Oggi

Gerry Scotti

«VENGODAL POPOLOE PIACCIOAL POPOLO. E LAVORAREMI DIVERTE, ANCHE SESTOCHIUS­O250GIORNI ALL’ANNONELCAP­ANNONEDEGL­ISTUDI TV», DICE GERRY SCOTTI. CHEQUANDO“EVADE” DIVENTAUN VIGNAIOLO. ECCOPERCHÉ

- Di Lavinia Capritti

Si divide tra programmi e vino di L. Capritti

Lavinia, il suo è un bellissimo nome». Grazie. «Lo dice uno che si chiama Virginio. Ero Virginio fino a 13anni quando gli amici hanno iniziato a chiamarmi Gerry. La questione è misteriosa: sembra che ci fosse un astronauta di nome Virgin e che laTorre di controllo lo chiamasse Gerry. Lorohanno iniziatoac­hiamarmi Gerry per prendermi in giro. Un pomeriggio, due pomeriggi… ormai sono passati 50 anni e io firmo pure gli assegni come Gerry». GerryScott­i è così: nonsi prende troppo sul serio, nonostante siaunamati­ssimo ReMida della tv. Se si volessero contare tutti i programmi che ha condotto ci si perderebbe per strada (si assestano su un centinaio) e ora, a 61 anni, ne conduce due contempora­neamente: The Wall e Caduta libera. Nel tempo libero si occupa con successo di vino, un’attività di cui va fierissimo, al punto che ora ha prodotto anche uno spumante che porta il suo nome. Prima di parlare di Tv, mi parli diquestapa­ssione. Perché il vino? «Sono nato in campagna, una piccola frazione diMiradolo Terme, nel Pavese, mio nonno paterno di lavoro faceva il vignaiolo. Questa storia del vino la raccontavo ai giornalist­i quando mi chiedevano come vedevo la mia vita dopo vent’anni. Rispondevo sempre: “Mi piacerebbe fare vino nell’Oltrepò”. Ecco, a forza di dirlo l’ho fatto per davvero». Passioni meno chic? «Il cibo. E non è un mistero. E poi viaggiare, ma essendo chiuso in un capannone, come dico io, per 250 giorni l’anno, questo è un desiderio. Traduco: appena posso vado». Mi scusi, parla come se fosse costretto. La stessa domanda l’ho appena fatta a Carlo Conti, anche lui non stamai fermo. Voi conduttori avete la predisposi­zione allo stacanovis­mo? «Mi fa piacere essere paragonato a Carlo è un altro che ha il piacere di lavorare, che si diverte: è il suomodo di essere. Solo per alcuni vale la regola dell’eccezional­ità dell’apparizion­e: Arbore, Fiorello quando se ne esce dalle sue tane, Grillo quando fa il comico e non il politico. Tutti gli altri, e ci metto Carlo, me stesso, Bonolis, la signora

Clerici, la signora Maria De Filippi, facciamo tv per lavoro. Questo è un gioco, il gioco della Tv mi permetto di definirlo, perché noi siamo miracolati e non lavoriamo in miniera. C’è una sola catena pesante: devi stare alle regole. Non è un mondo dove ci sei quando ti sogni di esserci e non ci sei quando ti sogni di non esserci. Se non vuoi esserci dici: “Arimortis” che signifca “Scusate, ma io non gioco più”. Noi non siamo grandi artisti che se ne vanno in Bolivia come canta la Michielin, noi la nostra ispirazion­e la dobbiamo trovare ogni giorno nel capannone». Fabrizio Frizzi: lei ha detto che ha ingoiato dei rospi in tv. «Mi sembra il segreto di Pulcinella, lo sanno tutti, qualcuno l’hadetto, qualcuno ci ha girato attorno. Era amatissimo per la sua semplicità, però chi sidoveva occupare profession­almente di lui non gli hadato tutto ciò chemeritav­a. È una mia consideraz­ione personale. Non ho nessuna carta o dossier nella mia cassaforte che possa dimostrarl­o». Mai detto no a un programma v? «Spesso, a volte perché nonmi piacevano, altre perché non avevo il tempo. Un no importante è stato per Scherzi a parte: nonmi ispirava. Solo quando ho visto la prima puntatami sono accorto di quanto valeva». Lei piace moltissimo, perché? «Forseper lamianorma­lità, per questo aspetto accomodant­e. Il fatto di essere così carnoso mette a proprio agio. Le signore vedono Raoul Bova, o me ne dica lei un altro bello, ma poi il bacio lo danno al quintale di Gerry Scotti». Silvio Berlusconi, la prima volta che la vide per Deejay television, disse: «Ma proprio uno che assomiglia al mio ragioniere?». Ha mai voluto sentirsi “un bello”? «No. Quando Berlusconi fece quella battuta, soprattutt­o la tv commercial­e

«CREDO DI ESSERE CONSIDERAT­O FAMILIARE, NEL SENSO DI DEGNO DI STARE NELLE CASE. ENE SONO FIER0»

era alla ricerca di stereotipi: tutti pettinati come Cesare Cadeo, occhio azzurro e baffo come Predolin, rubacuori come Andrea Giordana. Dovevano essere dei fighi pazzeschi. Ma lei ci pensi: Costanzo, Bruno Vespa, ma nemmeno il mio amico Conti, anche lui sarà mica un figo pazzesco… Alla fine funziona la personalit­à». Nessun rimpianto. «Mai. Anzi il volersi bene, l’accettarsi - e questa è una cosa che mi piacerebbe dire ai suoi lettori - aiuta ad avere successo. L’ho provato sulla mia pelle. Bisogna strappare il poster che si ha in camera e guardarsi nello specchio del bagno». E che poster aveva? « Gianni Rivera. Avevo raggiunto un accordo con mia madre. Niente donne discinte». Produce vino, ha una casa in Francia, sembra un’intellettu­ale (che poi oggi è una categoria strapazzat­a). «Ho una piccola casa in Francia da molto tempo, prima ancora che nascesse mio figlio. Io sono la dimostrazi­one che si può andare in CostaAzzur­ra senza essere mondani. Non c’è niente dipiù impagabile­cheessere seduti su uno scoglio a pescare e scoprire che il signore anziano che pesca accanto a te è il re delBelgio». Per modo di dire, immagino… «No, me ne sono accorto quando ho notato troppi uomini vestiti di nero e con la pistola. Sono luoghi dove può capitare che Jack Nicholson ti chieda di accendere un sigaro e ho visto Yves Montand che giocava a bocce». È molto popolare, sia nel senso che piace molto sia che piace al popolo. «Io vengo dal popolo, appartengo al popolo, piaccio al popolo, senza essere un populista. Un popolare non populista di questi tempi è una rarità e iome la tengo». Bella risposta. «Grazie. Approfitta­re della popolarità per diventare populista… no, lo lascio volentieri ad altri».

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