Caso Roberta Ragusa Il giudice vuole arrestare Logli, ma i figli lo difendono
L’ACCUSA HA CHIESTOLE MANETTE: «PUÒFUGGIRE PRIMA DELLA CASSAZIONE». MAAL FIANCO DELL’UNICO IMPUTATOPER L’OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA È SCESO IL PRIMOGENITO. «QUELLA SERA TRAMAMMAE PAPÀ NONCI FUALCUNLITIGIO», HASCRITTOAI GIUDICI. CHE DECIDERANNO A MAGGIO
Il Procuratore generale della Corte d’Assise di Firenze è talmente sicuro che sia stato Antonio Logli a uccidere la moglie Roberta Ragusa e a distruggerne il corpo la sera del 13 gennaio 2012 che, nel processo d’Appello, non solo ha chiesto la conferma della condanna a 20 anni già erogata in primo grado nel dicembre 2016 dal Gup di Pisa ma in aggiunta anche la misura cautelare in carcere, cioè l’arresto immediato di Logli. «Può reiterare il reato o darsi alla fuga prima che la Cassazione si pronunci definitivamente», ha sottolineato. È stata una mossa che ha sorpreso i difensori dell’imputato anche perché Antonio Logli, dopo aver vinto un lungo contenzioso con l’amministrazione comunale di San Giuliano Terme, da un paio di mesi ha ottenuto un posto all’Ufficio tecnico del Comune e ha iniziato una nuova vita. Non solo per luima anche per il figlio maggiore Daniele, al quale ha passato la gestione dell’autoscuola di famiglia, la stessa azienda che fino al gennaio 2012 gestiva con la moglie Roberta. E con una mossa forse altrettanto sorprendente è diventato proprio Daniele Logli il più importante e convinto difensore del padre quando, nei giorni precedenti l’inizio del processo, attraverso l’avvocato Beatrice Vestri, ha presentato una memoria difensiva ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze dove è iniziato il processo e dove il 14 maggio prossimo sarà letta la sentenza.
LE PRIME VITTIME
Un documento nel quale il giovane racconta il dolore, le paure, le ansie vissute in questi anni con l’angoscia di un padre accusato dell’omicidio della mamma scomparsa nel nulla. Racconta il terrore quotidiano di ricevere la ferale notizia del ritrovamento del corpo della madre e rivela la forza con la quale il padre ha protetto lui e sua sorella da un particolare accanimento mediatico e investigativo aggiungendo che la sofferenzamaggiore
per la scomparsa dellamadre l’hanno patita e la patiscono proprio loro, i figli di RobertaRagusa. Nello stesso documento Daniele smonta l’indizio più pesante sostenuto dall’Accusa nei confronti del padre. Daniele rivela che la sera in cui la madre scomparve non ci fu alcun litigio. Né lui né sua sorella che, a sua volta, ha depositato una seconda memoria difensiva non accolta dai giudici, hanno sentito i genitori urlare, litigare o addirittura picchiarsi. Quel- la sera non solo non sarebbe accaduto nulla in quella casa ma soprattutto in sei anni di indagini e in un fascicolo processuale di 14mila pagine non c’è traccia di un interrogatorio dei due ragazzi. «Nessuno ha mai chiesto loro se avessero sentito i genitori litigare», dice l’avvocato Vestri.
MA QUELLA TELEFONATA...
Invece per l’Accusa Roberta Ragusa attorno a mezzanotte sorprese il marito al telefono in soffitta e scoprì che l’amante era addirittura Sara Calzolaio, l’ex babysitter dei figli diventata poi segretaria dell’autoscuola. Una lite furiosa che sarebbe degenerata: Roberta in pigiama e pantofole avrebbe tentato di fuggire di casa, inseguita dal marito che l’avrebbe raggiunta, costretta a salire in auto, uccisa e poi fatta sparire. «È solo una ipotesi. Se vogliamo un indizio», dice Roberto Cavani, uno dei difensori di Logli, «perché questo è un processo indiziario. Non c’è una sola prova contro Logli e se gli indizi non sono gravi, precisi e concordanti non diventano prova». Il Procuratore generale ha ribadito però che ritiene attendibili le testimonianze del giostraio Loris Gozi e di Silvana Piampiani i quali hanno detto di aver visto, quella sera, Antonio Logli litigare con una donna e farla salire in macchina. «Gozi ha cambiato ripetutamente gli orari e ha parlato di auto diverse mentre per la Piampiani il Pubblico ministero ha chiesto una perizia medica che ha stabilito la sua incapacità a rendere testimonianza», ha ribadito l’avvocato Cavani nell’arringa con la quale ha chiesto l’assoluzione per Antonio Logli. Loris Gozi, a sua volta, dall’estate scorsa è tornato in carcere dove sta scontando una condanna a tre anni per furto. La parte civile e in particolare l’avvocato Nicodemo Gentile, naturalmente convinto della colpevolezza di Logli, ha ricordato davanti ai giudici un episodio che non sarà una provama certamente è un indizio inquietante: «Perché Logli mezz’ora dopo aver scoperto la sparizione della moglie anziché preoccuparsi di cercarla ha telefonato all’amante raccomandandole di far sparire i loro due cellulari gettandoli in un cassonetto? Avrebbe dovuto avere ben altre preoccupazioni in quel momento».
PERCHÉ ANZICHÉ CERCARLA MOGLIE, CHIAMÒ SUBITO L’AMANTE PER DIRLE DI FARSPARIRE I CELLULARI?