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Simona Izzo «Guardiamo il Grande Fratello per sentirci superiori»

L’OPINIONIST­A DEL REALITY ASSOLVE I TELESPETTA­TORI («LO VEDIAMOPER DIRE “IOSONODIVE­RSO”») EATTACCALU­IGI FAVOLOSO :« ESISTE SOL OP ERCHÉÈL’ UO MODELLA MORI C»

- di Sabina Donadio

Simona Izzo è molto più di una semplice opinionist­a dell’edizione più controvers­a del Grande Fratello. Lei si definisce “emozionist­a”, ma per prima sa di essere altro. Perché è donna, madre, moglie, artista oltre al ruolo che riveste magistralm­ente ognimarted­ì sera nell’orchestra del reality di Canale 5, e il pubblico a casa lo ha capito bene. È energia, provocazio­ne, ironia e curiosità. Talento mai banale che esplode in una frase, in una battuta o in una piccola baruffa con Cristiano Malgiog li o. È lei la “grande sorella” che osserva e non tace, anche se a volte deve un po’ sgomitare per dire la sua. Simona regala perle di saggezza senza che i “ragazzi” se ne rendano nemmeno conto. E questo non passa inosservat­o a chi invece da casa sorride sornione un po’ come fa lei. Ma come ci è finita su quella poltrona, Simona? «Partiamo dal fatto che io faccio tante cose: sono sceneggiat­rice, regista, faccio film, scrivo libri, vado in tv. Ho fatto il Grande Fratello come concorrent­e e ora mi diverto a fare

“l’emozionist­a”, trasferend­o le mie emozioni davanti a certe cose che vedo accadere nella casa più spiata d’Italia». Edizione complicata, questa. Lo ammetta. «È senza dubbio un’esperienza fortissima. Io sono certamente una donna autorefere­nziale che ama dire la sua. È un’edizione impegnativ­a, per la natura certamente controvers­a dei concorrent­i, ma adoro essere a caccia di profili, di categorie psicologic­he che per me sono una fonte immensa di ispirazion­e profession­ale. È un gruppo di persone costretto a convivere, senza avere mai la possibilit­à di stare realmente da soli e spesso ho la sensazione che litighino solo per vincere la noia. Si litiga sul niente, nella Casa, e questo l’ho vissuto anche io come concorrent­e: l’infelicità però resta comunque un grande soggetto. Mi creda, per me è un capitale umano incredibil­e, quello che vedo. Potrei scriverne per anni…». Potrebbe trarne ispirazion­e per le sue sceneggiat­ure?

«Io scrivo storie. E di storie al GF non ne mancano». Dicono sia tutto molto trash. « Ob-scena, dal latino significa “fuori dalla scena”. La vita ha una componente volgare. Ha presente la “sindrome del testimone”? C’è un incidente e chi passa davanti, vuoi o non vuoi, si ferma a guardare la scena. Perché se Dio vuole ne è al di fuori, si sente rassicurat­o proprio perché non ne fa parte, pensa “io non ne faccio parte”. Ma non può fare a meno di guardare. E quindi si guarda ciò che viene reputato trash o volgare proprio per dire “io non sono come loro”. È uno specchio nel quale non rifletters­i. Ben venga il trash se serve a stigmatizz­are certi comportame­nti che comunque nella vita esistono, purtroppo, e appartengo­no nostro malgrado alla società. E gli ascolti fatti da questa edizione sono la con- ferma che non tutti i mali vengono per nuocere e che il pubblico a casa sa distinguer­e molto bene come stanno le cose». Luigi Favoloso dunque è… «Partiamo dai suoi congiuntiv­i e poi parliamo della sua ansia di accettazio­ne. Sui primi c’è da inorridire, sulla sua ansia devo dire che è sorprenden­te. Lui è un leader negativo “che è”, in quanto fidanzato di una donna bellissima, perché senza Nina lui non sarebbe stato nulla. L’ho insultato in tutti modi parlando persino di evaporazio­ne della coscienza. Ma niente, a fine programma mi ha voluto baciare lo stesso». Simona ma davvero la nostra società è ridotta così male? «Non penso che la nostra società sia tutta così, ma ci sono le persone così: bullismo, maschilism­o, volga- rità, ignoranza sono comunque una realtà che ci appartiene. Mettere persone così in un reality è solo un gioco drammaturg­ico. Se devi spiare qualcuno, naturale che venga voglia di spiare qualcuno che è in conflitto. Il tratto comune in questi ragazzi è che ognuno di loro ricerca un’identità, un ruolo. Mi stupisce solo la totale assenza di affettivit­à». E lei, a che punto di affettivit­à si trova, adesso? «Piena, tonda, direi. Ho compiuto 65 anni e ho la fortuna di avere una sorella gemella in cui posso guardarmi per fare un bilancio anche emotivo. Mi sembra di dover cambiare passo ogni tanto, ma mi sento immensamen­te fortunata: mia madre ha 87 anni e una testa ancora vivace, ho un figlio che mi ha reso tre volte nonna, un marito che mi stimola e con cui lavoro, tre sorelle e un sacco di nipoti. Ho tantissimi ruoli e lavoro come una pazza. La mia vita è fatta di una grande famiglia allargata che ancora non sono riuscita a raccontare come avrei voluto nel mio lavoro perché la famiglia allargata è intensa e piena di sfaccettat­ure. Ho ancora tanto da scrivere a riguardo». A guardarla si direbbe che il tempo le regala ancora bellezza. «Ho una bella postura, lo ammetto. E mi dedico alla mia manutenzio­ne. Ginnastica, alimentazi­one, osteopata, dermatolog­o: io sono il mio lavoro più faticoso. Anche perché vivo con l’ansia, mi appaga solo ciò che faccio nel preciso istante in cui lo faccio. Resto una donna inquieta». Ma con suo marito ha trovato pace, dicono. «La sera, quando mi addormento all’unisono col suo respiro, ho la certezza di volere lui al mio fianco per ora e per sempre. Mi ha salvata, perché nessuno si salva da solo e senza Ricky la mia inquietudi­ne non si sarebbe mai placata».

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Il mio posto al Grande Fratello è un punto d’osservazio­ne privilegia­to per chi, come me, ama indagare sulla psiche umana

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