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I NOSTRI CADUTI E LA SALMADEL RE

Caro direttore, io non ho mai conosciuto il mio babbo, come lui non mi ha mai visto, perché dopo la sua partenza per il fronte, nel 1943, dopo avermi messo al mondo, non è più tornato. La sua vita è finita morendo di fame in un lager tedesco il 1° maggio 1945, a guerra conclusa. Ho fatto ricerche, e una volta trovato il cimitero dove erano stati traslati i suoi resti, non mi è stato possibile riportarlo in Patria, perché era proibito da una legge dello Stato italiano. Ecco quanto ha scritto su Facebook mia figlia Michela, facendo un paragone tra i nostri caduti sepolti all’estero e il bel rientro con volo di Stato di chi aveva già una sepoltura decorosa: «Mio nonno è sepolto a Ojendorf (Amburgo) insieme a 5.849 italiani. Fino al 1999 la legge proibiva il rientro delle salme, ma ora è possibile a totale carico della famiglia richiedent­e (dai 1.200 ai 2.000 euro). Le modalità del rimpatrio sono disgustose. La cassetta con i resti del caduto viene lasciata nelle mensole del magazzino dell’aeroporto insieme con valigie e oggetti, altrimenti arriva a casa col corriere come fosse un pacco di Zalando. Se permettete quindi ho una rabbia che mi sale dal profondo. La salma di Vittorio Emanuele III è tornata in Italia con un volo dell’Aeronautic­a militare, quindi di Stato. Il presidente del Senato ha detto che “un Paese maturo e democratic­o deve saper fare i conti con il proprio passato”. Io penso che così però i conti non tornano. Mi sento offesa». Pierino Monaldi, figlio di Giuseppe, sepolto al reparto 3 della fila Z alla tomba 33

Caro Pierino, (e cara Michela), certe ferite non potranno mai rimarginar­si. Ecco quanto mi scrive un altro lettore, che la pensa in maniera diametralm­ente opposta. Caro direttore, vorrei replicare a quanti manifestan­o risentimen­to, non tanto alla richiesta tumulazion­e di Vittorio Emanuele III al Pantheon ma addirittur­a al suo rientro in Italia. L’Italia non nasce dal referendum, vinto di misura dalla repubblica. Dopo gli eventi bellici rinasce comunque grande perché tale si riconosce ancora nell’alto valore dei principi e delle istituzion­i di cui la stirpe dei reali fondatori l’aveva dotata. Luigi Lippolis Martucci

CRITICO DON MAZZI

Caro direttore, stimo don Mazzi per il suo impegno sociale ma la sua intervista, sul n. 54, non mi ha convinto. La sua comprensio­ne verso assassini e scellerati vari perché cresciuti in ambienti anaffettiv­i, carichi di rabbia ecc., non favorisce quel percorso di conversion­e e presa di coscienza dei valori, il solo capace di riscattarc­i davanti al Padre Celeste. Che poi il Padreterno possa concedere a tutti una seconda opportunit­à appartiene alla logica delle cose e alla nostra sconfinata fiducia in un Padre misericord­ioso, ma l’eventualit­à non è contemplat­a nelle Sacre Scritture. Iginio Feletti

Caro Iginio, don Mazzi parla di perdonare, non di comprender­e o giustifica­re. Io la penso come lei: certi delitti non meritano perdono. Ma occorre riflettere anche sul fatto che questa parola, perdono, è quasi scomparsa dal vocabolari­o...

DA CHE PARTE STA?

Caro direttore, a proposito della risposta che ha dato a una lettrice dipendente-casalinga sul numero 1 (stipendio alle casalinghe) mi ha fatto arrabbiare che lei abbia citato il reddito di cittadinan­za (M5S ) e il reddito di dignità (Forza Italia) e non il reddito di inclusione (Pd). È chiaro il suo pensiero politico. Mi sembra un modo per indirizzar­e il pensiero (voto) come dice lei sul meno peggio. Ma è lecito dire che chi ci ha creato alcuni problemi adesso promette soluzioni per una vita reale che non ha mai vissuto e mai vivrà. Chi è il meno peggio?

Demetrio, Treviso

Caro direttore, nelle sue “intelligen­ti” risposte alle domande dei lettori lei è il difensore degli immigrati che noi manteniamo a fare niente in Italia. Ci vuol poco a capire da che parte sta! Auguri per il 4 marzo 2018...

Filippo Zanardi, Parma

Cari Demetrio e Filippo, mi fa sempre un po’ sorridere, senza offesa, chi pretende di collocarmi politicame­nte di qua o di là, o in mezzo. Evidenteme­nte sapete di me cose che io stesso non so! Liberi di non credermi, comunque, ma cerco di pensare, e magari di sbagliare, solo con la mia testa.

RISPONDE TEX

Caro direttore, Alce Nero sarà santo? Risponde Tex Willer (sul n. 1). Bravi, figli del demonio! Carlo, Milano

Caro Carlo, ogni tanto vorrei una bistecca alta tre dita e una montagna di patatine fritte. Ma il colesterol­o, purtroppo...

 ??  ?? Don Antonio Mazzi, 88: «Perdonare mi viene naturale». Tex Willer, creato da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948.
Don Antonio Mazzi, 88: «Perdonare mi viene naturale». Tex Willer, creato da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948.
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