Oggi

Gatti Conquistan­o i potenti di Paola Brianti

FANNOI DAMI DI COMPAGNIA, SCACCIANOI TOPI, SPOPOLANOS­UI SOCIAL. I MICI SONO I COCCHI DI PRESIDENTI, PREMIER, MINISTRI EAMBASCIAT­ORI. E TENGONO TESTA A TRUMP. VERO, PADDLES?

- di Paola Brianti

Con passo felpato entrano nei palazzi che contano, si accomodano nelle stanze dei bottoni o sui sofà dei dicasteri. Non sono consiglier­i, sottosegre­tari, spie, ma gatti. Felini da ponte di comando. I più recenti, Nomi e Noé, li ha assunti il ministero degli Affari esteri francese per una missione delicatiss­ima: combattere i topi, nemici diffusi a Parigi ma non solo, se Londra ha ingaggiato per la guerra al sorcio le dodici zampe di Larry, Palmerston e Gladstone. Più amati dei loro padroni eletti, i mici ufficiali del governo britannico vantano account Twitter e Instagram da migliaia di followers. Il primo, Larry, è un tigrato arrivato con David Cameron nel 2011 come Chief Mouser, ossia Acchiappat­opi Capo, che risiede con il Primo ministro in carica e ha resistito al cambio della guardia al numero 10 di Downing Street sancito dalla Brexit, perché, come hanno spiegato dallo staff dell’esecutivo, è «un funzionari­o dello Stato», e non si può licenziare senza giusta causa. Vive dunque a fianco di Theresa May, che i gatti li detesta, al contrario di Cameron che di lui diceva: «È una grande aggiunta alla squadra di governo». Prima di Larry era l’ex randagio Humphrey detto «Il Capitano» ad avermesso i propri artigli al servizio di Margaret Thatcher e poi di John Major, suo strenuo difensore quando qualcuno osò accusarlo di aver massacrato un nido di pettirossi: «Il mio gatto non è un serial killer», dichiarò il premier, «gli uccelli sono morti per cause naturali». Arrivano da un gattile anche Larry e il bianco e nero Palmerston, che vive qualche metro più in là, al numero

LO ZAR VLADIMIR NE HA VOLUTO UNO CON SÉ NEL CALENDARIO DEL 2017

11 diDowning Street dove ha sede il Foreign Office. Le loro zuffe hanno creato tale imbarazzo aWestminst­er da dover chiedere l’aiuto di un esperto in condotta felina. La diagnosi: i due si scontrano per questioni di territorio, come gli umani. Tra i due litiganti se la passa benissimo il terzo, Gladstone, soriano nero occupato al Tesoro e noto per i suoi papillon. Non ha catturato topi come da contratto, ma lo staff lo difende: «La sua presenza basta a tenerli fuori». Così come caccia poco o niente Lawrence di Abdoun, il primo diplocat in residenza all’ambasciata britannica di Giordania, molto impegnato a raccontare quanto gli piaccia il birdwatchi­ng dal suo account Twitter, più seguito di quello dell’ambasciatr­ice. In pensione il cane da guardia, l’ani-

male del potere non abbaia ma fa le fusa già dai tempi di Socks, il First micio dei Clinton, che con il suo ingresso alla Casa Bianca ha spaccato l’America: Mike Deaver, consulente diReagan, commentò graffiante che «il cane è presidenzi­ale, il gatto no. Il cane rievoca immagini di caccia, virilità, schiettezz­a. Al contrario, il gatto è infido, femmineo, lunatico». Questioni di ideologia? No, perché anche il secondo Bush, repubblica­no quanto Reagan, decise di portarsi alla scrivania dello Studio ovale la sua morbida India. E dopotutto anche Slippers, il viziato gatto di Roosevelt, presenziav­a alle colazioni con esponenti di governo. Le fusa fanno impazzire persino il Cremlino. Giocava con i gatti Lenin, lo faVladimir Putin, che nel suo calendario 2017, tra judo e pesca a pet- to nudo, nelmese dimarzo teneva in braccio un micio. Anche per il 2018 si è messo in posa con un felino: un cucciolo di leopardo, però. Si circondano della loro soffice compagnia il Papa emerito Ratzinger, con Zorro e Contessa alloggiati nei giardini del Vaticano, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha portato con sé Boccaccio, Dante e Cimabue, non proprio al Quirinale ma alla foresteria della Consulta. Gatti ai vertici cambiano le leggi a Taiwan, dove la prima presidente donna del Paese, Tsai Ing-wen, non si separa mai da Think Think e Ah Tsai (dicono sia per dare un’immagine più tenera di sé) e ha vietato il consumo di carne felina. Perché il gatto non è cibo, ma un amico delle alte cariche: lo dimostrano le lacrime versate dalla neo-premier neozelande­se Jacinda Ardern dopo lamorte di Paddles, il micio balzato agli onori della cronaca per aver interrotto la prima telefonata ufficiale tra la padrona e il presidente Donald Trump. Il gatto voleva un paio di crocchette, lei, dicono, ha dovuto attaccare.

MATTARELLA NE HA TRE: DANTE BOCCACCIO E CIMABUE. STANNO ALLA FORESTERIA DELLA CONSULTA

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Laura Dauban, ambasciatr­ice britannica in Giordania, col suo Lawrence di Abdoun, il primo gatto diplomatic­o, davanti a un ritratto di Elisabetta II.
IL “DIPLOCAT” Laura Dauban, ambasciatr­ice britannica in Giordania, col suo Lawrence di Abdoun, il primo gatto diplomatic­o, davanti a un ritratto di Elisabetta II.
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Londra. Palmerston, il gatto in servizio al ForeignOff­ice, “riverito” dalle guardie. A sinistra, Gladstone, il soriano
mascotte del Tesoro.
L’INAMOVIBIL­E Londra. Palmerston, il gatto in servizio al ForeignOff­ice, “riverito” dalle guardie. A sinistra, Gladstone, il soriano mascotte del Tesoro.
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Londra. Qui (e sopra), il tigrato Larry di guardia al 10 di Downing Street. In primo piano, la sua nuova padrona Theresa May (che lo detesta), 61 anni, e re Felipe di Spagna, 49.
LARRY, IL PASCIÀ Londra. Qui (e sopra), il tigrato Larry di guardia al 10 di Downing Street. In primo piano, la sua nuova padrona Theresa May (che lo detesta), 61 anni, e re Felipe di Spagna, 49.
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