Come mai ora sottolinea i doveri deimigranti?
HA DETTO CHE BISOGNA SUPERARE LE PAURE E ACCOGLIERLI. LORO PERÒ DEVONO RISPETTARE LEGGI E CULTURA
Sembraunpo’ riveduto e corretto l’ atteggiamento del Papa nei confronti dell’accoglienza dei migranti. All’inizio del suo pontificato, chi non è rimasto colpito dai diversi e “pesanti” interventi su questo problema? Chi non si è commosso dinanzi alle centinaia di morti che hanno spinto il Papa ad andare a Lampedusa e a gridare la famosa frase: «Chi hapianto, chi piange per queste persone?». Ma, di ritorno dalla Colombia, lo scorso 10 settembre, l’abbiamo sentito per laprima volta “tirare il freno”. Ai giornalisti che, sull’aereo che riportava il Papa in Vaticano, doman-
davano qualche suo commento sull’accoglienza deimigranti, il Papa, a sorpresa, rispose così: «Io sento il dovere di gratitudine verso l’Italia e la Grecia, perché
hanno aperto il cuore ai migranti. Ma non basta aprire il cuore. Il problema dei migranti è che un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza». In fondo che cosa dà fastidio a tante persone? Attenzioni, soldi, cibo a loro riservati davanti a una secolare trascuratezza nei confronti di italiani che pur vivono in situazioni deprecabili? Direi di no: a volte urta la strafottenza di alcuni ospiti, l’isolamento, la rinuncia a integrarsi con chi li accoglie, la riluttanza al rispetto delle leggi vigenti negli Stati ospitanti. Presumo che Papa Francesco, anche a queste persone, rivolgerebbe l’invito a pronunciare (e a vivere) le tre famose parole che possono agevolare la vita familiare e comune: «Grazie, scusa,
permesso». Quindi, assieme ad alcuni diritti, anche qualche obbligo. Anzi, direi... qualche invito: a ringraziare chi ti accoglie, a scusarti quando (magari inavvertitamente) non hai rispettato qualche regola, a non comportarti da padrone in casa di chi ti ospita.