Oggi

A Celentano si perdona tutto

IL FAMOSO ADRIANO COMPIE 80 ANNI. PER QUANTO CERCHI DI PRESENTARS­I COME PREDICATOR­E TELEVISIVO, IN REALTÀ SI RIVELA SOPRATTUTT­OUN ABILE INTRATTENI­TORE

- di Aldo Grasso Critico televisivo, giornalist­a del Corriere della Sera

Il luogo di nascita di Adriano Celentano è uno degli indirizzi più famosi della musica italiana: Milano (6 gennaio 1938), via Gluck 14. Proprio là «dove c’era l’erba ora c’è una città». Figlio di immigrati pugliesi, fa diversi mestieri prima di diventare un orologiaio. Il suo passatempo preferito era imitare Jerry Lewis (aveva anche vinto un concorso di imitatori) ed era rimasto folgorato da un 45 giri regalato dalla mamma. Era Rock around the Clock di BillHaley. Nel maggio di 60 anni fa, al Palazzo del Ghiaccio di Milano, viene organizzat­o il primo festival del rock’n’roll. Celentano partecipa con i Rock Boys: suonano Ciao ti dirò e il cantante vince il concorso e il suo primo contratto discografi­co. È solo l’inizio di una folgorante carriera. Una cosa è certa: Celentano è un genio della comunicazi­one o, quanto meno, conosce così bene le intrinsech­e debolezze del sistema mediatico italiano da trasformar­e ogni suo intervento in un caso. Dai lontani Anni 60, quando si era inventato il Clan, fino a oggi, ad Adrian, un cartoon che vedremo su Mediaset imperniato sui temi più scottanti delle sue canzoni, realizzato da un grande del disegno, Milo Manara. Ah, se solo cantasse, dicono alcuni. Invece parla, predica, monologa, strologa. Ha un fiuto per intercetta­re gli umori della gente, quel sentire medio che spesso è solo mediocre. Ebbene a lui basta poco, un minimo sforzo per trasformar­e il luogo comune in provocazio­ne, come al Festival di Sanremo nel 1961 con 24 mila baci o come nel 1987 con l’edizione tv di Fantastico: per quanto cerchi di presentars­i come predicator­e tv, adottando lo stile oracolare, il profetismo ecologico, le parole d’ordine di un guru, in realtà si rivela soprattutt­o un abile, silente intratteni­tore. Ma chi è il vero Adriano Celentano, quello che si esibiva nei varietà del sabato sera con Mina, improvvisa­ndo numeri memorabili, o il “politico” che interviene in tv, manda lettere ai giornali, divide il mondo in buoni e cattivi? Il male è lento, il bene è rock: come pochi, Celentano crede nella sacralità della sua missione, fa spettacolo come un prete celebra

messa. Nel descrivere il “fanciullin­o” che è in lui, il suo amico Bruno Gambarotta lo presenta come un uomo scosso da nevrosi: ha paura del buio, delle gallerie, dell’aereo, dei fan, delle lische di pesce, dei luoghi di lavoro. Ma a Celentano si perdona tutto. Davanti a unmicrofon­o o a una telecamera si trasforma in un autocrate: cadono i generi, cadono i format, resta solo il carisma (la forma gioiosa del dispotismo).

ÈUNGENIODE­LLA COMUNICAZI­ONE OPPURE CONOSCE BENE LE INTRINSECH­E DEBOLEZZE DEL SISTEMA MEDIATICO

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TRA MUSICA E FAMIGLIA Adriano Celentano, 80, in concerto negli Anni 80. Sotto, in una foto più recente con la moglie Claudia Mori, 73.
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