Identikit dell’Inferno
Ecco che cosa èper i cattolici. Ma il Papa ci crede ancora?
«NONC’È. ESISTE LAS COMPARSA DELLE ANIME PECCATRICI», AVREBBE DETTO FRANCESCO A SCALFAR I IN UN COLLOQUIO FINITO SU LA REPUBBLICAE POI SMENTITO NEI DETTAGLI DALLA SANTA SEDE
C erto è che, se a qualcuno venisse in mente di fare una ricerca sull’« Inferno » a partire dalle parole di Gesù, e poi immediatamente accostasse il risultato al testo che Scalfari ha scritto dicendo di citare la definizione dell’Inferno datagli da Papa Francesco nell’incontro del 26 marzo, presumo che rimarrebbe un po’ sbigottito e senza fiato: soprattutto se a leggere queste parole è un “buon” uomo cresciuto alla scuola delle suore all’asilo, alla scuola della dottrina cristiana in parrocchia e con lo studio di Dante al liceo! Ma ascoltiamo solo per “documentazione” qualche parola diGesù, e con- frontiamola con il testo di Scalfari. Gesù: «(Alla fine del mondo) il Figlio dell’uomomanderà i Suoi angeli, i quali raccoglieranno dal Suo Regno tutti gli scandali e tuttigli operatoridi iniquità, e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti» (Mt 13,41-42). E ancora: «… Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile» (Mc 9,43). Il Papa secondo Scalfari: «(Le anime cattive) non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un Inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici». Ma allora abbiamo un Papa eretico? Un Papa che si mette contro la dottrina della Chiesa cattolica? Un Papa che afferma che l’Inferno non esiste? Certamente no. Forse dobbiamo fare qualche sforzo per comprendere meglio.
Gesù, proveniente dal mondo e dalla cultura ebraica (dove rarissimamente si parla dell’aldilà nel modo in cui lo intendiamo noi!) probabilmente non voleva dare la descrizione di un luogo geografico dove, trafiammee tormenti, si soffrisse per i crimini commessi durante la vita. Ma, comeuserebbero fare oggi tanti giovani, forse voleva descrivere uno “status”: quello della lontananza, della separazione daDio. Mi permetto di fare un esempio. Due amici si conoscono, intensificano la propria amicizia ma, dopo vari anni, il primo decide di non voler vivere più questo rapporto d’amicizia e chiede al secondo di stargli lontano, di non cercarlo, di non chiamarlo più. Se anche il secondoamico è sinceramente legato e propenso a continua ree, addirittura soffre per questa rottura, che cosa può fare? Che cosa, oserei dire, gli rimane da fare? Lasciarlo andare al suo destino. Se per essere felice, il primo amico chiedequesta lontananza, questa separazione, il regalo più bello che può fare il secondo è quello di lasciarlo vivere lontano da lui, dimenticarlo! Se in questa vita un uomo, dopo essere stato informato del bene e del male, dopo essere stato ammonito sulle “conseguenze” cui andrebbe incontro, preferisce continuare a vivere la sua vita criminale, dissoluta, scandalosa, emagari con prepotenza e determinazione si mette controDio e contro la Chiesa... allora quel Dio che, con somma discrezione, sta alla porta e bussa (Apocalisse 3,20a), certamente non potrà “obbligarlo” a passare l’eternità con Lui. Lo lascerà andare “all’inferno”!