Con i sacchetti bio paghiamo l’ortofrutta quasi il 50% inpiù?
L’ISMEAHAEVIDENZIATOUNCALONEGLI ACQUISTI SFUSI (-3,5%) E L’AUMENTODI QUELLI CONFEZIONATI (+11%), CHE INMEDIACOSTANO IL 43% PIÙDEI PRIMI
L’introduzione dei bioshopper a pagamento in Italia non ha portato rialzi dei prezzi aldettagliodi frutta e verdura,
ma ha modificato le abitudini di acquisto dei consumatori dirottando le loro scelte verso l’ortofrutta già confezionata,
come registrato da tutti gli enti di settore. Frutta e ortaggi già imbustati e pesati hanno ovviamente costimaggiori rispetto ai prodotti sfusi, perché il consumatore paga anche l’imballaggio. I sacchetti bio quindi non hanno portato ad alcunaumentodei prezzi dei prodotti invendita,
magli aggravi di spesa a danno dei consumatori si nascondono semmai nei comportamenti scorretti degli esercenti.
Una ricerca del Codacons ha rilevato infatti che spesso i sacchetti della spesa non sono tarati: al momento di pesare frutta e verdura sulla bilancia il consumatore paga anche il peso del bio-shopper che si aggiunge a quello della frutta o della verdura acquistata. Una prassi che esisteva anche prima della nuova normativa, ma che ora rappresenta un costo doppio per il cittadino, che paga il sacchetto sia alla cassa, sia con l’aumento sul peso della merce acquistata. Pernonparlarepoi dimercati
e frutterie che, nel 72% dei casi, fanno pagare sacchetti che non sono a norma
poiché non compostabili e non biodegradabili. La soluzione all’illegalità nel settore è incrementare i controlli nei supermercati come nei banchi dimercato, e disporre che il costo dei bio-shopper sia a carico dei fornitori e non dei consumatori finali.