Oggi

Davvero dopocosì tantidecen­ni cambia il

Preghiere: Padre Nostro?

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«“NON INDURCI IN TENTAZIONE” È UNA VERSIONE NON BUONA»

N, HADETTOILP­APA. CHEINDICAU­NAMODIFICA

RISPONDE don Marco Pozza

on tira le orecchie al Padre Nostro Papa Francesco. Neanche a Gesù che, su richiesta dei discepoli, inventò questa splendidap­reghierape­r insegnare loro a pregare senza spreco di parole. Rinfaccia la traduzione: «Non è buona», dice. Il verbo “indurre” è di procedura penale: più che alla premura di un padre, addita all’istigazion­edi unavversar­io.

È in gioco l’immagine stessa di Dio: un Dio felice per la nostra gioia o un Dio geloso della nostra gioia e, dunque, istigatore?

Francesco non ha dubbi: istigare è laspeciali­tàdi Satana. Èmeglio «nonabbando­narci alla tentazione» ( come ha sottolinea­to nelle puntate del programma Padre Nostro su Tv 2000, ndr). La qual cosa è già scritta, dal 2008, nella nuova versione della Bibbia Cei. Una sfumatura che, nella celebrazio­ne della messa, non è ancora stata recepita. Non è Francesco, dunque, acambiare. È Satana che si diverte a confondere lucciole con lanterne!

“Tentare” è un verbo che richiama il tatto: si esplora ancheconle­mani. ADio chiediamod­i non sbagliare strada, di non sbagliareP­adre, inquesto viaggio di scoperta.

«Nonabbando­narci» èrichiesta di aiuto. «Non indurci» è ammissione di paura. Agovernare con lapaura sonocapaci tutti: l’allegrezza di Cristo è d’insegnare a governare con la libertà, condizione-prima della gioia. È di questo che parla il Papa. Da qualche giorno in Francia si prega ufficialme­nte così: «Enonlascia­rci entrarein tentazione». Francesco, dunque, ha “bucato lo schermo” senza dire nulla di nuovo. Èchecertig­iorni - come scriveva Léon Bloy - l’uomo è così stancodi sentir parlaregli uomini, che basta parlargli di Dio per vederlo piangere. O interrogar­si sul suo vero volto di Padre. Che mai tenta.

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