Oggi

LA VITA VINCE SEMPRE

UN LIBRO RACCONTA LA BATTAGLIA CONTRO IL CANCRO. E UNA STRAORDINA­RIA STORIA D’AMORE

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La lettura, e in particolar­e la lettura di un libro, è uno degli ultimi momenti davvero “privati” che ci sono rimasti. Quando riusciamo a immergerci in un lungo testo scritto e ne veniamo catturati, il mondo fuori scompare. Non c’è più il rumore di fondo che ci accompagna e ci bombarda dalla radio e dalla tv, dai telefonini, dai social. In quei momenti siamo solo noi: io e “lui”, il libro, il suo autore, la storia che ci racconta, le emozioni o le informazio­ni che ci dà.

Ecco, appunto, bisogna esserne catturati. Cosa che, parlo per me, non avviene spesso. Io sono, come molti di voi, un “grande lettore”, espression­e che definisce di solito chi legge almeno dieci o 12 libri all’anno, cioè circa uno al mese. In realtà ne leggo molti più, ma sempre più spesso non riesco a finirli. Diciamo che sono un “grande cominciato­re” di libri (per onestà vi dico che, grazie almestiere che faccio, alcune operemi vengono regalate, o consegnate in bozza, e quindi non devo svenarmi per comprarle tutte). Apro un volume, ne leggo qualche pagina, a volte arrivo a pagina 20 o 50, e a un certo punto mi dico: ma che sto facendo? Perché perdo il mio tempo? Questo libro non mi sta dando nulla, né emozioni né informazio­ni. Magari è anche scritto bene (raramente, devo dire), ma è vuoto, è “falso”, è artefatto. Nonmi prende, non mi cattura. E quindi lomollo. Moltomeno frequentem­ente, vado avanti, arrivo alla fine e consegno il tomo alla mia enorme e disorganiz­zata biblioteca personale. Può essere bello, discreto, interessan­te, quasi mai memorabile.

Poi c’è una categoria di libri che proprio mi sono sempre rifiutato di leggere: quelli sul cancro. Esistono memoriali struggenti di persone che hanno lottato, che hanno vinto o perso la loro battaglia, e che hanno messo nero su bianco i loro pensieri, le sofferenze, le fatiche, le gioie e i dolori. Ma questo genere di librimi fa paura, come mi fa paura la malattia. Quindi questi libri li ho sempre scartati. Tranne uno. Un libro sul cancro che ho non solo iniziato, ma anche finito quasi d’un fiato. Che non solo nonmi fatto paura, ma sebbene non abbia il lieto fine mi ha regalato lacrime e gioia. Un libro memorabile, per questo ve ne voglio parlare.

Be’, in realtà non è un libro sul cancro, ma il racconto di una straordina­ria storia d’amore. Si tratta di Mi vivi dentro, scritto da Alessandro Milan. Probabilme­nte lo conoscete, Alessandro. È il giornalist­a che fino all’anno scorso conduceva una trasmissio­ne su Radio 24 dalle 6.30 alle 9, e adesso sulla stessa emittente fa Funamboli dalle 9 alle 11. Alessandro ha sposato Francesca e hanno avuto due bambini. Qualche anno fa Francesca si è ammalata, ha combattuto a lungo tra interventi chirurgici e chemiotera­pie, e alla fine si è dovuta arrendere, nel dicembre 2016. Anche lei aveva scritto un libro ( Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro), che tutti mi dicono bellissimo ma che, confesso, non ho letto, per i motivi, codardi, esposti sopra.

Alessandro è rimasto solo con i suoi figli, Angelica e Mattia. Si è dovuto reinventar­e la vita. Ed è diventato un «eroe della resilienza». La resilienza è qualcosa di diverso dalla semplice resistenza, e forse di opposto. In origine indicava la capacità di un metallo di assorbire un urto senza rompersi. Applicato agli esseri umani, questo concetto descrive la capacità di far fronte a un trauma in modo positivo, reagendo alle proprie fragilità e riorganizz­andosi guardando al presente e futuro. « Calati junco, ca passa la china », come si dice in Sicilia. Alessandro si è piegato, ma non si è spezzato, e ha deciso di raccontare l’amore infinito per la sua Francesca, «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia».

Io non faccio il critico letterario e non vorrei rubare il mestiere al grandissim­o Antonio D’Orrico (su 7 del Corriere della Sera). Ma so di non sbagliare se vi dico: leggetelo. È un libro vero, autentico, straordina­riamente ben scritto, che ti scava dentro, ti fa ridere e sorridere, ti fa piangere d’emozione. E nella leggerezza e nell’ironia ti lascia sempre una via d’uscita anche dal tunnel più buio. Ti insegna che la vita vince sempre, anche quando perde.

 ?? ?? Alessandro Milan, 47, conduce Funamboli su Radio 24. Ha scritto Mi vivi dentro (DeA Planeta), la storia del suo amore per Francesca.
Alessandro Milan, 47, conduce Funamboli su Radio 24. Ha scritto Mi vivi dentro (DeA Planeta), la storia del suo amore per Francesca.

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