Scomparsa in crociera
Parla il marito della donna
Mia moglie e io non andavamo d’accordo, ma non le ho mai fatto del male. Credetemi, non l’ho uccisa. Lei ha fatto uno dei suoi colpi di testa e se n’è andata». Da qualsiasi parte la si voglia guardare è una triste vicenda, ma Daniel Belling, 45 anni, cittadino tedesco residente in Irlanda, la racconta col volto illuminato da un sorriso. Dopo 14 mesi di carcere appare magro ed emaciato, ma aver riassaporato all’improvviso il gusto della libertà e averlo fatto nello splendore della primavera romana gli ha dato una botta paurosa di energia, che ora gli permette di guardarsi indietro. Di tornare al 7 febbraio 2017 quando, al termine di una settimana di crociera in Mediterraneo, Belling scese a Civitavecchia con i due figli Bernard e Nicolas, di 8 e 5 anni, ma senza la moglie cinese Ly Yinglei, che all’epoca aveva 38 anni. La Procura di Roma lo arrestò con una duplice accusa: aver ucciso la consorte e aver fatto sparire il suo cadavere, forse chiudendolo in un trolley e gettandolo in mare durante la navigazione. Ma in assenza di prove schiaccianti e in presenza di attività investigative dai risultati ancora incerti, lunedì 23 aprile il tribunale del Riesame di Roma ha deciso di accogliere la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori Luigi Conti e Laura Camomilla. Belling rimane indagato, ma in attesa che il fascicolo si chiuda con l’archiviazione oppure col rinvio a giudizio, può tornarsene a casa sua a Dublino ( Irlanda), riabbracciare i suoi figli e riprendere a lavorare.
Belling, sua moglie non può essere sparita nel nulla. Dove può essere finita, secondo lei? «Lily ( è il soprannome, ndr) dev’esser viva da qualche parte. Non so dove sia. Ilmio legale ha condotto una controinchiesta da cui risulta che la sua carta di credito è stata usata unmese dopo la sua scomparsa per pagare un pedaggio autostradale in Irlanda. Io però credo che abbia fatto quel che si riprometteva da tempo, e cioè tornare in Cina». Quando l’ha vista l’ultima volta? «La mattina in cui la nave ha fatto tappa a Katakolon, in Grecia, sono sceso a terra coi bimbi e l’ho lasciata in cabina che dormiva. Al ritorno non
c’era più. Lily è sempre stata una donna molto instabile, aggressiva, irascibile e impulsiva. In passato era già sparita altre volte, per questo nonmi sono preoccupato». Secondo la compagnia è impossibile che sua moglie sia scesa dalla nave senza lasciare tracce del suo passaggio. «Il mio legale ha riscontrato una sorta di sudditanza psicologica nei confronti dei sistemi di sicurezza della nave, come se fossero per forza di cose infallibili. Sempre il mio avvocato, ha fatto notare che Lily, come buona parte dell’equipaggio, è orientale e avrebbe potuto scendere a terra dal ponte riservato al personale, dove i controlli sono meno severi». Faccia uno sforzo e provi a osservare tutta la vicenda dall’ester- no. Un rapporto di coppia tormentato e la moglie che durante una crociera sparisce. Lei di chi sospetterebbe? «Capisco che gli inquirenti all’inizio abbiano puntato su di me. Però non capisco perché abbiano continuato a farlo, visto che a poche settimane dal mio arresto erano già emersimolti elementi in grado di rovesciare le impressioni iniziali. I Pm non avevano prove contro di me e soprattutto erano a conoscenza della personalità disturbata di Lily, del suo desiderio di abbandonare la famiglia per tornare al suo Paese d’origine. Tutte cose che sono state confermate dalle autorità irlandesi e addirittura da mia suocera, la madre di Lily, che mi ha sempre difeso». Cos’ha provato dopo la scomparsa di sua moglie? « Li ly controllava tutto e l’avevo soprannominata “Governo Cinese”, che non è un’istituzione famosa per il rispetto dei diritti umani. Nei primi mesi è stato come vivere la fine di una dittatura. Non subire violenze psicologiche, non sentire le sue urla, le sue aggressioni fisiche, le sberle, i pizzicotti, i calci negli stinchi, all’iniziomi ha dato un senso di sollievo. Dopo due mesi di galera senza avere sue notizie ho cominciato però a sentire la sua mancanza». La riprenderebbe con lei? «Solo se si sottoporrà a una terapia per curarsi. Non voglio rivivere l’inferno degli anni scorsi». Tornerà in Italia? «Certo, lo farò anche a breve, per recuperare uno scatolone di libri che mi ha tenuto compagnia durante questi mesi di carcere».
«NEI PRIMI TEMPI HO AVUTO UN CERTO SOLLIEVO, COME PER LA FINE DI UNA DITTATURA»