In un reality può capitare di tutto
«CERTE SCENATE SI VEDONOPURE AL BAR, ALMERCATOE IN POLITICA», DICE CHI COORDINAAUTORIEREGISTIDELLO SHOW. E SULLAFUGADEGLI SPONSOR... ANDREA PALAZZO, CAPOPROGETTO ENDEMOL
Andrea Palazzo da ben 18 anni è il Grande Fratello, ha seguito tutte le edizioni dal lontano settembre 2000. E il capoprogetto di Endemol è senza dubbio l’interlocutore più autorevole a cui porre certe domande, soprattutto nel momento in cui il reality condotto da Barbara d’Urso tiene incollati allo schermo alcuni milioni di italiani mentre in tanti discettano di trash e criticano la scarsità dei contenuti mandati in onda in maniera eccessiva o indiscreta. Perché, piaccia o non piaccia, il GF irrita, diverte, divide, ma resta un gioco serissimo. E chi lo pensa, lo immagina, lo realizza non fa certamente un lavoro semplice.
Palazzo, se parlo con lei, è come se parlassi un po’ con lui? Il temuto, invisibile quanto criticato Grande Fratello? «Dietro il totem GF ci sono tante persone, tanti autori e tutto ciò che si sceglie di fare è sempre condiviso con la produzione e l’editore».
Sì, va bene, ma lei è il capo e a Cinecittà non simuove foglia che Palazzo non voglia… «Io ho solo il compito di coordinare un gruppo ben affiatato e assai consistente, non solo di autori, ma di registi che lavorano praticamente 24 ore al giorno sul programma. E, come in
ogni programma che va in diretta live, facciamo sempre i conti con gli imprevisti cercando di fronteggiarli nel modo migliore».
Per imprevisti intende gli episodi di bullismo, il Codacons che scrive comunicati violentissimi o gli sponsor che si ritirano? «I temi sono diversi e tutti molto delicati. Facciamo un passo indietro. Abbiamo scelto ragazzi non certo abituati a stare su un set (anche se ha le sembianze di una casa), che sono “costretti” a una convivenza difficile e questo può generare conflitti di ogni tipo. Questo è il Dna, da sempre l’anima stessa di questo format. E ogni dinamica, ogni azione può nascondere effetti inaspettati».
Be’, insomma… E della selezione del “materiale umano”, che dice? «Noi abbiamo cercato storie estreme, a tratti spregiudicate e provocatorie, ma anche concorrenti con una personalità molto forte che alimentassero un’immediata curiosità e interesse, visto che questa è un’edizione più breve di altre. Tenga presente che ci sono state edizioni durate anche sei mesi, con 26 settimane di messa in onda. In questo caso avevamo decisamente più tempo per far conoscere al nostro pubblico le storie dei concorrenti. Il nostro obiettivo è stimolare curiosità e raccontare storie che facciano discu- tere. Le vicende che ci sono in questa edizione hanno alimentato l’interesse del pubblico in un tempo decisamente più breve del solito».
Piede sull’acceleratore, ok. Ma a che prezzo? «Quello del corto circuito, che badi bene, in un reality va sempre messo in conto. Noi possiamo immaginarle, certe dinamiche, faremille ipotesi sul carattere dei concorrenti, ma in certi casi non è semplice fronteggiare e contenere determinati comportamenti».
Come sono stati scelti questi concorrenti? «Dopo tante edizioni, ormai i ragazzi sono diventati furbi ai provini. A noi interessava individuare la materia “grezza”, quella senza filtri che sapesse emozionarsi ancora, dopo tanti anni di reality, restando il più possibile autentica. L’unico copione possibile lo “scrivono” i concorrenti semplicemente vivendo all’interno della Casa. Il Grande Fratello nel confessionale parla e si confronta con loro, non obbliga a fare nulla, soprattutto ascolta».
La cattiveria è nell’occhio di chi guarda, dice la d’Urso. «Quello che penso è che la vita sia anche questa. Comportamenti eccessivi li possiamo trovare ovunque: allo stadio, al mercato, al bar, nella politica, nelle risse di certi talk. Si vede e si sente di tutto, solo che ci si scandalizza solo per quello che accade al GF. Noi condanniamo da sempre certi eccessi e il nostro pubblico lo sa molto bene. È sempre stato considerato trash, il Grande Fratello, sin dalla prima edizione: questo l’abbiamo sentito spesso. È un programma che si alimenta di provocazioni. Non può non farlo! Ma oltre questo, c’è molto altro. Ci sono storie di vita normale, d’amore, emozioni e anchemolta autoironia. Noi proviamo a raccontare le tante sfumature dell’emotività».
Ma allora la fuga degli sponsor? «Di questo so poco. Certo non ci fa piacere tutto quello che sta accadendo. Trovo legittimo che ognuno faccia ciò che ritiene in linea con la sua etica. In un reality può accadere di tutto, e questo andrebbe sempre considerato».
Potesse tornare indietro, come farebbe il cast? «Noi proviamo sempre a non fare un cast uguale a quello dell’edizione precedente. Sarebbe un clamoroso errore».
Trash per lei è? «Ne ho un concetto ovviamente molto elastico. Su questo tema, come sa, si sono confrontati molti critici e intellettuali. Per me resta un concetto molto mobile, fluido, quasi inafferrabile. Quello che è trash, volgare per alcuni, può essere per altri semplicemente e più innocentemente pop. Ancora una volta è questione di punti di vista. Trovo che valga la vecchia regola che ognuno sia libero di pensarla come vuole. Il GF è un programma di intrattenimento, anche se Pietro Taricone fu il primo a capire che non è un “semplice gioco” perché si mette in gioco davvero tanto altro…».
E quindi, come per tutti i programmi tv, se non piace, basta cambiare canale e smettere di guardarlo? «Basterebbe guardarlo per quello che è, ci sono sempre troppi pregiudizi».