Non solo Venezia: i sindaci quali divieti si inventeranno?
La bella stagione è alle porte e tornano i grandi classici dell’estate: il gelato in riva al mare, la passeggiata in montagna, Renzi in tv che spiega la rava e la fava. A Venezia, come da domanda, fioccano i divieti. Il sindaco Brugnaro litiga coi locali perché vieta tuffi, musica, gioco della palla in spiaggia, litiga coi foresti perché mette i tornelli d’ingresso alla città, litiga con Elton John perché nelle scuole vuole solo libri eterosessuali. E il suo indice di gradimento sale alle stelle. Così, anche altri sindaci si stanno attrezzando per prendere qualche provvedimento insulso con cui aumentare il consenso mediatico. Ecco come. Luigi De Magistris (Napoli). Divieto di superamento dei 25 km di percorso in taxi tra la stazione Garibaldi e piazza Plebiscito (4 km). Leoluca Orlando (Palermo). Divieto di ricordare che Orlando è al 150° mandato e quando fu eletto la prima volta la Sicilia era ancora attaccata alla Libia. Dario Nardella (Firenze). Divieto di pronunciare il nome di Renzi invano. Chiara Appendino ( Torino). Divieto di nuova vittoria dello scudetto da parte della Juve, perché «noi un’altra festa in piazza col piffero che la organizziamo». Virginia Raggi (Roma). Divieto di tuffinelle buche; divieto di corsa delle bighe trainate da topi; divieto di freeclimbing sui cumuli di immondizia; divieto di kitesurfing sul Tevere per mezzo di gabbiani giganti; divieto di parcheggio in sesta fila; divieto di sosta pedonale alle fermate dell’Atac senza aver prima chiesto la residenza; divieto di pronunciare la frase «Ma porca di quella zozza, cosa ci è saltato in mente di far fuori Ignazio Marino». Beppe Sala (Milano). Divieto di lamentarsi se non si è prima visto com’è governata Roma.