Come può essere assolta una mamma che ha ucciso le figlie?
GIUSEPPA SAVATTA È STATA GIUDICATA INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE AL MOMENTO DEI FATTI
Èmoralmente difficile accettare l’assoluzione di una mamma che uccide i propri figli. Ma se tale atto, inconcepibile anche in natura, è stato commesso in uno stato di incapacità di intendere e volere, l’autrice non è punibile secondo quanto dispone l’articolo 85 del Codice penale. La legge individua l’incapacità di intendere nell’impossibilità di rendersi contro del valore sociale dell’atto che si compie e, cioè, del significato delle proprie azioni, e l’incapacità di volere nell’impossibilità di controllare i propri stimoli e impulsi. Poiché tale accertamento è di difficile realizzazione, spetta normalmente a dei periti neuropsichiatri individuare se sussiste una patologia o una alterazione della psiche tale da realizzare queste due condizioni contemporaneamente e riferirlo al giudice. Spetterà sempre al magistrato, poi, valutare se il delitto che è stato commesso è stato determinato proprio dalla condizione mentale accertata. La persona incapace di intendere e volere, in ragione della sua problematica, può essere pericolosa e se il giudice la ritiene tale, pur assolvendola, disporrà che trascorra in un centro di recupero mentale il tempo necessario per curarsi, tempo che potrebbe essere anche lungo. La madre assassina può, quindi, essere assolta, ma non sarà «libera» sino a quando dimostrerà di non essere più pericolosa.