BALLE SPAZIALI
È INIZIATA LA CAMPAGNA ELETTORALE. A SUON DI PROMESSE (CHE NON VERRANNO MANTENUTE)
Siete pronti? Nella nostra qualità di cittadini elettori stiamo per salire sull’ottovolante delle promesse elettorali. Avete le cinture ben allacciate? Sì, perché abbiamo davanti almeno quattromesi di balle spaziali, e bisogna essere preparati. Anzi, ci siamo già dentro, poiché la campagna elettorale è cominciata ufficialmente con le sparate dei campioni nazionali nella specialità detta «Fumo senza arrosto». In pole position, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Con il terzo tempo, Luigi Di Maio, deciso a superare entrambi a suon di fanfaronate. A seguire, tutti gli altri, fino all’ultimo entrato in pista: Pietro Grasso, che ci vorrebbe tutti «liberi e uguali» (insomma, come nel comunismo, ma senza il comunismo).
Ha cominciato Renzi, con le prime promesse: servizio civile obbligatorio per tutti, ragazzi e ragazze; gli 80 euro estesi alle famiglie con figli; un altro milione di posti di lavoro; report quindicinale sulle «schifezze che troviamo in Rete»: legge sul fine vita, meno tasse, più servizi… Il Ponte sullo Stretto l’aveva già evocato tempo fa, prima delle disastrose (per il Pd) elezioni in Sicilia. Berlusconi ha risposto con una gragnuola di impegni solenni: abrogazione del bollo auto, flat tax dai 12 mila euro in su, pensioni minime aumentate a 1.000 euro, «adeguamento del valore dell’euro anche per le altre pensioni» (qualunque cosa voglia dire), cure odontoiatriche e oculistiche per gli anziani, e per i loro animali domestici anche veterinari gratuiti ogni 15 giorni.
Esiamo solo all’inizio. Presto, vedrete, spunteranno l’abolizione delle tasse sulla casa, l’abbassamento dell’età pensionistica, la riduzione dei costi della politica e del numero dei parlamentari, gli investimenti nell’edilizia scolastica, gli asili nido gratis, la lotta senza quartiere all’evasione fiscale… Come dite? Cose che avete già sentito? Tormentoni mai diventati realtà? Uffa, ma quanto siete pignoli… L’importante è far sognare. Fondamentale è la «narrazione». E del resto i grandi campioni di «Promesse non mantenute» sono storicamente in buona compagnia. Ricordate? Romano Prodi avrebbe trasformato il Sud «nella nostra Florida», Giorgio Napolitanomai e poi mai avrebbe accettato «di essere rieletto», Gianni Alemanno avrebbe fatto «espellere da Roma 20 mila Rom», Umberto Bossi aveva garantito la secessione, Walter Veltroni doveva andare in Africa… Sarà forse colpa nostra: noi che ogni volta dobbiamo aver capitomale. E non solo sugli impegni presi dai nostri rappresentati, ma addirittura sulle faccende che davamo per fatte. Per esempio, avevamo votato in un referendum per l’abolizione del ministero dell’Agricoltura, ma è bastato cambiargli nome e, zac, ecco a voi il ministero delle Politiche agricole. Le Province? Soppresse, eliminate, annullate. Anzi no, adesso si chiamano Aree metropolitane.
Ah, ma i Cinque Stelle? Be’, i grillini di promesse non mantenute ne possono vantare poche per la semplice ragione che non hanno ancora avuto occasione di non mantenerle. Ma nelle amministrazioni comunali si stanno alacremente portando avanti, dal termovalorizzatore di Pizzarotti a Parma (quando era grillino disse: «Col fischio che faremo l’inceneritore») ai disastri della Raggi a Roma. Per il resto, i dissidenti non le mandano a dire. Trasparenza? Streaming? Democrazia diretta? Uno vale uno? Indagati fuori dalle istituzioni? Come cantava Mina: parole, parole, parole… La realtà è che decidono in pochissimi, sulla base di una piattaforma Web gestita da un’azienda privata fondata da un signore, scomparso l’anno scorso, che profetizzava nientemeno che «un governomondiale» da proclamarsi il 14 agosto 2054. Più modestamente, Di Maio punta al governo nazionale, promettendo l’immediato reddito di cittadinanza, che costerebbe 17 miliardi da reperire non si sa bene dove.
Tutto questo è populismo, demagogia? Macché. In realtà io sono ammirato da tanto professionismo. In fondo, i nostri bravi politici sono tutti emuli di un tizio che, un paio di secoli fa, aveva sintetizzato la principale norma di comportamento del perfetto voltagabbana, e con discreti risultati personali: «Se vuoi avere successo a questomondo, prometti tutto e nonmantenere nulla». Firmato: Napoleone Bonaparte. (Certo, poi lo mandarono in esilio su un’isoletta inmezzo all’Oceano Atlantico, ma questa è un’altra storia).