GIORGIO DELL’ARTI
Donald Trump ha riconosciuto ufficialmente Gerusalemme capitale di Israele, decidendo di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Una scelta che ha sollevato un putiferio internazionale. Anche il Papa è intervenuto per invitarlo a lasciare le cose come stanno.
E gli altri perché sono contrari?
Checché ne dica il premier israeliano Benjamin Netanyahu («Riconoscere Gerusalemme capitale di Israele è un passo verso la pace»), una scelta del genere pregiudica il processo di riconciliazione con la Palestina. A poche ore dalla dichiarazione di Trump, sono scoppiate le rivolte arabe, con morti e feriti e Israele ha ricominciato a lanciare bombe su Gaza. E poi ci sono i vari interessi geopolitici.
Per esempio?
C’è l’Arabia Saudita che appoggia Trump perché il suo nemico principale è l’Iran sciita, lo stesso nemico di Netanyahu. Di tutt’altro avviso la Russia che, insieme l’Iran, sta cercando di chiudere la partita siriana e che ora sta cercando nuovi alleati, a cominciare dall’Egitto e della Turchia. Putin in questi giorni ha incontrato Al-Sisi ed Erdogan per parlare della questione siriana ma soprattutto per creare un nuovo asse contro Trump. Erdogan è stato chiaro: «Gli Stati Uniti sono diventati partner dello spargimento di sangue».
E l’Europa in tutto questo?
Non ha nessuna intenzione di seguire Trump. Federica Mogherini è stata chiara: «L’unica soluzione realistica è basata su due Stati, con Gerusalemme capitale sia dello Stato di Israele sia dello Stato palestinese».
Com’è divisa la città?
Gli arabi a Est e gli israeliani a Ovest, anche se, dopo la guerra dei Sei giorni del 1967, Israele ha occupato e annesso anche la parte Est della città, contro il parere di quasi tutto il resto del mondo. A complicare la situazione, il fatto che nella zona araba si trovano i luoghi sacri delle tre principali religioni monoteiste, la Spianata delle moschee per i musulmani, il Muro del Pianto per gli ebrei, la via Dolorosa per i cristiani.