ALDO GRASSO
L’ EX SINDACO DI ROMA È STATO CONDANNATO IN APPELLO PER UNA QUESTIONE DI SPESE PAZZE. LUI SI È DIFESO. MA NON È LA PRIMA VOLTA CHE CADE NELLA TRAPPOLA DEI RIMBORSI
Vieni avanti, scontrino! Ignazio Marino è stato condannato a due anni di carcere nel processo di appello per la vicenda
scontrini. L’ex sindaco di Roma, assolto in primo grado, era imputato per peculato e falso sulla vicenda delle cene consumate nei mesi in cui era primo cittadino. Per la Procura, «26 delle 56 cene avvennero in giorni festivi o prefestivi, questa circostanza porta a considerare che si trattò di incontri avvenuti in tempi liberi da impegni istituzionali». Inoltre molti ristoratori riconobbero «nella signora Marino la commensale del sindaco». «Non posso non pensare - si è difeso l’ex sindaco - che si tratti di una sentenza dal sapore politico proprio nel momento in cui si avvicinano due importanti scadenze elettorali per il Paese e per la Regione Lazio. Sono amareggiato anche se tranquillo con la mia coscienza perché so di non aver mai speso un euro pubblico per fini privati». Sarà vero, e magari la Cassazione gli darà ragione. Ma sul chirurgo pesa una sorta di maledizione dello scontrino. Il 6 settembre del 2002, il numero uno del centro medico dell’Università di Pittsburgh, Jeffrey A. Romoff, scrisse a Marino i termini del suo allontanamento dalla direzione dell’istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad Alta Specializzazione, l’Ismett, contestandogli rimborsi spese non dovuti: «Alla data di oggi, riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia all’UPMC (University of Pittsburgh Medical Center, ndr) e alla filiale italiana. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano. Sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi degli ospiti scritti a mano sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’UPMC Italia. Avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell’ultimo anno fiscale, l’UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall’UPMC sia dalla filiale». Anche allora Marino si difese dicendo che era stato lui a segnalare all’amministrazione quella “confusione”, quelle “imprecisioni” nei rimborsi. Ma l’Università di Pittsburgh chiarì senza pietà: «Le irregolarità nella gestione finanziaria furono portate alla luce dal servizio di audit di UPMC e non dal Dr. Marino». Forse, all’ex sindaco, conviene stare più attento sugli scontrini.