Il vu cumprà dei vip Chi è l’ambulante di lusso
SI CHIAMA BUBA, VIENEDALSENEGALEOFFRELASUAMERCENELLEVIEDELLAMODA. ALUIGIBERLUSCONIHASTRAPPATOUNASUPERMANCIAECONMORATTIPARLADI CALCIO
Street style perfetto, capelli intrecciati in dread lock raccolti in un cappello colorato, fisico asciutto, abiti curati, modi gentili. Non è l’ ultimo model lodi Dolce e Gabbana, ma non siamo lontani. Perché quello che abbiamo descritto è Buba, ragazzo senegalese che vende braccialetti e collane nel quadrilatero della moda. Perché ci occupiamo di lui, vi chiederete. È stato inevitabile: damesi, ogni volta che arrivano in redazione foto di un vip tra via Montenapoleone e via della Spiga, c’è anche Buba e il personaggio compra un braccialetto da lui per svariate decine di euro. I paparazzi che stazionano in zona lo considerano una specie di mito: «Riesce a farsi dare un sacco di soldi. Una volta, l’autista di Luigi Berlusconi gli ha allungato cinque euro, lui ha fatto uno sguardo deluso, poi ha sorriso a Luigi e quello gliene ha subito aggiunti altri 50», racconta uno di loro. Buba bazzica da queste parti nel primo pomeriggio e, a onor del vero, non ferma solo i vip. «Io fermo tutti quelli che hanno un cuore grande, sono i paparazzi che mi fotografano solo con i famosi. Ma io preferisco i “meno”, perché i “meno” sono persone di Dio», dice, vincendo lo stupore per il nostro interesse. In via Montenapoleone però capita di frequente che quelli col cuore grande abbiano anche portafogli ricchi: «Ma
a me non interessa. Noto di più se si fanno abbracciare. Chi si fa abbracciare lo fa perché pensa che siamo tutti uguali, e perme sentirmi accolto è più importante dei soldi», dice Buba sfoderando uno sguardo sornione. Foto alla mano, il cuore grande finora Buba l’ha individuato in Mario Balotelli, Luigi Berlusconi, Luca Zingaretti, Mariana Rodriguez, obiettiamo. «Anche il presidente Moratti e la sua famiglia vengono spesso: sono delle bellissime persone e con lui parlo sempre di calcio», risponde. Proviamo a chiedergli qualcosa in più su di lui, ma è diffidente, si limita a dire che è in Italia da 11 anni e che ha un gruppo musicale. «Posso chiamarti quando facciamo un concerto e ci metti sul giornale?», chiede. Prima di insistere per offrire lui i due caffè che abbiamo appena bevuto in un bar di viaMontenapoleone: «Mi vuoi offendere? Sei una signora, offro io». L’ultimo dei cavalieri.