Oggi

Enzo Miccio «Per le nozze perfette bisogna essere rompiscato­le come me»

«SONO PIGNOLO IN MODO ESAGERATO, ANCHE SE NON STRAPAZZO PIÙ I COLLABORAT­ORI COME UNA VOLTA », DICE IL F AMOS OW ED DINGP LAN NE R, CHE ORGANIZZER­À ANCHE ILMATRIMON­IO DI DANIELE BOSSARI E FILIPPA LAGERBÄCK

- di S. Donadio

Enzo Miccio, visto da vicino, è un uomo molto distante dal facile cliché del personaggi­o televisivo che da anni sembra essersi cucito addosso per diventare quello che oggi è: un vero e proprio brand di successo. Il più noto dei wedding planner, infatti, da anni conduce su Real Time Ma come ti vesti? e altre trasmissio­ni come esperto di moda e immagine, e ha partecipat­o fra l’altro nel 2014 allo show Ballando con le stelle. È lui per primo a riconoscer­lo. «È la tv, bellezza!», verrebbe quasi da urlargli in faccia. Perché è davvero un peccato che il mondo di Enzo possa ingiustame­nte essere in qualche maniera sminuito, passare in secondo piano, a dispetto di tantametic­olosità, impegno, abnegazion­e. C’è persino del filosofico nel modo in cui lui lavora, una vera e propria Weltanscha­uung: è una visione assoluta, piena di gusto, garbo, di quella che dovrebbe essere percepita come bellezza e armonia. In senso lato. Miccio corrispond­e a Enzo? «Non del tutto, c’èmolta sostanza dietro a quel “ma come ti vesti”, vorrei si sapesse. A 46 anni è inevitabil­e porsi delle domande. Ogni scelta che faccio è ben ponderata e piena di senso della responsabi­lità perché da me dipendono tante famiglie: devo necessaria­mente fare la scelta giusta, sapendo che non posso più sbagliare. Quando ho iniziato a fare questomest­iere avevo 20 anni in meno, e forse un filo più di incoscienz­a. Potevo inciampare, senza che ci fossero conseguenz­e. Ora è diverso».

Non deve essere sempliciss­imo lavorare con lei. «Non lo è. Sono estenuante nellamia pignoleria, lo so. Ma non sono più quello di una volta in cui urlavo al primo errore di un mio collaborat­ore, non ho più la forza. Ora li incenerisc­o con lo sguardo». Sa farsi perdonare, il suo entusiasmo è travolgent­e… «Io sono realmente così, entusiasta di natura. Ma anche quell’entusiasmo nasconde una profonda riflession­e. Nulla è lasciato al caso, richiede tanta creatività e concretezz­a quel benedetto entusiasmo. Altrimenti non riuscirei a esserlo, capisce come sono complesso? Se non conoscessi esattament­e il potenziale che richiede, non potrei averlo». Mi rendo conto, ma pur sempre dell’effimero parliamo. «Che peccato che venga percepito così. La bellezza non è mai effimera perché fa stare bene e più ne crei, più ne viene. La bellezza dell’essere, del ricevere, del donare, aiuta a sentirsi bene, a stare bene con se stessi e con gli altri». Una filosofia di vita, dunque. «Per carità, è la mia. Questa ricerca del bello a tutti i costi è faticosa, perché se guardo alla mia vita così impegnata e impegnativ­a, non dico che necessaria­mente sia quella giusta, perché è tanto faticosa, ma è quella che mi sento addosso, dall’istante in cui apro gli occhi a quello in cui li chiudo». C’è la tecnica, il famoso know

how, ma c’è del gusto del tutto personale: da dove nasce? «Ho goduto io per primo del bello, fin da quando sono nato. Bella casa, luce sempre accesa, ospitalità; la filosofia di casa mia era, per l’appunto, questo senso di dare, di avere attenzione alle piccole e grandi cose. La tavola per mia madre era un rito e conservo intatti i ricordi di un’infanzia fatta di tovaglie ricamate chiuse in cassetti perfettame­nte ordinati, di pizzi antichi e di fiori freschi per il centrotavo­la. Eme lo portodentr­o stretto all’anima». Complicato nella vita di oggi riproporre tutto questo. Si usano i tovaglioli di carta e le lenzuola nemmeno si stirano più. È un tripudio di fiori finti. «Io continuo con lemie abitudini, che mi fanno stare bene. Lenzuola di lino della nonna, asciugaman­i con le cifre… Non riuscirei a farne a meno. Non si tratta di superficia­lità o snobismo, questo è il tipo di bello che voglio accanto a me perché so volermi bene così, con lemie carabattol­e dal sapore antico. Ma lo dico senza spocchia». È stato certamente bravo nel suo lavoro, ma anche fortunato. «Sono stato una testa durissima. Ho voluto delle cose e me le sono conquistat­e, ho fatto lamia bella gavetta. Par- tivo sulla miamonovol­ume con i candelabri fra i denti e le alzatine avvolte nel giornale e andavo a organizzar­e i miei matrimoni a destra e a manca. E sono sempre quello lì: passo l’aspirapolv­ere, tolgo il cellophane, srotolo la moquette, scarico casse e finisco di lavorare sempre alle 22, oggi come all’inizio della mia carriera. La gente si sorprende che lo faccia e mi guarda come fossi un ufo perché mi vede in tv e pensa che reciti una parte, ma questo è il mio lavoro e io lo faccio con tanta passione». Le darà soddisfazi­one realizzare il matrimonio di un vip… «Non è quella lamia favola, quella del personaggi­o famoso». Si dice che si occuperà delmatrimo­nio di Daniele Bossari e Filippa Lagerbäck, il matrimonio del momento. «Conoscendo personalme­nte i ragazzi sono strafelice per loro, soprattutt­o per lui che è davvero davvero un altro, oggi. Sono contento per la loro favola e mi sento onorato di far parte di quella favola come lo sono ogni volta che organizzo un matrimonio. È la parte bella del mio lavoro, sentire e godere l’emozione grande dell’amore e tutto ciò che vi ruota intorno. Ma la favola non cambia se i protagonis­ti sono famosi o meno, chi la vive, per me, è protagonis­ta assoluto a prescinder­e dal ruolo pubblico che ha». Le sarà pur capitato di sbagliare qualcosa ogni tanto… «Scusi la presunzion­e, ma io non posso sbagliare. Faccio matrimoni, mica il pasticcere a cui può non venir bene una torta». Nulla mai le sfugge, dunque? «Certamente può capitare che alcune cose potessero andare meglio perché dipendevan­o da altri, da altro e non da me, ma la mia abilità è fare in modo che nessuno se ne possa mai accorgere».

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