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Piccoli eroi Il bimbo inglese che ha commosso il mondo di Deborah Ameri

BAILEYCOOP­ERSAPEVACH­ELASUABATT­AGLIAAL TUMOREERAP­ERSA. MA, DICONOIMED­ICI, HA RESISTITOP­ER ASSISTERE ALLA NASCITA DIMILLIE E PER CULLARLA. «POTETE PIANGERE PERVENTIMI­NUTI», HADETTOAI GENITORI. «POIOCCUPAT­EVI DI LEIEDIMIOF­RATELLO»

- Di Deborah Ameri

Il pollice alzato, il sorriso generoso e birichino. Abbracciat­o al fratellino Riley di 6 anni o intento a prendersi cura della sorellina Millie, nata lo scorso novembre. Sembrerebb­e un felice album di famiglia quello di Bailey Cooper, 9 anni di Bristol, in Gran Bretagna, gran tifoso della squadra di calcio della sua città. Ma a un secondo sguardo si notano il letto d’ospedale, i tubicini della chemiotera­pia, il pigiama, la testa calva. Bailey se ne è andato la vigilia di Natale dopo aver combattuto per quindici mesi contro il linfoma non Hodgkin, un tumore che si origina nel sistema linfatico. Secondo i medici gli restavano pochi giorni o settimane, ma Bailey ha resistito perché voleva conoscere la sorellina in arrivo. E ce l’ha fatta. È stato a lui a sceglierle il nome, Millie. È riuscito a prenderla in braccio, farle il bagnetto, cantarle la ninna nanna. Poi le forze lo hanno abbandonat­o. Lo scorso agosto i suoi genitori, Lee e Rachel Bradley, erano stati convocati in ospedale. Il tumore del figlio era tornato, per la terza volta, e non c’era più nulla da fare. Era ormai allo stadio 4 (il più grave) e si era diffuso in tutto il corpo. «Siamo andati nella sua stanza a dargli la notizia. Anche se aveva solo 9 anni siamo stati onesti con lui. È scoppiato a piangere. Poi, dopo un paio d’ore, ci ha sorriso e ci ha detto: “Andiamo a casa”», ha raccontato il padre Lee al quotidiano Bristol Post. Da quelmoment­o Bailey ha iniziato a pianificar­e il suo funerale, voleva tutti in costume da super eroe e ai genitori ha intimato: «Potrete piangere solo per venti minuti. Poi dovrete occuparvi diRiley e Millie». Alla nonna, che si era augurata di poter prendere il suo posto, il bambino aveva risposto un po’ contrariat­o: «È molto egoista da parte tua, nonna. Hai dei nipotini di cui occuparti!». «Sapevamo che non sarebbe arrivato a Natale, ma lo abbiamo incoraggia­to a scrivere la lista dei regali», ha ricordato la madre Rachel. «Gli avremmo comprato tutto ciò che voleva. Ma abbiamo notato che aveva chiesto solo giocattoli adatti a un bambino più piccolo, a suo fratello Riley». Dopo la nascita di Millie, la salute del bambino è deteriorat­a velocement­e. Spesso trascorrev­a le giornate a dor-

mire sul divano, spossato dal dolore e dalle cure palliative. «Vorrei rimanere, ma è tempo che vada, che diventi l’angelo custode di Millie», aveva annunciato ai genitori qualche giorno prima di morire. Il 22 dicembre aveva perso conoscenza ed era stato trasportat­o in un hospice vicino a casa. Tutta la famiglia era con lui. «Lo abbiamo guardato ora dopo ora, mentre la vita lo stava lasciando», ha raccontato la mamma, «Alle 11.45 della vigilia di Natale abbiamo capito che non gli sarebbe rimasto molto. Gli abbiamo detto: “È ora di andare, Bailey. Fermati”. Ha esalato l’ultimo respiro e una lacrima gli ha rigato il viso. Ma il suo sguardo era sereno». Il 6 gennaio centinaia di persone, con costumi colorati da super eroi, hanno partecipat­o al funerale. «Siamo straziati, ma anche sollevati di sapere che non stia più soffrendo», ha concluso il padre. «La cosa più difficile adesso è vivere senza di lui. Ma dobbiamo andare avanti. Ce lo ha chiesto Bailey».

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