ROBERTABRUZZONELANCIALASFIDA Olindo e Rosa sono innocenti (e mi batto per dimostrarlo)
IL16GENNAIOLACORTED’APPELLODI BRESCIACONSEGNERÀAIPERITIALCUNIREPERTIMAI ANALIZZATI. «A 11 ANNI DALLA CARNEFICINA», DICE LA CONSULENTE, « AVREMO LA PROVA CHESULLASCENADELDELITTONONERANOPRESENTI LOROMAALTRI: I VERI ASSASSINI»
Strage di Erba. Quattro morti che reclamano giustizia. E anche due vivi. Roberta Bruzzone ne è certa: «Olindo e Rosa», dice la criminologa forense, «sono stati condannati all’ergastolo, ma non c’entrano. La storia della strage di Erba va riscritta a partire da loro. Un uomo e una donna innocenti, trascinati in una storia più grande di loro, frastornati fino a farli confessare e giudicati colpevoli in tutti i gradi di giudizio nonostante la ricostruzione della loro furia omicida non stia in piedi. Un’ingiustizia e il primo passo per cercare di cancellarla lo faremo a inizio 2018». Bruzzone, consulente della difesa, fa riferimento alla data del 16 gennaio quando la Corte d’Appello di Brescia nominerà i periti incaricati di esaminare alcuni reperti raccolti sulla scena del crimine e mai analizzati prima d’ora. Un accendino, unmazzo di chiavi, due mozziconi di sigaretta e alcune formazioni pilifere trovate sul pigiamino di Youssef, il bambino di due anni ucciso a coltellate con la mamma Raffaella Castagna, 30, la nonna Paola Galli, 60, e la vicina Valeria Cherubini, 55. Cosa vi aspettate dalla perizia? «Il primo auspicio è che i reperti siano in buono stato di conservazione, altrimenti potrebbero rivelarsi inservibili. Se, come speriamo, si tratta di materiale ancora valido, non danneggiato dall’incendio appiccato dagli assassini per cancellare ogni traccia, aspettiamoci pure il colpo di scena. La prova che al momento del delitto erano in casa persone estranee. Ovvero gli assassini». Basterebbe a scagionare Olindo e Rosa? «Non basterebbe, ma consegnerebbe alla difesa un argomento molto forte per chiedere la revisione del processo. Non dimentichiamo infatti che all’interno dell’appartamento dato alle fiamme dopo la carneficina,