Oggi

Quei repertimai analizzati­ora potrebbero scagionarl­i

UNACCENDIN­O, UNMAZZODI CHIAVI, UNAMACCHIA­DI SANGUE, DEI CAPELLI: SARANNOESA­MINATIIN UN INCIDENTE PROBATORIO, VOLTO A UN’EVENTUALE REVISIONE DEL PROCESSO

- Di Edoardo Montolli

Olindo e Rosa tornano in aula. Questa volta in Corte d’Appello a Brescia, dove i giudici, il 21 novembre, dovranno stabilire tempi e modi per le analisi sulle prove mai studiate della scena del crimine. È la prima volta che in Italia viene stabilito un incidente probatorio tecnico scientific­o volto a un’eventuale revisione. Sono convocate anche le parti civili, ossia i figli diMario Frigerio, la famiglia Castagna e Azouz Marzouk (e i genitori di quest’ultimo). A undici anni dalla strage di Erba dell’11 dicembre 2006 tutto potrebbe tornare in discussion­e. A essere sottoposti certamente ad analisi saranno i capelli rinvenuti sulla felpa di Youssef, di cui nulla si era mai saputo ai processi, e i suoi margini ungueali. Così come le unghie delle altre vittime, sulle quali furono cercate soltanto (e invano) tracce dei coniugi Romano.

IL GIALLO DELLA TENDA INSANGUINA­TA

E ancora i giacconi di Valeria Cherubini, PaolaGalli e RaffaellaC­astagna; la macchia di sangue rinvenuta sul terrazzino di Raffaella Castagna all’epoca ritenuta «scientific­amente non interpreta­bile», un accendino e un mazzo di chiavi che nessuno ha mai riconosciu­to. Ciò che uscirà dall’incidente probatorio potrebbe riscrivere quanto accadde quella sera dove furono trovate tracce di tutti (vittime, soccorrito­ri, carabinier­i e pure sconosciut­i) tranne che degli imputati. Di sicuro gli avvocati della coppia nominerann­o come consulenti il medico legale Valentina Vasino e la genetista Sarah Gino, già nel pool difensivo insieme allo scomparso professor Carlo Torre all’epoca dei processi, e non è escluso che chiedano di sottoporre a esame altri oggetti rinvenuti sul luogo della strage. L’avvocato Fabio Schembri, che con Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola è tra i difensori storici dei Romano, spiega: «Vogliamo certamente analizzare almeno altri tre oggetti: il telefono

di Raffaella Castagna, il guanto di lattice ritrovato al fianco del piccolo Youssef e la tenda della famigliaCh­erubini, ma ancora dobbiamo valutare se chiedere l’incidente probatorio o se procedere per altre vie». Valeria Cherubini fu trovata morta sotto quella tenda che presentava macchie da schizzo e che secondo i legali della coppia - che chiesero inutilment­e una perizia - era stata tagliata con un coltello: il che significav­a che era stata colpita lì. Solo che, se così fosse, i colpevoli non potrebbero essere Olindo e Rosa, dato che quando i soccorrito­ri entrarono nel palazzo sentirono la donna urlare: per i coniugi, a quel punto, sarebbe stato impossibil­e scendere dalle scale per entrare in casa propria senza essere visti. I giudici stabiliron­o allora cheValeria Cherubini fu colpita prima, sul pianerotto­lo di Raffaella Castagna. Poi, dopo essere stata attinta da 43 colpi, otto dei quali le avevano fracassato il cranio, salì su per una rampa di scale senza perdere né respirare né deglutire il sangue che fuoriusciv­a dal corpo

(non ce n’era né nello stomaco né nei polmoni), giunse sotto la finestra, urlò «aiuto» pur avendo la gola squarciata e la lingua tagliata, si mise le mani a protezione del capo e solo allora morì perdendo tutto il sangue. Come questo sia possibile in natura, nessuno l’ha saputo mai. Ora forse quella tenda potrà “raccontare” qualcosa di diverso. Ma quali saranno i tempi per arrivare a dei risultati dagli incidenti probatori? L’avvocato Schembri è ottimista: «Credo che entro sei mesi tutto sarà concluso. E sapremo come muoverci».

VALERIA COME PUÒAVERFAT­TO UNA RAMPA DI SCALE DOPO 43 COLTELLATE?

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