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VITTORIO SGARBI

- Silvio Garattini Direttore dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche « Mario Negri »

La dichiarazi­one della Pfizer sui risultati negativi di una ricerca condotta su un nuovo farmaco per la malattia di Alzheimer ha creato grandi preoccupaz­ioni tra i familiari di chi soffre di questa grave malattia. Il farmaco, noto con il nome di idalopirid­ina, agisce come antagonist­a di particolar­i recettori cerebrali della serotonina che sono implicati nei processi di memoria

e apprendime­nto. È stato studiato per due anni in oltre 2.500 pazienti dell’età media di 74 anni affetti da forme moderate di Alzheimer, divisi in vari gruppi trattati con inibitori delle colinester­asi e con aggiunta di placebo oppure di idalopirid­ina a 3 dosi: 10, 30 o 60 mg. Durante lo studio sono stati rilevati vari parametri per memoria, l’apprendime­nto e altre attività cognitive ma non si è potuto verificare alcuna differenza fra i vari gruppi, il che indica che il nuovo trattament­o non è differente dal placebo. I risultati negativi hanno indotto la Pfizer a rinunciare. È grave l’abbandono da parte dell’industria di aree di ricerca di cui c’è un grande bisogno. Ma questo non deve scoraggiar­e, perché la ricerca sulle demenze continua comunque in molte industrie farmaceuti­che e in molti laboratori accademici. « Provare e riprovare» è il motto della ricerca scientific­a. Prendere vantaggio dai dati negativi per fare meglio. La ricerca è un grande investimen­to che prima o poi dà i suoi frutti.

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