Oggi

Veronica Bocelli «Mio marito Andrea è l’uomo più romantico del mondo»

«HA PASSATONOT­TI INTERE A FARMI CATECHISMO», RIVELA LAMOGLIE DEL GRANDE ARTISTA, CHEDÀREALI­ZZAZIONEAI­SUOIPROGET­TICONLAFON­DAZIONE. ESUILORORA­PPORTI DICE: «È UNUOMOROMA­NTICO. A VOLTE MI SCRIVE POESIE E ANCHE PROPOSTE INDECENTI... »

- di L. Capritti

Veronica Bocelli parla fitto, discute delle iniziative della Fondazione­Andrea Bocelli, gesticola appena un po’, concentrat­a. Non nota chi entra e chi esce dalla stanza. Fosse per lei continuere­bbe in eterno così, a sfornare nuovi progetti. Solo che deve fare i conti con il fotografo, venuto apposta. Allora si alza per salutare. È molto alta, magra, indossa una camicetta a balze, decolletée­s con fumetti e, a sorpresa, jeans strappati sulle ginocchia, come le ragazzine («Sono ingrassata, erano gli unici chemi entravano», dirà ridendo). Ha una stretta di benvenuto forte e fa l’occhiolino, come continuerà a fare durante l’intervista. È bella, ma colpisce piuttosto per la sua totale assenza di formalità. Eppure, come moglie di uno degli italiani più famosi del mondo, sarebbe umano che se la tirasse un po’. Siamo a Firenze, nella sede della Fondazione: l’occasione è la costruzion­e di una scuola a Sarnano (Macerata), dopo il terremoto. Lei parlerebbe solo di questo: Haiti, bambini, Sarnano, il sorriso dei bambini, scuole, educazione, oppor- tunità per i più deboli. Nel parlare va come un treno («Se parlo lentamente perdo il filo», si scusa) e anche se non vorrebbe citare troppo il marito, non c’è niente da fare, torna sempre a lui. A quanto lui sia speciale. Non le sembra mai di non riuscire a fare abbastanza con la Fondazione? Come quando si chiude la sabbia nel pugno? «No, perché quei pochi granelli rimasti nella mano fanno la differenza per qualcuno. Prendiamo ad esem- pio i bambini del coro di Haiti, ecco a quei bambini è stata data la possibilit­à di vedere il mondo: improvvisa­mente si ritrovano a Forte dei Marmi, a Parigi. All’inizio mi chiedevo: siamo sicuri che abbia senso? La risposta è “sì”: dai una speranza, il futuro devi almeno averlo conosciuto». E nelmomento in cui poi ritorna nel lusso si sente in colpa? «Che le devo dire? Una volta ero ad Haiti e dopo sono atterrata a New York nel luogo più sfavillant­e del mondo, una bellissima macchina mi ha portato al Ritz- Carlton e poi al concerto di Andrea. Come vogliamo metterla? Che devi fare la tua parte per migliorare il mondo. Non è bloccando l’economia, non è facendo di un ricco un povero, che elimini la povertà». Dicono che lei non sia solo “la moglie di”, ma che sia una donna molto indipenden­te e che organizzi molto… (ride) «Le vite degli altri di sicuro, la mia un po’ meno».

Nel senso che dice a tutti i familiari che cosa fare? «Non proprio, ci sono due figli grandi che a oggi hanno dato grandi soddisfazi­oni e, sia chiaro, bisogna sempre dire “a oggi” quando si parla dei figli. Uno si è laureato in ingegneria aerospazia­le e il 26 aprile si diploma in Conservato­rio, l’altro fa il Conservato­rio. All’ultima sì, le “intimo” di lavarsi le mani, però ha sei anni. Ed è lei che dà lezioni a me: da quando è nata ha avuto la fortuna di parlare in inglese con la tata, fortuna che non ho avuto io, e mi corregge quando parlo inglese». Ma i familiari protestano? «Diciamo che ho promesso loro di fare una cosa alla volta. E poi mio marito vuole che a pranzo e a cena nessuno abbia il cellulare vicino». Niente telefonate, niente rompiscato­le: di che cosa parlate? «Ci vorrebbe un capitolo a sé. Mio marito dorme poco, guarda YouTube, legge. Quando legge la mattina arriva con il sunto. La fregatura viene dopo, se ne esce con la frase: “Attendo tue” ed è drammatico perché hai un sacco dimail, di pensieri e lui “attende”. Comunque a tavola si va dall’ufologia alla religione, alla sessualità a quello che succede nel mondo. Di tutto». Ha detto che non riusciva ad organizzar­e bene la sua vita... «Wonder Woman non esiste e questo va detto. Abbiamo più diritti e, forse, meno femminilit­à. Oggi noi donne vogliamo fare tutto, abbiamo guadagnato in qualcosa e perso in altro ed è un bilancio che una persona fa, da sola, la sera quando va a letto». Essere, comunque, “la moglie di”, le piace o le dà fastidio? «Nel quotidiano non ci penso di certo, è un dato di fatto, ma allo stesso tempo che mi chiamino Veronica o Veronica Bocelli non è rilevante. Come scherzava lami’ nonna: “Te sei stata fortunata, ma lui di più”». Andrea è molto religioso. «Provengo da una famiglia figlia del ’68, un po’ mangiapret­i. Fino a 20 anni non sapevo neppure l’AveMaria. Andrea ha passato notti intere a farmi catechismo. Solo a 23 anni, come consapevol­e scelta, mi sono battezzata». Non lo era? «No. I miei genitori erano dell’idea che scegliessi io. Mia mamma dopo aver conosciuto Andrea si è confessata dopo 35 anni. Andrea, per il suo animo, lo chiamo il prete mancato». Religioso e grande sportivo… «Aspetti, questa idea è tutta da rivedere. Andrea è una persona molto competitiv­a, da bambino se perdeva a dama era capace di piangere tutto il giorno. Aveva un obiettivo, anche se è partito con tante problemati­che…». Enon può essere questo il motivo della competitiv­ità? «Solo uno stimolo in più. Lui non farebbemai palestra, quandomi vede in palestra mi dice: “Mi fai compassio-

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