Si può finire in prigione per un post razzista?
UNA RAGAZZA È STATA CONDANNATA PER UNA FRASE XENOFOBA. E RISCHIAANCHE CHI METTE UN“LIKE”
La legge Mancino (L. n. 205/ 1993) è stata introdotta per punire condotte piùgravi di unsemplicepost e, tuttavia, applicandosi a ogni condotta discriminatoria, sanziona anche chi abusa dei social per diffondere «idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico», così veicolando, ad esempio, un pregiudizio manifesto sulla inferiorità di una sola razza. Può, dunque, essere punito certamente il blogger, che ha immesso inRete un post xenofobo, ma potrebbe esserlo anche chi, dopo averlo letto, aderisce al suo contenuto con un like, come è accaduto a Genova, dove pende un processo; e a Zurigo dove, addirittura,
un giudice federale ha già condannato l’autore di un like a un post razzista. Diverse procure hanno, poi, avviato indagini per un «mi
piace» riguardante post diffamatori, a carico di chi ha avallato la condotta lesiva del blogger, manifestando il suo gradimento, anche se possibili problemi può presentare l’accertamento della reale volontà di aderire. È spesso, infatti, un gesto automatico, fatto per simpatia e a volte ignorando persino il post che «ci piace» ma che può costare caro. Il consiglio? Astenersi dall’approvare e condividere un post prima di averlo letto e, anche se ci piacesse proprio tanto, sec’èqualche rischio, fermarsi prima del clic fatale.