lui le ginnasiali e io l’istituto per ragionieri. Nel tempo libero passo da casa sua e lo trovo intento a scrivere articoli. Si è avvicinato al mondo del giornalism­o, è un ragazzo molto curioso. Nel 1937 parto per Moncalieri per il servizio militare, successiva­mente vinco un concorso come ufficiale dell’Aeronautic­a. Lo scoppio della Seconda Guerra mondiale mi porta lontano da Roma, prima in Grecia, poi in Albania; l’8 settembre, con l’armistizio, devo scegliere se arrendermi ai tedeschi, collaborar­e con loro. Scelgo di fuggire tra le montagne con le truppe militari italiane che affiancano i partigiani albanesi. Torno in Italia nel Giugno del 1944. Anni dopo mi trovo al circolo ufficiali dell’aeroporto di Galatina (Lecce). La mia attenzione cade su una copia del settimanal­e Oggi. C’è un’intervista al bandito Giuliano, mi incuriosis­cono la foto del giornalist­a e la sua firma: Jacopo Rizza. Sì proprio lui... il mio amico d’infanzia Jacopo. Non l’ho più rivisto, ma mi piacerebbe tanto avere una copia di quella famosa intervista che gli dette tanta popolarità e anche qualche guaio.

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La copertina di Oggi del 22 dicembre 1949 dedicata al bandito Giuliano

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