Giovanni Storti «Il trioconAldo e Giacomo non si scioglie: nel 2020ci vedretealcinema»
« TRA NON MOLTO CAPIRETE CHE TRA NOI L’AMICIZIA È RIMASTA», RIVELA A «OGGI» GIOVANNI STORTI. CHE CI RACCONTA COMELA PASSIONE PER LA CORSA L’ ABBIA RESO PIÙ TENACE. «MAQUANDO SONO CON I CAMPIONI... VADO IN JEEP!»
Sulweb e sui giornali si legge da mesi che il trio Aldo Giovanni e Giacomo si è sciolto. Frizioni personali e lavorative soprattutto tra Giovanni e Aldo, con Giacomo a fare da paciere. La motivazione data dai comici per il temporaneo ritiro è stata: «Abbiamo deciso di prenderci un anno e mezzo-due dove ognuno fa un po’ quello che vuole». Una spiegazione che molti si ostinano a ritenere solo «di facciata»: «Ma no, è proprio così: due anni sabbatici e poi si ritorna in pista», dice a Oggi Giovanni Storti, confermando che il trio ritornerà con un nuovo film: «Dovrebbe uscire per febbraio 2020. Ma non abbiamo scritto ancora niente, non c’è una sceneggiatura neppure abbozzata». Tutti tranquilli allora, ma come mai questa assenza dalle scene? «Era un po’ di tempo che volevamo dedicarci ognuno ai propri progetti. Era nell’aria, è venuto naturale. Dopo 25 anni abbiamo deciso di prenderci il nostro spazio: ognuno aveva delle idee, e volevamo stare tranquilli, con le nostre famiglie. Le scadenze ini- ziavano a pesare: dietro un film o uno spettacolo ci sono mesi di lavoro».
«CAPIRETE CHE È VERO»
Ma avete litigato, ci sono stati screzi, avete rovinato la vostra amicizia? «Tra nonmolto capirete che non ci sono state rotture tra noi. L’amicizia è rimasta, c’è stata solo una pausa lavorativa fisiologica. Tutto qui», aggiunge Giovanni Storti. Che in questo periodo non è rimasto con le mani in mano, anzi con i piedi fermi. Infatti la sua attività principale è stata... correre. Una passione nata già da alcuni anni: «Ero in un momento particolare della mia vita. Ho letto un libro di Pietro Trabucchi sulla resilienza, l’ho conosciuto e ho iniziato a correre in montagna facendo così amicizia con altre persone. Mi sono innamorato dei trail, delle corse inmontagna, nella natura. La resilienza è un concetto importante: la corsa è una cosa inutile - nel senso che è un gesto non necessario - ma ti allena lo spirito, così diventa utile. È anche una forma di meditazione, ti arricchisce, ti fortifica il fisico e lo spirito. Mi è statautile per accettaremeglio ogni imprevisto e avere più tenacia».
Continua Giovanni: «Io ho un animo competitivo ma negli ultimi anni, più delle corse, mi godo il viaggio con gli amici: ad esempio, vado sul Kilimangiaro, cerco d’arrivare il prima possibile in cima, ma non faccio una gara. Perme decisivo è il contatto con la natura: l’ideale, comemi è successo nei viaggi più belli, è fare tour di 3/5 tappe: allamattina corri, al pomeriggio fai il turista». Giovanni ha girato il mondo. Quali le esperienze più belle come viaggiatore? «Islanda sicuramente, Etiopia, dove abbiamo organizzato un vero giro selvaggio, e una delle mie prime avventure, sul monte Toubkal, in Marocco. Ho poi accompagnato un atleta “vero” come Nico Valsesia, che insiemeaMarcoGazzola ha attraversato di corsa il più grande deserto salato al mondo, il Salar de Uyuni in Bolivia. Io? Ero sulla jeep!». Di recente ha partecipato a una esperienza estrema, unica: ha corso i 42 chilometri della Sahara Marathon, vivendo una settimana nei campi dei rifugiati Saharawi, nel deserto algerino al confine con laMauritania e il Sahara Occidentale, da dove sono stati cacciati oltre 40 anni fa dall’esercito marocchino. «Benché sia stato in alberghi infimi nella Terra del fuoco o in bettole in Bolivia, non mi era mai capitato di stare in un campo profughi. Esperienza notevole, tocchi con mano come può vivere certa gente e che capacità di resilienza vera ha questo popolo, che ha avuto il coraggio di bloccare la guerra e prendere la via diplomatica nonostante tu non hai più la tua terra: tanto di cappello!». Che serva resilienza anche anche per poi tornare più convinto sotto le luci della ribalta con Aldo e Giacomo?