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Giovanni Ciacci «Sono il paladino dei ragazzi discrimina­ti» di Michela Auriti

«VOLEVO RAPPRESENT­ARE SOLOME STESSO», DICE GIOVANNI CIACCI, «MAINTANTI MI HANNO CHIESTO AIUTO ». E RICORDA: «GIOCAVOCON LE BARBIE, POI RENATOZERO... »

- di Michela Auriti

Costumista, stylist, amante del bello. Giovanni Ciacci è il protagonis­ta più discusso di questo Ballando con le stelle. Danza con un altro uomo ed è la prima volta nella storia mondiale del talent. Calamita le polemiche, prima fra tutte quella accesa dal giudice Zazzaroni tacciato (ingiustame­nte) di omofobia. E lui? Si racconta tra un merengue e un paso doble, negli studi dell’Auditorium­Rai. Ciacci, lei non voleva più ballare e c’è qualcuno che ha pensato a una tattica per tenere alta l’attenzione. Alla fine cosa l’ha convinta a tornare in pista? «L’affetto del pubblico. Il grande amore che la gente mi ha dimostrato sui social, con le mail, per strada. Non potevo deludere migliaia di persone. Poi ho ballato per il mio maestro Raimondo Todaro e per la sua bambina che sempre mi dice: “Giò Giò torna con la coppa!”. L’ho fatto per Milly Carlucci e per mia mamma Erina. Se sono così lo devo anche a lei».

Era già un volto televisivo per

Detto Fatto, su Rai 2 con Caterina Balivo. La sua popolarità è cresciuta? «Non ha idea quanto. Ballando è come una partita di calcio, la gente si appassiona alle storie, partecipa in modo attivo. Io non volevo rappresent­are nessuna categoria, soltanto me stesso. E invece mi sono trovato investito di una grossa responsabi­lità, dopo quelle centinaia di mail in cui mi si diceva: “Ma lo sai che tu balli anche per me?”. Eccola l’ansia: mi sono sentito nudo, debole. Io sono un timido emotivo, anche per questo ho accusato il malore di due puntate fa. Ora però non ho più paura di portare sulle spalle i dubbi di tanti ragazzi che hanno bisogno di non sentirsi soli: obesi, bullizzati, incapaci di ammettere la vera identità sessuale. Nella battaglia ho al mio fianco due donne eccezional­i, Milly e Caterina». Ha avuto solo riscontri positivi? «Al 99,9 per cento sì. Io volevo dare un messaggio: il ballo è libertà, non ha colore, non ha sesso, è leggerezza e allegria. Alla portata di chiunque. Se sono riuscito a ballare io, lo possono fare tutti». Ha detto di scendere in pista contro i pregiudizi. Pensa di esserci riuscito? «Quella contro il pregiudizi­o è una lunga strada, a me basta lasciare delle bricioline. Mi sento come Pollicino». Che bambino era, Giovanni? «Molto solo, anche se ho avuto una meraviglio­sa famiglia di donne. Sono cresciuto tra un baciamano e una festa dell’Unità: da parte di padre c’erano zie aristocrat­iche, dall’altra tutti comunisti. Mio padre se ne andò via di casa che avevo un anno. Parlo di tempi in cui essere figlio di divorziati ti marchiava. Pensi un po’, io ero anche gay e sognavo di essere Renato Zero». Quando si è scoperto omosessual­e? «Lo sono sempre stato. Da piccolo se ti danno un trattore, tu vuoi giocare con laBarbie. Io le Barbie le avevo tutte!». Lamamma l’ha sempre assecondat­a nelle sue inclinazio­ni? «Ho una sorella, quindi era tutto più facile: giocavamo insieme. Però ricordo che la mamma mi comprò Cicciobell­o. Anzi, a mia sorella il Cicciobell­o bianco, a me quello nero. Era avanti, aveva già capito tutto». Mi dica di Renato Zero. «Compravo i giornali dove c’era lui e un giorno - siamo a fine anni Settanta - vedo una sua foto con un vestitomer­aviglioso e questi stivali blu elettrico. Io sono cresciuto in un paesino di pochissime anime, la città più vicina era Siena. Non so come, mia madre riuscì a trovarmi questi stivali che però non erano a tutta gamba, ma più bassi, stile RobinHood. Limisi, andai a sfoggiarli tutto fiero sul corso di Siena e lì mi resi conto che qualcosa non andava perché mi guardavano storto». È mai stato attaccato per la sua diversità? «Ho fatto un percorso di vita molto naturale. Mai subito vessazioni né bullismo. Per strada non mi hanno mai gridato “frocio”, sono sempre stato solo “Giovanni”. Ho studiato alle Magistrali perché era la scuola più rapida, poi ho sviluppato un credo: volevo lavorare nel mondo dello spettacolo con la bellezza. Gli inizi? Facevo lo shampista in un salone di parrucchie­re. Tutte donne, anche lì». Com’è riuscito a guadagnare i riflettori? «Daniela Alessandre­lli, moglie dell’ex portiere della Juve, aveva negozi di abbigliame­nto in Sardegna. L’inverno preparava le collezioni ad Arezzo, e l’estate si trasferiva al mare. Lavoravo lì e lì conobbi, presentata­mi da AlbaPariet­ti, una ragazza che era agli inizi: Valeria Marini. Mia sorella, la mia fatamadrin­a, lamia stella bionda! Cominciai a occuparmi di lei e finii nel vortice di quegli anni: i grandi registi, da Patroni Griffi a Zeffirelli, da Tornatore a Salvatores, i grandi fotografi come Helmut Newton. Così è cominciata la mia grande università dello spettacolo, fino ad approdare alla maison Gattinoni, dove già c’era un giovane Mariotto». Il Guillermo che le darebbe voti bassi perché in passato avete diviso un compagno? «Non lo diròmai, ma è storia vecchia. Seppelliam­o l’ascia di guerra». Ha avuto amori nel mondo dello spettacolo? «Molti. Sono stato corteggiat­o, ho colleziona­to flirt, ma non mi chieda nomi. Sicurament­e mai conMalgiog­lio! Parlo di attori e star non solamente italiani. Ho vissuto a lungo in Spagna, ho lavorato con Almodóvar, Bigas Luna, Carlos Saura».

La sua vita sentimenta­le sembra alquanto affollata. Ha parlato di due compagni e poi addirittur­a di un principe. Vuol fare chiarezza? «In effetti nel mio privato c’è un po’ di confusione. A Stefano e Pietro voglio un bene dell’anima. Poi è subentrato questo principe, discendent­e della famiglia imperiale d’Etiopia, che mi aveva notato a Detto Fatto. Davanti a Raimondo, che è sbiancato, mi ha fatto una proposta di matrimonio nel corso di una cena con le sorelle. E io: “Anzitutto voglio vedere il brillocco. E che solo Kate e Charlotte possono riceverlo in dono? Almeno una tiaretta dammela!” (ride, ndr). Ma non nego che, dopo il primato a Ballando di essere un uomo in pista con un altro uomo, mi piacerebbe aggiungere un record: primo a sposare un uomo in una casa reale. Certo, io avrei puntato Harry d’Inghilterr­a, ma me l’ha scippato Meghan! (ride, ndr) ». Si è definito «poliamoros­o». «Finché non prendo una decisione seria, mi piace giocare. Trovo che il sesso sia estremamen­te noioso e allora cerchiamo di divertirci in altromodo». Lei crede nel matrimonio? «Io no. Ma se il matrimonio porta dei diritti alla coppia, di qualunque tipo essa sia, va bene. Sono per la libertà totale». E le manca un figlio? «Sì, tanto. Adoro i bambini. Trovo che negli orfanotrof­i ci siano tanti piccoli che hanno bisogno, e tutte quelle povere creature che arrivano dal mare senza genitori... Vorrei impegnarmi perché i single possano adottare. Io sarei un padre perfetto». Chi indica come icone di stile? «Gina Lollobrigi­da e Sophia Loren. Oggi Rania di Giordania, che sa benissimo cosa vuol dire essere una regina a differenza di chi arriva al trono inglese non si sa come». Mi dica quanto tempo passa a farsi bello. « Amooore, io sono già bello! Attività fisica non ne avevomai fatta finora, e da gennaio sono dimagrito 26 chili. Con la dieta e il ballo». Se lei dovesse scegliere una trasmissio­ne, quale vorrebbe fare? «Andrei al Bagaglino conValeria­Marini e Pamela Prati. Come terza soubrette naturalmen­te. Anzi, faccio un appello al regista Pingitore: “Ninni, sono il tuo nuovo soubrette”. Sì, “il”, almaschile. Io sono un soubrette».

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«Con Raimondo quanta complicità»

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