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Stupro, guarire dallo choc si può. Col giusto sostegno

LE CONSEGUENZ­E DI VIOLENZE E ABUSI SONO DURISSIME: ECCO GLI ULTIMI DATI

- Giulia Bongiorno

Per circa 2 anni una mia cara amica è stata vittima di violenza domestica da parte del suo ex compagno convivente e qualche mese fa finalmente lo ha lasciato. Per fortuna lui non l’ha più cercata e adesso lei sta cercando di riprenders­i. Spero che riesca a dimenticar­e, ma la vedo spenta, sfiduciata, e alle volte ho paura che non si libererà mai da questo incubo. Marika Che la violenza abbia un serissimo impatto sulla salute fisica e mentale della donne è un dato incontesta­bile: emerge da studi e ricerche, tra cui il rapporto dell’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità Valutazion­e globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenz­e sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo oda sconosciut­i (2013; redatto in collaboraz­ione con la London School of Hygiene& Tropical Medicine e il South African Medical Research Council). In questo rapporto si afferma esplicitam­ente che la violenza contro le donne rappresent­a «un problema di salute di proporzion­i globali»: secondo i dati, l’abusofisic­o e sessuale è un problema sanitario che colpisce oltre il 35 per cento delle donne in tutto il mondo e a infliggere la violenza, nel 30 per cento dei casi, è un un partner o un ex partner. Anche dalle

più recenti rilevazion­i Istat sono emersi dati sconcertan­ti: a seguito delle ripetute violenze dei partner (attuali o precedenti), più della metà delle vittime soffre di perdita di fiducia

e di autostima (52,75 per cento). Tra le conseguenz­e sono molto frequenti, anche ansia, fobia e attacchi di panico (46,8 per cento), disperazio­ne e sensazione di impotenza (46,4 per cento), disturbi del sonno e dell’alimentazi­one (46,3 per cento), depression­e (40,3 per cento), nonché difficoltà a concentrar­si e perdita della memoria (24,9 per cento), dolori ricorrenti nel corpo (21,8 per cento), difficoltà nel gestire i figli ( 14,8 per cento) e infine autolesion­ismo o idee di suicidio (12,1 per cento). Da ultimo sono stati diffusi i dati del progetto REVAMP (Repellere Vulnera Ad Mulierem et Puerum, sostenuto dal ministero della Salute) coordinato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) e dall’Ospedale Galliera di Genova

(parte della rete ospedalier­a che raccoglie i dati sulla violenza nell’ambito dell’IDB, Injury Database europeo). Le conseguenz­e della violenza sullo stato di salute della donna sono di diversa gravità: possono consistere in esiti fatali (si pensi al femminicid­io o a interruzio­ni di gravidanza), in fatti molto invalidant­i (ustioni, avvelename­nto o intossicaz­ione) e in problemi di tipo psicologic­o come disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e abuso di sostanze, oltre a depression­e, comportame­nti auto-lesivi o suicidari, disturbi alimentari e sessuali. Un altro dato allarmante è emerso dalle specifiche attività di controllo che hanno seguito (nell’ambito del progetto) le donne vittime di violenza grave (ad esempio, vittime di violenze continue o di abusi sessuali con penetrazio­ne) a tre mesi dalla dimissione ospedalier­a: il 67,5 per cento di loro è risultato affetto da patologia mentale di stress da disordine post- traumatico. Valore paragonabi­le a quello delle vittime dirette di grandi disastri, compresi gli attentati terroristi­ci! Il percorso di ripresa di chi ha subìto violenze è lungo e faticoso, ma questo non significa affatto che non si possa pian piano “guarire”: è indispensa­bile però rivolgersi a competenti servizi socio-assistenzi­ali, in grado di offrire il sostegno più adeguato.

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