Oggi

Alberto Angela «Sono come Indiana Jones»

«ADORO QUEL MODELLO », DICE IL DIVULGATOR­E SCIENTIFIC­O. CHE DA PICCOLO DISEGNAVA DINOSAURI E ADESSO RISCHIA AN CHELA VITA. PER COL PADELLA SUA CURIOSITÀ

- di M. Auriti

Pompei (Napoli), aprile

Alberto Angela è il «signore grandi ascolti». L’uomo che porta la cultura in prima serata e macina numeri da programma di intratteni­mento più che di divulgazio­ne scientific­a. Dopo il successo di Meraviglie, torna il sabato con Ulisse - il piacere della scoperta. E noi lo intervisti­amo sul setdiPompe­i: sarà il tema di Stanotte a... il prossimo autunno. Come nasce una puntata di Ulisse? «Cerchiamo sempre di non trasformar­e la Storia in uno spettacolo. Piuttosto prendiamo elementi dello spettacolo, come effetti speciali, droni, ricostruzi­oni virtuali, per raccontare la Storia. Ci poniamo anche noi domande e lavoriamo su temi che la gente conosce. Per esempio iniziamo con i Promessi Sposi, che diventano il pretesto per illustrare l’Italia del Seicento. Alla fine si apprezza di più il nostro periodo». Lei ha il merito di aver conquistat­o il pubblico dei giovanissi­mi. Alberto che ragazzino era? «Molto curioso. Avevo il mondo negli occhi, una gran voglia di viaggiare e di scoprire. Ero un naturalist­a in erba. Come tutti i bambini disegnavo dinosauri, con la differenza che la passione non è mai svanita. Io sono un ricercator­e prestato alla television­e, ho fatto più di dieci anni di scavi». Suo padre Piero ha raccontato che lamamma trovò un pipistrell­o in frigorifer­o... ( ride, ndr) «Portavo a casa ciò che scoprivo in giro, ma non ho mai ucciso animali. Uno scarabeo morto lo prendevo, se era vivo lo guardavo. Anche quel pipistrell­o doveva essere qualcosa dimummific­ato. E se andavo a pesca, i pescinon li uccidevo. Li riversavo nel mio acquario - lamia prima television­e a colori - e li osservavo. Dopo li rimettevo in libertà».

... e che la chiamavano «monsieur porquoi » , il «signor per- ché». «È vero, chiedevo sempre il perché delle cose. Le domande dei bambini sono sempre le più difficili». In una puntata di Ulisse si parla dei limiti umani. Quali sono i suoi, qual è il servizio più pericoloso che ha affrontato? «Ho perso il conto. Una volta, in un grattaciel­o di Chicago, mi trovai sospeso a mezza altezza. Il regista era sull’elicottero per le riprese e continuava a dirmi: “Alberto, sporgiti ancora che non ti si vede bene”. Poi ci fu il rapimento nel deserto del Sahara: una brutta parentesi per fortuna finita bene, era il 2002». Si è mai chiesto il segreto del suo successo? «Credo che il carburante principale siano la scienza, la curiosità, le scoperte. E non solo del nuovo. È fantastico andare indietro nel tempo, si imparano cose che fanno sognare. Poi, certo, bisogna saperle trasmetter­e. Con il web oggi i ragazzi hanno il mondo in mano, ma la curiosità è la stessa che animava noi. Lo sa? Indagando la Roma sotterrane­a, che sarà oggetto non di unama di due puntate, abbiamo trovato unmosaico a parete di 150metri quadrati, più di un appartamen­to. Come si fa a non sorprender­si davanti a meraviglie così?». L’hanno ribattezza­ta l’Indiana Jones dell’informazio­ne culturale. Ha visto i film? «Certo, Indiana Jones è un personaggi­o che adoro! Il primo film in particolar­e racconta le cose che mi piace fare. Ci siamo ritrovati nella più grande tomba scoperta in Egitto, quella di Ramses II e delle sue decine di figli, e siamo stati la prima troupe televisiva a entrare dopo la scoperta del sito». Avrà visto anche Jurassic Park. «Sicuro! Anch’io ho fatto ricerche nel campo della paleontolo­gia e mi sono trovato sulle tracce dei dinosauri. Li ho scovati in Mongolia, nel deserto del Gobi: un tyrex o meglio il suo gemello carbosauro. La differenza tra me e il film è che io il velocirapt­or e il tyrex li ho trovati veri e non finti, e fortunatam­entemorti da 100milioni di anni». Non porta la cravatta in tv, non passa dal trucco, ha questa barba un po’ incolta. Lo fa apposta? «Io sono così. E poi mi ci vede sull’Everest o nelSudEstA­siatico, con 42 gradi e il 98 per cento di umidità, a stendermi il cerone? Lì si pensa a sopravvive­re, altro che storie». Un’altra sua caratteris­tica è gesticolar­e. Neri Marcorè ha fatto di lei un’imitazione apprezzata. «Sì. Gesticolar­e è la punteggiat­ura del parlare. Con i gesti si comunica meglio, si dà emotività al discorso. Lo sapeva ancheLeona­rdo daVinci, chenel suo Cenacolo fa “parlare” lemani». All’inizio per lei non dev’esser stato facile essere il figlio di Piero Angela. Oggi, però, Piero è diventato il padre di Alberto. «Questa è unabattuta che fa anche lui, per ridere. Io non mi sono mai posto il problema e poi sono capitato alla tv per caso. Nessuno in famiglia pensava che quella sarebbe stata lamia strada. InRai ho contratti a termine, ma devo guadagnarm­i i galloni sul campo se voglio che li rinnovino». Il suo è un mestiere anchemolto faticoso. Come si tiene in forma? «Nuoto, così mi scarico e ho molto tempo per pensare». Sui social le donne la votano come «l’uomo ideale per la vita»... ( ride) «Accidenti, non lo sapevo». ... ed è anche un sex symbol conclamato. «Sorrido con imbarazzo, mi fa piacere e ringrazio chi lo dice. Mapoi continuo a concentrar­mi sulmio lavoro». In famiglia lei è la terza generazion­e di divulgator­i scientific­i. C’è qualcuno dei suoi tre figli che vuol continuare la tradizione? «Lascerò che facciano le loro scelte. Ma mi fa piacere che abbiano sviluppato, di loro iniziativa, la curiosità di scoprire il mondo. In loro vedo la stessa curiosità che avevo io da ragazzo».

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