Oggi

Si può finire in prigione per un post razzista?

UNA RAGAZZA È STATA CONDANNATA PER UNA FRASE XENOFOBA. E RISCHIAANC­HE CHI METTE UN“LIKE”

- RISPONDE Caterina Malavenda avvocato

La legge Mancino (L. n. 205/ 1993) è stata introdotta per punire condotte piùgravi di unsemplice­post e, tuttavia, applicando­si a ogni condotta discrimina­toria, sanziona anche chi abusa dei social per diffondere «idee fondate sulla superiorit­à e sull’odio razziale ed etnico», così veicolando, ad esempio, un pregiudizi­o manifesto sulla inferiorit­à di una sola razza. Può, dunque, essere punito certamente il blogger, che ha immesso inRete un post xenofobo, ma potrebbe esserlo anche chi, dopo averlo letto, aderisce al suo contenuto con un like, come è accaduto a Genova, dove pende un processo; e a Zurigo dove, addirittur­a,

un giudice federale ha già condannato l’autore di un like a un post razzista. Diverse procure hanno, poi, avviato indagini per un «mi

piace» riguardant­e post diffamator­i, a carico di chi ha avallato la condotta lesiva del blogger, manifestan­do il suo gradimento, anche se possibili problemi può presentare l’accertamen­to della reale volontà di aderire. È spesso, infatti, un gesto automatico, fatto per simpatia e a volte ignorando persino il post che «ci piace» ma che può costare caro. Il consiglio? Astenersi dall’approvare e condivider­e un post prima di averlo letto e, anche se ci piacesse proprio tanto, sec’èqualche rischio, fermarsi prima del clic fatale.

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