Su una bici si può fare la storia
IL 4 MAGGIO PARTE IL GIRO D’ITALIA, E COSÌ UNODEGLI SPORT PIÙ MALTRATTATI CI INSEGNERÀ, ANCORAUNA VOLTA, COS’È LA FATICA VERA E L’ EPICA DELL’ AVVENTURA
Saranno 176 i corridori che prenderanno parte alla 101a edizione del Giro d’Italia, che scatta da Gerusalemme venerdì 4 maggio (è anche l’anniversario della tragedia di Superga) e si concluderà domenica 27 maggio. In Israele si disputano anche la seconda e la terza tappa. Poi la carovana del Giro si trasferirà in Sicilia, col primo arrivo in salita sull’Etna. Seguiranno tante altre tappe dure, tra cui spicca la 14a col “mostro” Zoncolan e le salite delGran Sasso, Colle delle Finestre, Sestriere e Cervinia. Perché si parte da Gerusalemme? Se la “corsa rosa” prende il via dallaCittà Santa, in occasione dei 70 anni dello Stato di Israele, lo si deve in gran parte alla memoria di Gino Bartali. Nel settembre del 2013, il grande campione toscano, vincitore di Giro e di Tour, è stato dichiarato “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, il massimo riconoscimento attribuito a persone che durante le persecuzioni nazifasciste hanno rischiato la vita per salvare anche solo un ebreo. Il cattolico Bartali ha agito «come corriere della rete – è scritto sul sito del memoriale - nascondendo falsi documenti e carte nella bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbinoCassuto». Il periodo in cui ha lavorato più intensamente permettere in salvo gli ebrei è stato tra il settembre 1943 e il giugno 1944. Ancora una volta il Giro si nutre di epica popolare, come un grande romanzo su due ruote. Il vincitore dell’edizione numero 100, Tom Dumoulin, sarà al via anche quest’anno. L’olandese della Sunweb sarà chiamato a difendere la propria leadership dagli assalti dell’inglese Chris Froome, del Team Sky. L’Astana si affiderà a Sanchez e Kangert, la Bahrain-Merida a Visconti e Pozzovivo (non partecipa Nibali), la Uae Emirates adAru e Ulissi.
Uno degli aspetti meno conosciuti è che durante il Giro si vendono molte biciclette. Possiamo dire che il ciclismo è uno sport ancora molto umano dove gli ultimi possono diventare primi e i primi ultimi? Possiamo dire che il ciclismo è uno degli sport più maltrattati (giusto combattere il doping ma più giusto ancora combatterlo in tutti gli
sport)? Possiamo dirgli grazie se almeno un’industria, quella delle due ruote, non è in sofferenza? Certo, dobbiamo dirlo: il Giro è una meravigliosa avventura umana e sportiva, un inventario mitologico, un capitolo fondamentale della storia d’Italia.
IL CICLISMO È MOLTO UMANO: GLI ULTIMI POSSONO DIVENTARE I PRIMI E I PRIMI ULTIMI