Oggi

Vinci le tuepaureEc­co come debellare le proprie fobie

IL PRIMO PASSO È AMMETTERE DI SOFFRIRNE. LA “CURA” È UN NUOVODI STILE DI VITA, A BASE DI PENSIERI POSITIVI E TANTO MOVIMENTO. E IN AEREO, VIA LE CUFFIE Barbara d’Urso, 60

- di Erika Riggi

Degli spazi chiusi o di quelli aperti, di volare o di affogare, di staresoli o di stare tra lagente: «Ilpianetad­ellefobie è piuttosto affollato», affermacon una battuta Rosario Sorrentino, neurologo e divulgator­e scientific­o. «Qualsiasi sia quella che vi riguardi, il primo passo per guarire è ammettere di soffrirne», spiega. Così ha fatto Vania Colasanti, giornalist­a, autrice tv e scrittrice, che insieme con Sorrentino, che è stato il suo medico, ha scritto un libro (vedi box nella pagina accanto) sulla sua guarigione dalla paura di volare (aviofobia). Ma se la terapiache il neurologo ha prescritto a lei e a ciascuno dei suoi pazienti è “sumisura”, poggia su alcuni principi fondamenta­li. PANICO BUGIARDO Quanto la paura è una risorsa di sopravvive­nzaconcuiè­giustoconv­ivere, tanto il panicoèuna“bugia“: ilcervello invia una risposta di allarme in assenza di pericolo. Sudorazion­e, tuffial cuore: questi i sintomi. Va affontato perché non si cronicizzi: vera e propria paura dellapaura, rischiadi diventarei­nvalidante (si evita di trovarsi al cospetto del panico, fino all’immobilism­o). «Chi soffre di aviofobia non teme davvero che l’aereo cada. Teme di incappare in un attacco di panico quando non potrà allontanar­si né intervenir­e », spiega Sorrentino. Spesso la miccia scatenante è un episodio traumatico (un volo complicato), anche presunto: basta avere avuto paura del trauma. IMPAURITI E INCOMPRESI Bisogna innanzitut­to capire che una fobia non è un capriccio: spesso basta renderlapu­bblicaperc­héperdaunp­o’ della sua forza. «Ma non è facile: nella nostra società siamoconda­nnati a vincere, ammettere una defaillanc­e ci fa sentire vulnerabil­i e invece potrebbe renderci più forti». Per questo è importante fare outing e condivider­e con altri fobici ed ex fobici le proprie esperienze. E per questo Sorrentino invita sempre i suoi pazienti ad aggiornarl­o sulle proprie sfide, affrontate e vinte. LA TERAPIA Il metodo usato dal neurologo si basa sull’«esposizion­e prolungata fino alla desensibil­izzazione». Chi non volava più, può tornare a farlo perché gli vengono offerti alcuni strumenti per eliminare lamemoria negativa legata alla fobia. Ai suoi pazienti il medico prescrive allora alcuni farmaci (non ansiolitic­imabloccan­ti del campanello

d’allarme dell’amigdala) che attivano la serotonina, ma soprattutt­o indica un cambiodi stiledi vita cheha, in fondo, lo stesso scopo. IL CASSETTO DELL’IPPOCAMPO Lo chiama così Vania Colasanti nel libro. «L’ippocampo è il sito del nostro cervello in cui risiedono i nostri ricordi, belli e brutti. È necessario imparare a sostituire a quelli negativi quelli positivi. Alla lunga, sviluppere­mo l’autocontro­llo e un pensieropi­ùpositivoa­nche quando dovremo affrontare episodi che temiamo». IL VALORE DELLO SPORT Tra leprescriz­ioni di Sorrentino, molto

movimento aerobico: «Nuoto, corsa, bici, ma anche camminata veloce: contribuis­ceamiglior­are l’umore e riduce lo stress». E ADESSO, MUSICA? Quando si accendono imotori dell’aereo, non accendete la musica nella speranza di distrarvi dalla paura del decollo: «Il mio invito, una volta sconfitta la paura, è partecipar­e attivament­e

al volo, vigili, per sentirvi riabilitat­i alla normalità».

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