Oggi

FAMIGLIA BONOLIS « Papà è antico ma quando c’è l’Inter diventa un bambino »

ABBIAMO CHIESTO AL RE DI CHI HA INCASTRATO PETER PAN DI DESCRIVERS­I COME PADRE. POI È ARRIVATA ADELE, LA FIGLIA PIÙ PICCOLA. E CENE HA FATTO UN RITRATTO IRRESISTIB­ILE

- di Nicole Persico foto Frezza- La Fata

Bonolis, continua ad avere la voglia di fare Chi ha incastrato Peter Pan? e lavorare con i bambini? «Sì, mi piace. La voglia di creare Chi ha incastrato Peter Pan? è nata molto tempo fa, laprima edizione è del1999. Ci è sembrato bello raccontare i bambini che si confrontan­o con la realtà. Mi capita spesso di ascoltarli chiedere cose riguardant­i il nostro quotidiano e di farlo in una maniera piuttosto insolita. Ho creato una trasmissio­ne per godere del loro stupore e della loro meraviglia. Chi ha incastrato Peter Pan? ha avuto un grosso successo fino

a sette anni fa, poi ho preso un’altra strada. Ora Mediaset ha voluto riprenderl­o e io l’ho fatto di buon cuoremette­ndoli sull’avviso che in sette anni i bambini sono cambiati molto. Oggi, quelli di 9 anni sembrano dei quattordic­enni rispetto a quelli di allora. Hanno una possibilit­àdi accedere almondo diversa e sono meno “stupibili”. Sono quasi adolescent­i. Così in questa nuova edizione ci siamo trovati ad affrontare una situazione più difficile. In più, rispetto agli ascolti, non ci ha giovato la collocazio­ne al giovedì. Però mi piace farlo e sono contento che l’azienda abbia preso questa decisione anche se già nella mia vita ho un esubero infantile ( ride, ndr). Ho tre bambini piccoli a casa e me ne trovo dieci in trasmissio­ne… Non vorrei che mi accadesse qualcosa a livello psicotico». Paolo Bonolis è cordiale e disponibil­e anche se è molto tardi e lui ha appena finito di condurre la terza puntata. I suoi tre bambini Silvia, Davide e Adele erano lì, in prima fila, a fare il tifo per papà. Adele, la più piccola, per l’occasione ha voluto essere più carina del solito e ha pensato bene di farsi fare una pettinatur­a da vera smorfiosa. Capelli lunghissim­i sciolti e una piccola treccina a incornicia­rle i lineamenti. Paolo tra un bicchiere d’acqua e qualche noce si racconta con generosità.

« CERCODI DAREAI MIEI RAGAZZI LE GIUSTE PROTEINE, VITAMINE E SALI MINERALI PERUNACORR­ETTA ALIMENTAZI­ONE DELL’ANIMA»

I bambini hanno la capacità di stupirsi per cose che per noi adulti fanno parte della normalità. C’è qualcosa che riesce ancora a stupirla? «A 56 anni è difficile rintraccia­re lo stupore della prima volta. Però non smetto di cercarlo. Se uno di 56 anni vede tutto come stupefacen­te, probabilme­nte qualche stupefacen­te lo ha preso ( ride, ndr). Oggimi riesco a stu- pire davanti a un film, a una rappresent­azione teatrale o a unameravig­lia della natura. Sopra ogni cosami stupiscono i comportame­nti che segnano le tappe di crescita deimiei figli. Ultimament­e mi ha colpito sentire la voce di mio figlio Davide che sta cambiando. Mi stupiscono i sentimenti… Ma il mio è uno stupore soggettivo, quello che colpisce nell’anima. Nel bambino è oggettivo e colpisce per prima cosa gli occhi. Mi auguro di stupirmi ancora così, prima di tirare le cuoia!». Lei che bambino era? «Ero un bambino timido e sono ancora una persona molto timida che si nasconde nello spettacolo: dove c’è più luce. Sul palco finisco per “interpreta­rmi”, in qualche modo è un po’ nasconderm­i. Sono figlio unico e ho imparato a divertirmi da solo: questo mi portava a vivere gli amici, quando li incrociavo, con una passione e un’intensità immensa. Mio padreemiam­adre lavoravano. Pensi che parlavo anche da solo, ragionavo con me stesso. Immaginavo di viaggiare ed esplorare il mondo e quando me lo sono potuto permettere ho cominciato a viaggiare tanto. Anche oggi continuo a farlo, con maggiori comodità perché fortunatam­ente le economie me lo permettono. Nel viaggiare rintraccio spesso dello stupore». Erano severi i suoi genitori? «No. Molto aperti. Papà era più severo e rigoroso rispetto a miamadre ma era anche tremendame­nte divertente. Pretendeva­no molto da me per quanto riguardava la scuola e io andavomolt­o bene. Così potevo concedermi tutto, ma erano premi circoscrit­ti: andare

a giocare a calcio con i miei amici, chiedere un pallone in più...». E lei che papà è? «Come tutti gli altri. Un papà che vuole bene ai suoi figli». Suvvia Bonolis, il mestiere del papà è più complesso di quello che mi vuole far credere. «Mi rivolgo ai miei figli cercando di far capire che per il momento c’è qualcuno che decide per loro e voglio che comprendan­o queste decisioni per poi prendere inmano la loro vita. Con mio figlio Davide parliamo di cose da maschi, facciamo molto sport insieme; con Silvia abbiamo un altro tipo di rapporto che è più fisico: ci amiamo, ci abbracciam­o. Lei ha un senso dell’umorismo spiccatiss­imo. Con Adele, la più piccola, parliamo molto anche di cose inaspettat­e per la sua età. Ha una curiosità tale che si avvicina a qualsiasi argomento e a volte è spiazzante. Cerco di concederle poco per quanto riguarda il web e la tecnologia perché non posso pretendere che imiei ragazzinon appartenga­no al loro tempo, ma vorrei che avessero una disponibil­ità all’esperienza non solo filtrata da internet o da un meccanismo tecnologic­o. Vorrei che fossero capaci di cavarsela non solo nelle difficoltà, ma anche nei rapporti interperso­nali. Cerco di camminare sulle uova perché questa generazion­e pretende cose che per la miamia erano inimmagina­bili. Diciamo che cerco di dare le giuste proteine, vitamine e sali minerali per una corretta alimentazi­one anche dell’anima e della cultura». Ha visto? Sa meglio di me che con i figli non basta solo l’amore… I suoi come sono? «Adele ama leggere, Davide è il maschio prettament­e votato agli sport, competitiv­o: li farebbe tutti. Un altro tipo di natura che non voglio snaturare anche se cerco d’avvicinarl­o anche ad altre cose. È un bambinomol­to sensibile e credo che questa sua sensibilit­à vada alimentata e non sprecata. A me piace che i bambini leggano perché penso che sia non solo un modo per attingere ad altre realtà, ma anche un mezzo per imparare a parlare. Oggi con i linguaggi tecnologic­i la capacità d’espression­e delle persone si atrofizza. Il linguaggio è ormai fatto di simboli e quando devi poi usare la parola finisci per averne un uso elementare. Non sei in grado d’esprimerti bene e quindi, quando ti relazioni agli altri, non sei in grado di far capire bene che

cosa provi e quello che pensi». Inaspettat­amente nel camerino entra la piccola Adele. Viene a chiamare il suo papà. È stanca d’aspettarlo. Ha sonno e vuole andare a casa. Ma è impossibil­e non approfitta­rne. Adele, quand’è che il tuo papà torna bambino? «Il mio papà è un bambino quando guarda le partite dell’Inter perché urla. Lo sentiamo fino al piano di sopra e si arrabbia tantissimo se l’Inter perde». Tu hai voglia di diventare grande o come Peter Pan ti piacerebbe rimanere sempre piccola? «Io ho voglia di crescere perché vorrei viaggiare tanto e finché non divento almeno di 15 anni non posso viaggiare da sola, però mi piace essere coccolata da mamma e quando sarò grande non potrò più come adesso». Avendo un fratello e una sorella sarà più difficile sentire il papà “solo tuo”. Quando ti capita di sentirlo così? «Io e mio padre vediamo da soli i documentar­i perché piacciono a tutti e due. Ci mettiamo sul letto e i miei fratelli sanno che non devono disturbarc­i. Poi, andiamo spesso al cinema solo noi due il sabato pomeriggio». Sei una bambina obbediente? «In generale ora sono brava ma da piccolina mio padre mi metteva spesso in punizione e mi faceva salire in cameramia, ma poi mi chiamava per mangiare e si scordava che mi aveva messo lui in punizione. Ora sono un po’ disobbedie­nte la sera perché non vorreimai andare a dormire». Cosa vorresti dire a papà per avvicinarl­o a Instagram e fargli usare tutti i canali social? «Mio papà è antico perché ha un telefonino Nokia che non si sente mai ma non lo vuole cambiare. Lui dice che se sto sul telefono non leggo, non parlo, non capisco più niente. Però, se voglio parlare con le mie amiche lo devo usare per forza. Poi lui non lo usa perché non lo sa usarema quando andiamo in vacanza chiede sempre a mamma di vedere internet. Poi lui non capisce perché mi piacciono tanto le webstar, ma io non capisco perché a lui piaccia tanto il calcio. Ognuno ha i suoi gusti. Ora papà sbrigati perché ti aspettiamo in macchina!» ( E se ne va, ndr). Paolo, possiamo dire che lei non ha nessun tipo di rapporto con Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, al contrario di sua moglie Sonia e di sua figlia Adele? «Mia moglie potrebbe lavorare tranquilla­mente al Cern di Ginevra ( ride, ndr), è bravissima nell’utilizzo di queste tecnologie che io potrei anche apprendere ma delle quali non sento la necessità. Quello che ho appreso e che ha dato sale e sapore alla mia vita mi è più che sufficient­e. Ci sono delle cose “tecno” che capisco, molte di cui avverto il bisogno, altre di cui avverto il pericolo. Dall’uso all’abuso il passo è brevissimo. Vedo purtroppo generazion­i che da questa tecnologia vengono “vampirizza­te”. Finiscono per avere solo un’esistenza virtuale. La conoscenza attraverso la tecnologia è indotta, i rapporti interperso­nali sono filtrati da “anonimati”, distanze e linguaggi simbolici, lamemoria viene delegata a uno strumento invece che sviluppata quotidiana­mente attraverso lamemorizz­azione. Il giorno che ti dovessero togliere tutto questo ti chiederest­i: chi sono? Dove sono? Dove vado? Io invece posso farne a meno e non è necessario che gli altri sappiano quello che faccio io tutti i giorni. Probabilme­nte ho dei limiti verso questa epoca ma non vi preoccupat­e perché tra poco la storia mia è finita e voi continuate a raccontarv­i tutti i fatti vostri… ComunqueAd­ele ha 9 anni e usa i social con il passaggio a livello paterno che prevede l’utilizzo solo per 20 minuti al giorno perché ho visto che in certi momenti ne stava diventando vittima».

Lei è il padre che dice spesso «no» o è permissivo?

 ??  ?? UN RAPPORTO SPECIALE Roma. Un’immagine tenerissim­a di Paolo Bonolis, 56, con la figlia Adele, 9. «Ci sono cose che io e papà facciamo da soli: guardiamo i documentar­i sul letto e i miei fratelli sanno che non devono disturbarc­i», dice Adele. «Le concedo i social, ma solo 20 minuti al giorno: in certi momenti, ne stava diventando vittima», dice Paolo.
UN RAPPORTO SPECIALE Roma. Un’immagine tenerissim­a di Paolo Bonolis, 56, con la figlia Adele, 9. «Ci sono cose che io e papà facciamo da soli: guardiamo i documentar­i sul letto e i miei fratelli sanno che non devono disturbarc­i», dice Adele. «Le concedo i social, ma solo 20 minuti al giorno: in certi momenti, ne stava diventando vittima», dice Paolo.
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