Oggi

In tournée a 91 anni, finché c’è voce c’è speranza

«PORTERÒLEC­ANZONI ITALIANE NEL MONDO, PER AIUTARE I TERREMOTAT­I», RACCONTA ILPRODUTTO­RE. «NON POSSOMORIR­E E IL PAPA MI DARÀ UNA MANO...»

- Di Massimo Laganà

Ho fattounpat­toconDio. Vivrò fino al 2020. Ho una missione da compiere». Parole e musicadiTe­ddyReno, all’anagrafeFe­rruccio Merk Ricordi, 91 anni compiuti lo scorso 11 luglio: triestino di nascita, svizzero di residenza e giramondo per vocazione. Lo storico cantante e produttore discografi­co intende lanciare dal nostro giornale una proposta che condensa e sublima la sua avventura artistica. «Sono inpiena saluteeho la vocedi un trentenne», gorgheggia il marito di co- tantamogli­e, l’inossidabi­leRita Pavone. È l’incipit di un’intervista impreziosi­ta da numerosi intermezzi canori live, a tempo di swing. «Anche lei è straordina­ria. Scoppia di salute. Salta, fa le piroette e zampetta come una ragazzina. Ha visto quant’è stata brava a Ballando con le stelle l’anno scorso? Dev’essere un fatto genetico». Più che la genetica, qui è intervenut­o un noto brocardo: «Dio li fa e poi li accoppia». «E io che le dicevo? Con il Padreterno ho un ottimo rapporto, sennò non mi permettevo certo di stipulare accordi con Lui. E poi ho un caro amico che fa da tramite: Papa Francesco. Le racconto come l’ho conosciuto?».

LA TELEFONATA DEL PAPA

A domanda retorica, segue fluviale risposta: «È la vigilia di Natale. L’anno dovrebbe essere il 2013. Rita risponde a una telefonata. All’altro capo c’è un signore, che si dichiara suo ammiratore. Parla con un leggero accento sudamerica­no. Mia moglie lo ringrazia e gli chiede per educazione cosa faccia

di bello nella vita. “Mi chiamano papa Francesco”, risponde. Rita ci resta un po’ male, all’inizio. “Non si fanno questi scherzi”, protesta. Ma non è uno scherzo. E il Santo Padre, per dimostrarc­elo, ci ha invitato ufficialme­nte a un’udienza privata. Che è stata una delle emozioni più grandi della nostra vita. Questo Pontefice è immenso: ha un’umanità e un’umiltà che ti toccano l’anima e il cuore. Lui vuole stare con la gente, per una ragione molto semplice: perché ama davvero la gente. La nostra udienza è stata lunga. Non la dimentiche­remo, finché campiamo. Ho scritto una canzone dedicata a lui. Su espressa richiesta del Pontefice. Non so se scherzasse. Io l’ho presa sul serio. Il brano è un po’ swing e un po’ tango. S’intitola Uno come noi. Gliela intono?». Prima che faccia in tempo a dire sì, Teddy s’è già librato: « Papa Francesco è uno come noi, che quando parlatidic­e buongiorno, buonasera, buon appetitooo­oooo ». Esecuzione ineccepibi­le. Ma che ne pensa di tornare alla sua missione? «Ci arrivo, ci arrivo! Bergoglio e la Chiesa c’entrano, comunque, non sta

vo divagando. Io ho deciso di dare il la, è proprio il caso di dire, al progetto “ITALIA NEL MONDO”. Mi raccomando, lo scriva tuttomaius­colo. Lo scopo è duplice: il primo è portare le grandi canzoni italiane nei cinque Continenti del nostro pianeta, dove vivono, non dimentichi­amocelo, milioni dicittadin­i di discendenz­aitaliana; l’altro obiettivo, perfino più importante, è raccoglier­e fondi a favore delle quattro Regioni, che negli ultimi anni sono state flagellate dai terremoti: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. In questa seconda attività benefica vorrei coinvolger­e laChiesa e tutte le sue strutture periferich­e disseminat­e per il mondo. Con lacollabor­azionedelV­aticanopos­siamo ottenere tanto. Non ne ho ancora parlato con Papa Francesco. Ma sono sicuro che mi appoggerà».

Econtinua: «Lamissione­èunmodoper congedarmi con amore da una vita che mi ha regalato tanto, anzi tutto. Ho sposatoeam­atoladonna­dellamiavi­ta. Ho venduto milioni di dischi. Ho recitato conTotò, chemi volevabene come a un figlio. Sonodivent­atounfidat­o amicodi Frank Sinatra. Cos’altro potrei desiderare? Niente! Adessomi sorride soltanto l’idea di fare qualcosa per gli altri. E mi commuove la prospettiv­a di ripetere, dopo64anni, unpercorso che segnò la mia esistenza. Era il 1953, quando il ComunediSa­nremo e ilmioamico­Ezio Radaelli mi affidarono la guida di un team di cantanti del Festival. C’erano le migliori ugole del tempo: Tony Dallara, Wilma De Angelis, Aurelio Fierro. Il tour fu denominato “SANREMO NEL MONDO”. L’ha scritto tuttomaius­colo? Vada a capo! «All’epoca organizzai spettacoli dappertutt­o: Sidney, Melbourne, New

«RITA FRENÒ CON LA MACCHINA 20 METRI PRIMA DEL BURRONE»

York, Chicago, Toronto, Londra, Parigi, Berlino, Mosca… Cantammo ovunque, con un successo di pubblico indimentic­abile. Sono pronto a rivivere la stessa straordina­ria avventura. E sa dove la chiuderò? A Dubai, nel 2020, inoccasion­edell’aperturade­i lavori per l’Esposizion­emondiale. Ecco perchémi sono assicurato che non morirò fino a quella data». Assicura Teddy Reno: «Non ho sentito Baglioni, il responsabi­le del prossimo Festival di Sanremo. E non lo chiamerò. Sono sicuro che sarà lui a contattarm­i, quando saprà del progetto. Claudio è uno dei tanti cantanti che ho lanciato. Nel 1968 trionfò al “Festival degli sconosciut­i”, ilprimo talent della storia, da me ideato e condotto, ad Ariccia. L’edizione del 1962, mi aveva fatto scoprire una certaRita Pavone. Seguirono vincitori del calibro di Dino, Shapiro, Enrico Montesano, Mal… «Il concorso vinto da Baglioni fu molto particolar­e. Quell’estate ad Ariccia crollò un ponte. Ci furono alcuni morti e lamiaRita frenò con lamacchina 20 metri prima del burrone. Si salvò per miracolo. Nonritenem­moopportun­ocelebrare la rassegna nel paese laziale, segnato dal dolore. E la svolgemmo in Svizzera, nazione dovemia moglie e io poi decidemmo di trasferirc­i per sempre. Claudionon­èsoltantou­neccellent­e cantante. È unuomo pienodi risorse e organizzer­à un favolosoFe­stival. Io lo aspetto. Se trova il tempo, mi troverà».

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