ERA UN ALLENATORE PANE E SALAME
L’ultima volta, l’ 8 gennaio scorso a BergamoTv nel consueto spazio del lunedì sera TuttoAtalanta, è stato il solito Mondonico, effervescente e pirotecnico, avvincente, spiritoso e preparato su
qualunque argomento. Non solo calcio. «La malattia», come la chiamava lui, sembrava relegata in un angolo: «Sì, sì, devo fare ancora dei controlli», diceva. «Ma parliamo dell’Atalanta e dei prossimi big match in Coppa con il Borussia Dortmund. I tedeschi sono favoriti ma se lo dovranno sudare il passaggio del turno...». Gli chiesi un confronto fra il Papu Gomez dell’Atalanta di oggi e quel Claudio Caniggia che buttò fuori l’Italia dai Mondiali del 1990 e che lui allenava nella sua Atalanta. Micidiale la risposta: «Gomez è un giocatore, Caniggia era un selvaggio ma ti sapeva far vincere le partite. Palla al piede non correva. Volava». Dieci minuti dopo squillò il telefono in diretta. Era Caniggia che chiamava da Buenos Aires. Se avesse potuto, avrebbe abbracciato il suo allenatore tanta era la gioia nel risentirsi, salutarsi, affogarsi nei ricordi e promettere di rivedersi: «Mister, la prima volta che torno in Italia la vengo a trovare. C’è ancora il suo famoso salame?». «Certo Claudio. Quello non manca mai. Ti aspetto». Con il «Mondo» era così, assieme si stava bene, a parlare di tutto, ma soprattutto di calcio, quel «calcio pane e salame», gioioso e spesso anche vincente che lui ha sempre predicato.