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EDITORIALE

C’ È UNA SERIE TV CHEDIMAIO ES AL VINI DOVREBBERO STUDIARE. PER EVITARE CHE ...

- di Umberto Brindani

Per commentare il programma economico penta-leghista, da un po’ di giorni si fa un gran parlare della serie televisiva spagnola La casa di carta. Poiché è trasmessa daNetflix e immagino chemolti di voiNetflix non ce l’abbiano, vi racconto l’essenziale (senza fare spoiler).

Si tratta di uno dei telefilm più straordina­ri che io abbia mai visto: 22 episodi che mi hanno incollato allo schermo, uno dopo l’altro, per un totale di 18 ore che mi sono somministr­ato in tre o quattro maratone serali, maledicend­o il momento in cui dovevo interrompe­re e andare a dormire perché l’indomani lavoravo. La storia è semplice quanto geniale. Una banda di ladrimolto intelligen­ti e molto preparati, guidati dall’esterno da un misterioso tizio che si fa chiamare «Il Professore», si introduce con un escamotage nel palazzo della Zecca di Stato, prende in ostaggio qualche decina di persone e per il loro rilascio finge di intavolare un’estenuante trattativa con le autorità. In realtà lo scopo dell’operazione non è il solito ricatto a base di «dateci un elicottero e 2 milioni di dollari». L’obiettivo è tirarla per le lunghe e intanto stampare fisicament­e banconote da 50 euro, autentiche, per complessiv­i 2 miliardi e 400 milioni. Così, mentre succedono mille cose come in qualunque action che si rispetti, le rotative della Zecca nazionale vanno a tutto regime e sfornano valanghe di biglietton­i. Fino a quando…

Ci sarebbe anche una giustifica­zione, diciamo così, politica. A un certo punto Il Professore dice: «Nel 2011 la Banca centrale europea ha creato dal nulla 171 mila milioni di euro. Sai dove sono finiti tutti quei soldi? Alle banche, ai più ricchi. Qualcuno ha detto che la Bce è una ladra? Iniezione di liquidità, l’hanno chiamata. Ecco, io sto facendo una iniezione di liquidità non nelle banche, ma qui, nell’economia reale». Insomma, su scala industrial­e quello che tentarono di fare Totò e Peppino ne La banda degli onesti, con l’unica differenza che loro stampavano­banconote da 10mila lire false (e le appendevan­o ad asciugare!), mentre Il Professore e la sua gang le producono autentiche. Ma il sogno è il medesimo: creare denaro dal nulla.

Posso sbagliare, ma mi sa che è lo stesso sogno di qualche “consulente economico” della coppiaDiMa­io-Salvini. Perché mai, infatti, vagheggiar­e l’uscita dall’euro, se non per mettersi a erogare a piacimento la propria valuta? Proposte estreme come questa sono state ben presto cancellate dal programma concordato. Ma è preoccupan­te anche solo averci pensato. La realtà non è un film. Con buona pace delmiticoA­lessandroD­i Battista, il quale invita ad «ascoltare quello che dice la gente nei bar, non quello che esce dai consigli di amministra­zione delle banche d’affari», l’economia è una faccenda leggerment­e più complicata. La creazione di moneta è appannaggi­o della Bce, presieduta dal nostro Mario Draghi. E non è che si può andare a Francofort­e, dargli una bella pacca sulla spalla e dirgli: «Ehi, Marione, abbiamo bisogno di un po’ di soldi, ci stamperest­i un po’ di banconote solo per noi? Oddio, se proprio non vuoi, cancellaci 250 miliardi di debiti, va’». Difficile anche immaginare di prenderlo in ostaggio e stampare da soli.

Anche i sassi sanno che stampare moneta a vanvera significa far aumentare l’inflazione. E più ne metti in circolazio­ne, più i prezzi aumentano, fino ad annullarne gli effetti. Hai le tasche piene di banconote e con esse ci puoi fare la birra. Come succede per esempio in queste ore in Venezuela, con l’inflazione al 14 mila per cento e i prezzi delle merci che aumentano mentre sei in coda alla cassa. Come dite? Nessuno propone di stampare moneta? Già. E allora perché si continua a parlare di uscita dall’euro? Per sport? Non solo. Nella parte del «Professore» da noi c’è taleClaudi­oBorghi, esperto economico dellaLega, che si è messo in testa di lanciare i Mini-Bot, cioè titoli di Stato commerciab­ili con i quali andare anche a fare la spesa. Una specie di valuta parallela sottratta al controllo dell’occhiuta e odiataEuro­pa? Mah. Sipuò anche «ascoltare la gente al bar», ma non tutti, al bar, prendono solo caffè o cappuccino. C’è anche chi si fa il camparino a colazione.

 ??  ?? Una scena della serie tv La casa di carta, fiction spagnola del 2017 disponibil­e su Netflix. I ladri indossano la maschera di Dalì e anche gli ostaggi sono obbligati a metterla.
Una scena della serie tv La casa di carta, fiction spagnola del 2017 disponibil­e su Netflix. I ladri indossano la maschera di Dalì e anche gli ostaggi sono obbligati a metterla.

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