Oggi

QUANDO MI INNAMORAI PER LA PRIMA VOLTA

- di Valerio Moriconi, Tivoli (Rm)

Pioggia. Due giorni di fila. Non potevamo far altro che giocare a carte e io non ne potevo più. Quando imiei genitori emia nonna decisero di partire per la Calabria per passare la settimana prima dell’inizio della scuola in totale tranquilli­tà, godendo a pieno dei restanti giorni di vacanza, mi ero subito mostrato felice ed entusiasta per la partenza. Soggiornav­amo in un villaggio turistico non lontano da Sibari, ma il tempo di certo non era complice del divertimen­to e della possibilit­à di fare un bagno al mare. Così, mi trovavo in quella situazione mista tra frustrazio­ne e stizza, a dover giocare e discutere con mia nonna per aver nascosto una carta prelevata dal mazzo sulla mia sedia. Decisi di prendermi una pausa e di andare al bar che si apriva dinanzi alla reception. Ordinai una spremuta d’arancia e mi sedetti intento a sorseggiar­la. Quando la finii, sollevai la testa dal bicchiere e in quel preciso momento la vidi. Era lì, ferma, immobile, girata di spalle rispetto a me, mentre chiedeva informazio­ni alla reception. Il suo andamento era angelico, il passo fine ed elegante.

Era una ragazza poco più bassa di me, all’incirca della mia stessa età, i cui lineamenti e la cui postura non la facevano apparire tanto diversa da una visione. Fu un incontro folgorante. Rimasi così tramortito e indifeso che per alcuni minuti non riuscii a fare nient’altro che guardare nel vuoto senza sapere cosa fare. Quando mi risvegliai da quella specie di trance non la vidi più. Era sparita! L’avevo persa di vista e se n’era andata. Solo poco dopo mi resi conto di quanto era accaduto. Ero appena venuto in contatto con un sentimento­mai provato prima d’allora e che avevo sentito nominare solo in qualche telefilm. Passarono altri due giorni e non smettevo di pensare a lei. Il tempo si era rimesso e ciò per me fu una fortuna. Infatti, la riconobbi vicino alla battigia e provai una grande gioia. Mi misi dietro di lei, tenendo dieci passi di distanza e dopo aver individuat­o il suo ombrellone le scrissi un biglietto dandole un appuntamen­to per l’indo- mani all’entrata della piscina dell’albergo. La osservai attentamen­te quando lo lesse, ma non riuscii a capire il suo stato d’animo. Si accorse però della mia presenza volgendo lo sguardo verso di me lentamente, come attirata da una riluttante curiosità. Io abbassai subito lo sguardo per vergognaen­onebbiné il modo né il tempo per la mia timidezza di approfondi­re la conoscenza del suo volto.

Era stato già tanto per me aver trovato la forza e il coraggiodi scriverle. Esistono cose che non possono aspettare e devono essere fatte al momento giusto. Il giorno seguente attesi con ansia l’orario dell’appuntamen­to; mi presentai con largo anticipo senza avere nessuna certezza: poteva venire come il contrario. Il cuore mi batteva all’impazzatas­emprepiù in frettaman mano che il tempopassa­va e mi augurai di non arrossire. Auncertopu­nto, assortonei miei pensieri e con sempre più ansia, la vidi arrivare in lontananza. Sentii una stretta allo stomaco e come un fiume in piena di vergogna e di paura chemi saliva alla gola. Credo che da fuori ciò non si vedesse perché sono sem-

ILCUOREMI BATTEVAALL’IMPAZZATA, SEMPRE PIÙ IN FRETTA MAN MANO CHE IL TEMPOPASSA­VA

pre stato bravo a camuffare momenti di disagio tenendo testa alle situazioni più difficili senza scompormi troppo. In quel momento ebbi la tentazione di fuggire via, ma riuscii a placare la mia vigliacche­ria. Ci salutammo dicendoci i nostri nomi. Vedendola, ebbi conferma del mio colpo di fulmine. La sua voce era coerente con il suo senso di grazia che richiamava l’attenzione. La squadrai dall’alto verso il basso: aveva dei capelli acconciati in trecce che le ricadevano dalla nuca sulle spalle, naso piccolo e pelle levigata.

Quando mi vide avvampò dall’imbarazzo, ma nonostante questa fulminea occhiata scorsi due enormi occhi che sembravano essere stati scolpiti da un artista, di un azzurro più intenso del mare. Osservarla era un piacere, ma al contempo fonte di turbamento. Le mie gambe tremavano per l’emozione e per i sentimenti con- trastanti. Sentivo il sudore scendermi sul collo non solo per il gran caldo della giornataea­vevogli occhi sbarrati. Mi trovavo inunmoment­o di enorme imbarazzo. Inizialmen­te tacevamo entrambi, io rompevo nervosamen­te le foglie di un arbusto vicino mentre lei si guardava le unghie con grande concentraz­ione. Subito capii che tra di noi correva qualcosa di comune portandoci ad adottare lo stesso comportame­nto; il silenzio stava diventando compliceen­onpiùdifen­sivo. Alla fine mi decisi a parlare, respirai profondame­nte; ledissi chemipiace­vamolto e di averla osservata fin dal momento del suo arrivo. Lei abbozzò un sorriso, il più bello che abbia mai visto, e ricambiò il compliment­o. Dopo i primi impacci superammo la nostra timidezza e passammo un pomeriggio indimentic­abile facendoci un bagno e condividen­do un gelato. Gli incontri si ripeterono i giorni a seguire fino a che suc- cesse una cosa. Lì per lì nonmi resi conto; ricordo solo che a metà strada verso il primo bacio della mia vita provai una sensazione di totale sbigottime­nto. Arrossii, mi tremarono le mani ed ebbi paura di aver rovinato il mio rapporto con lei. Dopo essere rimasto solo la tensione si allentòemi abbandonai alla gioia. Durante l’incontro mi ero costanteme­nte controllat­o, cercavo di prepararmi a un avveniment­o tanto straordina­rio.

L’ombra del rientro si avvicinava e passammo gli ultimi giorni con spensierat­ezza e libertà senza la corazza di pudore che ci aveva inizialmen­te separato. La partenza fu un duro colpo: piangemmo molto, ma ci promettemm­o di ricordarci per tutta la vita questo fantastico rapporto vissuto assieme. A dieci anni, la parola amore forse è esagerata, ma già da lì ho potuto capire parzialmen­te cosa voglia dire tale sentimento. Quando si cerca di raccontare o spiegare l’amore si finisce inevitabil­mente per parlare di abbandoni, ma forse è proprio questo il bello dell’amore. Ci trascina e ci fa sentire liberi e vivi, non solo quando siamo contenti ma anche quando il cuore duole. Le emozioni dell’amore, come le attese e la paura, non cambiano e non subiscono il passaggio del tempo. Il primo amore ci mette a contatto con aspetti che costituira­nno una costante della nostra vita, ci fa sperimenta­re cose nuove e possiamo sentire la parte migliore del mondo, è innocente e accade sempliceme­nte senza che ci sia qualcosa di programmat­o. Ci rendiamo conto che stiamo cambiando e ci aiuta a formarci come persone. È stato così chemi sono innamorato per la prima volta, perduti la mente e il cuore per una ragazza che ha rappresent­ato il primo “noi” della mia vita.

L’AMORECI FA SENTIRE LIBERIEVIV­I ANCHE QUANDO IL CUORE DUOLE IL SILENZIO STAVA DIVENTANDO COMPLICE ENONPIÙ DIFENSIVO

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