Antonio Banderas
In tv è Picasso
ALos Angeles (Stati Uniti), maggio ntonio arriva sorridente a Il Posto, il ristorante italiano del Four Season di Beverly Hills. Indossa un pulloverino verde sopra una maglietta bianca. I capelli sono corti e non più folti come una volta, ma Antonio sembra totalmente a suo agio, tranquillo. «Felice?», gli chiediamo. «Soddisfatto», risponde Banderas aprendosi in un largo sorriso: e sembra di rivedere quel fascino giovanile che conquistò Almodovar negli Anni 80eHollywood negli Anni 90. Ci siamo conosciuti allora. «Amo l’Italia in maniera incondizionata», mi rivela l’attore aggiungendo di aver scelto Ischia come prima vacanza dopo l’infarto del 26 gennaio dell’anno scorso. Allo stesso tempo ricevette una telefonata da Ron Howard con una proposta che non poteva rifiutare. Quella di interpretare Pablo Picasso in 10 episodi televisivi per la nuova serie Genius su National Geographic dal 10 maggio (Sky 403, la prima era dedicata ad Albert Einstein). «Questa partemi è stata offerta quando avevo 20 anni, quando ne avevo 30 e anche più tardi, ma sono sempre fuggito».
Come mai? Sei di Malaga, proprio come Picasso… «Forse proprio per questo. Picasso per me rappresentava il grande eroe di questa città, quello che era riuscito ad uscirne e a farsi conoscere nel mondo. Sapevo di lui da quando avevo 5 anni e mia madre mi portava per mano a scuola passando per La Plaza de la Merced. “Vedi”, mi diceva tutti i giorni, “qui è nato Picasso”. Pensi che il tuo problema di salu- te abbia influenzato la tua scelta professionale? «È strano perché non credevo nel destino, ma devo ammettere che fronteggiando lamorte sono riuscito a capire meglio l’importanza e forse la necessità di poter assumermi la responsabità, come figlio di Malaga, di interpretare Don Pablo Ruiz Picasso». Era il momento giusto nella tua carriera? «E nella mia vita. Avevo raggiunto il massimo, ne avevo fatte di tutti i colori. Sposato e divorziato due volte, con due attrici, ora vivo nel Surrey, in Inghilterra, ho una compagna ( Nicole Kimpel, ndr) per amico con la quale mi piace uscire a cena, leggere, guardare la televisione». Lei non fa parte del tuo stesso mondo? «No, lavora nella finanza. E quando viene con me a Hollywood va fuori di testa perché per lei è un mondo di favole. Siamo insieme da tre anni e le piace andare a teatro nel West End londinese». Don Pablo Ruiz Picasso. Cosa hai imparato interpretando questo genio? «Che per essere un grande artista devi essere onesto e l’onestà che ti rende un grande artista è la stessa che ti manda inmiseria e ti crea problemi». E delle sue donne? Le suemuse? «È facile descrivere Picasso come un donnaiolo, ma quel ruolo è legato all’essere muse della sua pittura. Le donne hanno prodotto le varie transizioni della sua arte. Dopo le pene di una rottura con una, aveva bisogno di cadere nella vertigine con un’altra per trovare ispirazione. Pablo è curioso. È sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo». Picasso è stato affrontato varie volte in film e tv. Pensi che questi 10 episodi di Genius gli renderenno finalmente giustizia? «Picasso rimarrà sempre un talento misterioso, un vero genio perché nella sua vita ha abbattuto barriere. Non ha mai inseguito i soldi, il successo. Ha fatto tutto a modo suo, creando danni collaterali in tutte le sue relazioni». Pensi che non sia stato capace
di amare perché riversava tutto il suo amore nella sua arte? Per quello trattava tutti male? «È un modo piacevole di vedere Don Pablo. Dipende da chi raccontava gli eventi. Si dice che trattavamale anche i figli, ma ti voglio dire un episodio che è successo sul set. Siamo a metà degli Anni 30 e Picasso descrive la sua relazione con Marie-Thérèse all’amico poeta Paul Eluard. La donna perfetta, la relazione perfetta, ma allo stesso tempo si rende conto che questa perfezione non gli permette di dipingere. Si lamenta perfino della figlia Maya. È pronto a distruggere tutto. Sul set c’eraOlivier, il figlio di Maya Picasso, la figlia di Marie-Thérèse. Alla fine della scena Olivier, che era venuto da Parigi, mi passa il cellulare e mi fa: “Maya, mia mamma, è al telefono”. Avevo appena terminato la scena dove parlavo non bene della bambina e d’incanto mi trovo a discorrere con la stessa persona, ora una donna di 82 anni che si esprime perfettamente in spagnolo e mi dice: “Adoromio padre e mio padre mi adorava”. “MaMaya”, controbatto io, “non è quello che si dice”. “La mia famiglia mi odia perché racconto sempre la verità”. Così ho introdotto una scena nell’episodio 7. Quando Picasso balla il paso doble con la piccola Maya, come me lo ha raccontato lei. Con i suoi piedini sopra quelli di papà Picasso perché lui amava il paso doble e il flamenco, la musica popolare non quella classica». E tua figlia Stella, come sta? «Stella ha 21 anni e studia narrativa e sceneggiatura alla Scu (Southern California University). Le piace molto scrivere e penso che finirà anche lei nel cinema. Dietro o davanti allamacchina da presa. Ci sonomolte ingiustizie nel mondo, confusione e violenza e Stella è consapevole di tutto questo, ne fa motivo di riflessione. Sono fiero di mia figlia. Melanie ( Griffith, l’ex moglie, ndr) ha fatto un grande lavoro con lei, con Dakota e gli altri figli, e io la onoro per questo».