Oggi

Marina Ripa di Me ana Fino all’ ultimo ha pensato a glia micie al suo Carlo

DAL BACIO PATERNO DI UMBERTO VERONESI, ALL’ INIZIO DELLA BATTAGLIA CONTRO IL CANCRO, ALLA BEFFA DEL MARITO CHE SENTE LA NOTIZIA ALLA TV. UN COMMOVENTE RITRATTO INEDITO

- di G. G. Raugei

Bellissima, in quell’abito nero con maniche a raglan che lei stessa aveva disegnato per l’entrée al Festival di Venezia 2010, ora scelto per l’ultimo viaggio. Poi, un cappellino con veletta e neanche un filo di trucco. Marina se n’è andata esattament­e come ha voluto e deciso, da gran dama quale era. Lucida, consapevol­e, guerriera fino all’ultimo. «Il male», ha detto ai suoi cari, «ha infine conquistat­o tutto il mio corpo, ma non ha scalfito la mia dignità». Il destino le ha voluto però giocare l’ultimo atroce scherzo. Nei giorni finali di insopporta­bile dolore, il suo pensiero è sempre stato per l’amato marito Carlo Ripa di Meana. Lui, molto malato da tempo, chiuso nel suo mondo che ha i confini di una camera con bagno ricavata nel grande appartamen­to romano in zona Cola di Rienzo, non doveva assolutame­nte sapere, non doveva essere turbato e scosso da tanta sofferenza. Per questo lei avrebbe voluto ricoverars­i in un hospice per malati terminali. Sono state fatte delle telefonate. Non c’era un posto libero e il tempo stringeva. Così la figlia Lucrezia l’ha infine convinta a rimanere a casa, nel suo letto, tra le sue amate cose. E così è successo che Carlo ha saputo... dalla tv.

ATMOSFERA OVATTATA

Marina è morta a pochi metri di distanza, in un’atmosfera ovattata costruita minuziosam­ente perché lui non si accorgesse di nulla e fosse poi informato col dovuto tatto e garbo. Invece Carlo ha acceso il televisore e un telegiorna­le gli ha sparato in faccia la notizia come un calcio di mulo. Il decorso della malattia contro cui Marina combatteva da ben 16 anni è stato rapido e violentiss­imo. A ottobre scorso c’era stato l’ultimo viaggio della speranza, a Parigi, al

celebre istituto dei tumori Gustave Roussy. Dottori di fama avevano sfogliato quasi con distacco i fogli della sua cartella clinica. «Mi hanno fatto pagare 500 euro solo per dirmi che dovevo continuare coi protocolli terapeutic­i che già stavo seguendo», si è lamentata Marina con gli amici. Ma quelle cure, un cocktail di farmaci immunotera­pici, non funzionava­no più. Anzi, non hanno mai funzionato.

PAOLA L’HAGUIDATA

Marina scoprì per caso la sua malattia. Sua sorella minore, a cui poi dedicò il libro Cara Paola, sorella mia, morì nel giorno di Natale del 2001, appena un mese dopo la scoperta di un tumore al pancreas. Così lei, distrutta dal dolore e terrorizza­ta, sentì il bisogno di fare un check-up. La risonanza magnetica di fegato, pancreas, stomaco, intestino, non mostrò nulla di anomalo. Fu la sua amica, dottoressa Maria Salomone, a chiedere che, per scrupolo, fossero scansionat­i anche i reni. E lì comparve un nodulo sospetto, completame­nte asintomati­co. «È stata mia sorella a salvarmi», spiegò poi Marina, «man- dandomi un messaggio dall’aldilà: curati finché sei in tempo!». Ma l’inizio non fu così facile. Marina non sopportava l’idea del calvario che stava per iniziare e pensò al suicidio. «Giravo come una zombie per Roma», raccontò, «e progettai di buttarmi nel Tevere». Poi arrivò invece una telefonata del professor Umberto Veronesi: «DaiMarina, facciamo un’operazione, cosa vuoi che sia». E Marina si operò a Milano, facendosi asportare il rene malato. E il giorno dopo era già in piedi con in mano la sacchetta per il drenaggio dei liquidi, pimpante e battaglier­a come sempre, pronta a rilasciare interviste. Non rivelò mai però un tenero particolar­e: quando si stava svegliando dall’anestesia, scoprì il professor Veronesi che le sfiorava le labbra con le sue labbra. Un bacio d’affetto, come di grandissim­o affetto fu il rapporto che poi ne scaturì, più di padre e figlia che di medico e paziente. Per tanti anni Veronesi è riuscito a tenere a bada il tumore. Marina si sottoponev­a a intervalli regolari ad accurati controlli e appena si manifestav­a qualchemin­imo nodulo sospetto, roba nell’ordine di un millimetro o poco più, veniva eliminato con precise sedute di radioterap­ia. Tutto è andato bene fino al novembre 2016, quando il professor Veronesi è morto. Marina ha perso il suo mentore e la malattia, che certo avrebbe comunque compiuto il suo destino, ha cominciato a galoppare. Fu sottoposta a due diversi cicli di immunotera­pici che le provocaron­o una grave reazione allergica che volle far vedere a tutti in tv a Pomeriggio 5 di Barbara d’Urso. «Pensavo di rimanere sfigurata per sempre», disse, «e ho voluto mostrarmi in pubblico nel momento peggiore, per vincere la tentazione di chiudermi in casa se per caso non fossi mai più tornata come prima».

SOGNAVA IL BISNIPOTIN­O

Il tumore progrediva inesorabil­mente, ma fino alle ultime feste natalizie le ha concesso una tregua. Il 23 dicembre, nel tradiziona­le incontro con gli amici più cari, ha regalato a tutti la tradiziona­le bottiglia di olio buono fatto con le olive della tenuta in Umbria, accompagna­ta da un biglietto di auguri: «da Carlo e Marina che a marzo saranno bisnonni». Marina sapeva di essere arrivata all’ultima tappa del suo viaggio, ma confidava di poter tirare avanti ancora un po’, almeno di poter abbracciar­e il maschietto che sta per avere sua nipote Vittoria Malagò. La sera della vigilia, ha organizzat­o la tradiziona­le cena per gli amici single, Jas Gawronski, Giampiero Mughini e altri; spaghetti alla bottarga, che tanto piacciono a Carlo, ostriche e tartine al caviale. Il giorno di Natale, tradiziona­le pranzo in famiglia. A Santo Stefano, Marina ha cominciato a sentirsi stanca, spossata. Le riusciva difficile compiere gesti banali, alzarsi dal divano, fare pochi passi. Mesi prima aveva sofferto di un malessere simile, ma si era subito rimessa in forma. Questa volta, Marina ha capito che non si sarebbe più ripresa e ha cominciato a meditare su una rapida uscita di scena senza ulterio--

ri, inutili sofferenze: «Ho pensato al suicidio assistito in Svizzera, ma ho scoperto che esiste la via italiana per finire serenament­e la propria esistenza: affidarsi alla sedazione profonda». Lucrezia Lante della Rovere non era d’accordo, un figlio non può mai accettare che la propria madre fissi un appuntamen­to con la morte e vorrebbe tenerla ancora un ultimo minuto con sé. Ma poi si è rassegnata alla volontà della madre anche se non ha per nulla digerito l’immediata messa in onda del videotesta­mento girato daMarina, che avrebbe dovuto forse rimanere una documentaz­ione a uso interno del Partito radicale.

LE UOVA STRAPAZZAT­E

Il giorno prima di morire, Marina ha voluto mangiare due uova strapazzat­e; poi una lunga seduta con la psicologa che ha verificato le sue motivazion­i e le sue volontà; quindi l’atto finale. AddioMarin­a Ripa di Meana, la donna che inventò se stessa. Non sapeva ballare, cantare o dipingere, ma, come dissero i suoi amici Alberto Moravia e Goffredo Parise, aveva l’anima dell’artista e ha vissuto la sua vita come un’opera d’arte, anche se non comprensib­ile a tutti. Secondo le sue volontà, sarà cremata e le sue ceneri sparse alla brezza del Monte Argentario, dove sono sepolti i suoi genitori.

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 ??  ?? CON LA VEDOVA COSCIONI A sinistra, un ritratto di Marina Ripa diMeana allo specchio di un camerino televisivo. Ospite di molte trasmissio­ni, negli Anni 90 condusse il programma Casa vip su rete Cinquestel­le. Sopra, Marina con Maria Antonietta Farina,...
CON LA VEDOVA COSCIONI A sinistra, un ritratto di Marina Ripa diMeana allo specchio di un camerino televisivo. Ospite di molte trasmissio­ni, negli Anni 90 condusse il programma Casa vip su rete Cinquestel­le. Sopra, Marina con Maria Antonietta Farina,...
 ??  ?? SI VESTIVA PER STUPIRE A sinistra, un’elegantiss­ima Marina Ripa diMeana al Festival di Venezia 2010: l’abito nero che indossa è lo stesso con il quale ha scelto di essere cremata. Più a sinistra, Marina negli Anni 70, con un abito in stile hippy...
SI VESTIVA PER STUPIRE A sinistra, un’elegantiss­ima Marina Ripa diMeana al Festival di Venezia 2010: l’abito nero che indossa è lo stesso con il quale ha scelto di essere cremata. Più a sinistra, Marina negli Anni 70, con un abito in stile hippy...
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 ??  ?? CON IL MARITO Marina Ripa di Meana col marito Carlo, 88, sposato in seconde nozze nel 1982.
CON IL MARITO Marina Ripa di Meana col marito Carlo, 88, sposato in seconde nozze nel 1982.

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