Gino Strada
«Gli italiani si fidano di Emercency»
Una vita da medico. Chirurgo in prima linea. Gino Strada, 70 anni appena compiuti, è il fondatore di Emergency, l’associazione non governativa che fornisce assistenza sanitaria alle vittime di guerre e povertà. In tutto il mondo. La sua organizzazione è la più “votata” dagli italiani. Nel settore umanitario, Emergency è la Ong che ottiene i maggiori introiti dalla ripartizione annua del 5x1000.
Nel 2016 i contribuenti hanno destinato 13,5 milioni di euro all’associazione.
«Un attestato di fiducia che ci rincuora, ma anche una grande responsabilità da portare. E penso che la onoriamo», commenta con sobria soddisfazione Strada. «Siamo arrivati a quasi 400 mila preferenze. Che forse suona un po’ troppo politico, come termine», scherza. «Però rende l’idea.
L’aspetto più bello è che non facciamo molta pubblicità. Non spendiamo milioni per promuovere il nostro marchio».
È una credibilità guadagnata sul campo, è proprio il caso di sottolineare. «Godiamo di una stima fattuale, come ormai si usadire. La cifra cheincassiamo è in continua crescita. I cittadini toccano con mano il nostro lavoro.
Noi documentiamo tutto in trasparenza. Perciò sono assolutamente favorevole alla normativa sul terzo settore in via di definizione. E che va giusto in questa direzione. Biso-
gna rendere sempre più stringenti i controlli sull’operato delle organizzazioni». Chi agisce seriamente non ha nulla da temere. «
Siamo in ritardo, però ci stiamo arrivando. Diversi anni fa noi fummo i primi a presentare una proposta di legge.
Pochi articoli, per sancire che bisognava rendicontare i soldi percepiti con il 5x1000. Pena la decadenza. Ne discussi anche con l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. A titolo esemplificativo, gli parlai dell’esistenza di un’associazione, che incassava il 5x1000 soltanto dai suoi fondatori. Ma partecipava poi al riparto proporzionale delle quote che i contribuenti assegnano genericamente al settore umanitario. Senza indicare alcuna organizzazione in particolare nella dichiarazione dei redditi». Una truffa legalizzata, con la quale gli associati si pagavano le vacanze estive. Onorando peraltro alla perfezione il loro statuto, dal momento che si chiamavano “Piuttosto che stare a casa". Nomen omen, evidentemente. Fini reagì conmisurato stupore.
«"Interessante", replicò testualmente. Non ne seppi più nulla. Per fortuna le cose sono cambiate. Occorre fornire regole certe e risorse sicure alle Ong. Altrimenti non si possono programmare gli interventi. Aggiungo
che noi destiniamo il 90% del bilancio a progetti e aiuti. Abbiamo ridotto al minimo le spese per il funzionamento. È la nostra politica fin dalla fondazione, avvenuta nel 1994. L’idea di Emergency nacque da un incontro. Tra un gruppo di operatori sanitari e tanti, troppi, feriti di guerra. Ci rendemmo conto dell'enormità dei bisogni. Decidemmo che avevamo il dovere di fare qualcosa». Missione compiuta. «In 24 anni abbiamo assistito 9 milioni di persone. L'iniziativa si è sviluppata oltreogni aspettativa. E ci costringe a una continua e gratificante, benché affannosa, rincorsa. Per coprire il divario tra le spaventose esigenze e le nostre forze. Abbiamo sempre puntato sulla medicina di qualità, rigorosamente gratuita. Presto c'è stato chiaro che non erano solo le vittime dei conflitti adaver bisogno di noi. La chirurgiadi guerra non poteva bastare». Ci sono altre categorie deboli da proteggere: donne e bambini, innanzitutto. «In Afghanistan abbiamo creato un ospedale per la maternità, dove vengono effettuati 8-9mila parti l'anno. E ora le donne vengono assieme ai mariti, per ragionare di pianificazione familiare. Un risultato straordinario pure dal punto di vista sociale. Ci accusavano di essere matti. Invece abbiamo dimostrato che era vero lo slogan del '68: “Siamo realisti, chiediamo l'impossibile”. Dal 2006 l'azione si è estesa all'Italia». Dove oltre 12 milioni di persone non possono permettersi cure adeguate. Con buona pace dell'articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto alla Salute. «Non è ancora tempo di bilanci, continuiamo a lavorare. Un po' di stanchezza c'è, ma non ho alcuna intenzione di fermarmi. Mi dispiace che in questa avventura non avrò più accanto mia figlia Cecilia, che ha lasciato Emergency per seguire altre strade. Tra di noi, nessun dissapore. E la certezza di condividere lo stesso sogno: un mondo dove la nostra Ong non serva più. Perché gli uomini hanno smesso di fare le guerre».
Destiniamo il 90% del nostro bilancio a interventi e aiuti. È la nostra politica fin dalla fondazione