Parlamento senza maggioranza: quali le possibili alleanze?
La legge elettorale voluta da Renzi, che Renzi ha duramente contestato dopo il voto poco prima di essere portato via dagli infermieri, prevedeva un premio di maggioranza come se fosse antani con superamento del 4 per cento prematurato nei collegi uninominali e correzione proporzionale del tarapìo tapioco. Ne è scaturito un parlamento diviso tra laDestra (Lega, Scarlett Johansson o comunque quella che c’era sui manifesti di Fratelli d’Italia, e Tony Soprano), Democristiani Pentastellati (Casaleggio, associati e Di Maio), Destra moderata (Pd, Sudtiröler Volkspartei, Banca Etruria) e quelli che avevano sulle balle la Destra moderata (Bersani, Grasso, Boldrini, ma non D’Alema che mentre scrivo sta dando fondo per dimenticare a tutte le riserve dell’ottimo vino che produce). Al momento, ecco le alleanze possibili, numeri alla mano. Monocolore M5S con appoggio esterno del Pd. Di Maio fa un governo coi professoroni che aveva indicato, quasi tutti già del Pd. Se va bene li ha scelti lui, se va male sono del Pd. Siccome per il Pd sarebbe la definitiva catastrofe, ci stanno pensando seriamente. M5S-Lega. I numeri ci sarebbero, ma Di Maio ha qualche dubbio perché il manganello gli stona col gessato e ci sono divisioni sulla politica estera: Salvini vuole invadere la Polonia ma lui no. La mediazione potrebbe essere un gabinetto M5S con alcuni leghisti in veste di ministri tecnici, ad esempio l’ex leghista Traini al dicastero per l’immigrazione. Centrodestra Unito. Non ci sono i numeri. Cioè, ci sarebbero – Berlusconi ha l’Iban di tutti i deputati e senatori, fare un bonifico è un attimo – ma stavolta dovrebbe comperarsi la maggioranza per affidarla a Salvini e fargliela recapitare in via Bellerio dentro comodi pacchetti Amazon. Improbabile. Governo di scopo. Alleanza trasversale solo per cambiare la legge elettorale e tornare al voto. Il più entusiasta al momento è Berlusconi che ha letto scopo con la prima “o” chiusa.