PROTESTATE SEMPRE CONTRO CHI SOTTOVALUTA IL DOLORE
Cara Michelle, secondo un’indagine Ipsos un italiano su sei pensa che la donna che subisce violenza se la sia “andata a cercare”. Nonostante tutta la sensibilizzazione in corso, le persone la pensano ancora così. Cos’altro si può fare? Antonia dall’indagine a cui fai riferimento sono emersi anche altri dati sconcertanti, che rispecchiano una serie di orribili luoghi comuni:
se tradisci il marito, è normale che lui diventi violento; se ti vesti in un certomodo, è normale che tu vengamolestata;
se un uomo ti ama molto, è normale che ogni tanto ti tiri uno schiaffone; se non denunci immediatamente una violenza, è normale che la gente ti critichi per non averlo fatto subito, eccetera. Tutto questo rappresenta la punta di un gigantesco iceberg fatto di gente che ritiene accettabili le battute a sfondo sessuale, convinta che non c’è da scandalizzarsi davanti alle avance fisiche («in fondo», sostengono, «basta dire di no... di questo passo si perderà il piacere di esserecorteggiateedi corteggiare»). In genere, queste persone sono le stesse che
non colgono la differenza sostanziale tra un corteggiatore appassionato e uno stalker.
Non tutti gli italiani sono così intransigenti e superficiali (il 77% degli intervistati crede infatti che ci voglia una legge contro la discriminazione sessuale e ben l’85 % è consapevole dellanecessitàdi programmi di sensibilizzazione nelle scuole), ma di certo tantissima gente vede nella violenza sulle donne la “risposta” a una “provocazione”; e
non sono soltanto gli uomini a pensarla in questo modo, ma anche tante donne.
Questo mi fa davveromolta impressione, quale che sia l’età delle donne in questione: se sono anziane perché - anche se è vero che con l’età, a volte, si tende a diventare più rigidi - da loro mi aspetterei saggezza, o quantomeno una certa conoscenza del mondo e dell’animo umano; se sono giovani perché l’inesperienza e l’immaturità non sono una buona scusa per trinciaregiudizi o peresserecinici. Nonè accettabile, specie di fronte alle cifre spaventose dei femminicidi. Cosa possiamo fare, oltre a portare avanti le attività di sensibilizzazione - soprattutto nelle scuole e comunque tra i più giovani? Voglio dirti innanzitutto cosa tutti noi, nel nostro piccolo, non dobbiamo fare: non scoraggiarci, non arrenderci, e
protestare tutte le volte che qualcuno in nostra presenza si permette di essere condiscendente, arrogante o sentenzioso di fronte a una donna che ha subìto violenza.