La post@ dei lettori
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LA FESTA DEI NONNI
Caro direttore, da pochi giorni faccio parte della categoria “nonni” e sono fuori di testa tanta è la gioia che mi è esplosa dentro! Mia nonna diceva: «Si impara fino alla bara» (volendo, aggiungo io). Così ho immaginato di stare in assemblea con i compagni di classe (lasciamo stare le protesi ai denti, alle orecchie, al ginocchio e all’anca, gli occhiali, i capelli improbabili, le tette finte e le pastigliette blu). Dobbiamo decidere come festeggiare il 2 ottobre, la nostra festa. E se rinunciassimo ai palloncini, ai bicchieri e ai piatti di plastica, a cannucce e ombrellini, alle tovaglie usa e getta? È un gioco guardarsi indietro ogni tanto. Propongo di scrivere su un foglio, nero su bianco, quante collanine e orecchini di plastica, braccialetti, orologi, borsette e borsoni e cinture, contenitori di piccoli contenitori, insomma quanti oggetti vari fatti di plastica, di dubbia utilità, abbiamo accumulato fin qui. Nessuno saprà niente, nessuno vuole insinuare sensi di colpa, cerchiamo solo di essere obiettivi, lucidi. Lasceremo tutto a loro, ai nostri nipotini, parte nell’aria che respireranno, parte nell’acqua che berranno... Siamo i loro angeli custodi, dicono, ed è vero. Noi non siamo angeli di plastica, come quelli che si ritagliano dalle bottiglie di acqua minerale e si appendono agli alberi di Natale. Cari compagni di classe, vi saluto commossa, sono fiera di essere dei vostri. Agnese Badani
Cara Agnese, che bella l’idea di essere angeli sì, ma non “di plastica” per i nostri bambini. Vale per tutti i nonni e le nonne, a maggior ragione nella loro festa che è appena stata celebrata. E forse vale anche, me lo lasci dire, per tutte le mamme e pure per i papà un po’ attempati, come me.
«AL BANO-E-ROMINA»
Caro direttore, sull’ultimo numero ho letto la bellissima lettera che Al Bano e Romina hanno scritto al dittatore coreano, invitandolo a non fare più guerre. Al Bano e Romina sono persone molto attente ai fatti dell’attualità. Noi lettori da oggi siamo con Al Bano e Romina! Ornella Decolli
Cara Ornella, tutto molto bello ma, ehm, la lettera l’ha scritta solo Al Bano. È fantastico constatare che per molti “Albanoeromina” è di fatto una parola sola. Sarà contenta Loredana...
CAMBI DI CASACCA
Caro direttore, perché voi giornalisti non spingete per “eliminare” i fuoriusciti dei vari partiti? Mi spiego: se io ti voto nel partito X non ti voglio nel partito Y. Se tu, politico, litighi o hai ripensamenti, ti dimetti, non ti sposti ad altra ideologia o altro “acquirente”.
Marco Salandini
Caro Marco, in effetti stiamo diventando la Repubblica dei voltagabbana: dalle ultime elezioni, in Parlamento ci sono stati già 524 cambi di casacca (dato di settembre). E ci sono ancora seimesi di tempo per altri “salti della quaglia”.
LARACCOLTADI «OGGI
Caro direttore, sono un vostro appassionato lettore, tanto appassionato che, leggendo sul n. 40 della raccolta della rivista Oggi da parte di Dario Salvatori, mi sono sentito emotivamente coinvolto. Infatti, dal 1951 ho raccolto assai minuziosamente annate complete. Purtroppo, per vari motivi, me ne devo privare. C’è qualcuno interessato? Forse non è la sede adatta, ma, tra collezionisti, a volte ci si intende. E, in ogni caso, l’entusiasmo è contagioso. Tommaso De Chirico
Caro Tommaso, se qualcuno risponderà al suo appello la contatterò. Intanto, complimenti per la sua passione “secolare”!
BOCELLI E LITTIZZETTO
Caro direttore, domenica scorsa a
Che tempo che fa, mentre Andrea Bocelli si congedava, la Littizzetto ha roteato le mani accennando a un balletto mentre il cantante le porgeva la mano. È stato un comportamento inammissibile e scorretto nei confronti di un non vedente. Se fossimo un Paese normale ci sarebbe l’allontanamento della Littizzetto dalla trasmissione. Purtroppo non succederà nulla e, forse, lei non pubblicherà questa mia segnalazione.
Giorgio F.
Caro Giorgio, credo che Bocelli sia abituato a questi equivoci e sappia pure riderci sopra. Ricorda le gaffe della bravissima d’Urso? «Guarda le immagini...», «Vedrai con i tuoi occhi...». Mi stupisco sempre di certe indignazioni che trasformano un topolino in una montagna.