Palma d’oro al Giappone (ma è l’Italia a incantare il pubblico)
«Marcellooooo!», urla Roberto Benigni (come Anita Ekberg nella Dolce Vita), chiamando sul palco di Cannes il protagonista di Dogman, Marcello Fonte, premiato come miglior attore a questa 71esima edizione del Festival. E il pubblico si scioglie in un grandissimo applauso. Il film di Matteo Garrone ispirato alla vicenda del «canaro» della Magliana («ma non è una ricostruzione realistica», precisa il regista, già querelato dalla madre di Giancarlo Ricci, il pugile ucciso nel 1988da PietroDeNegri) ha conquistato tutti. E Fonte incanta con la sua faccia da filmdi De Sica: «Sono cresciuto in una baraccopoli calabrese, da piccolo sentivo la pioggia battere sulle lamiere, chiudevo gli occhi emi sembravano applausi. ARoma faccio il custode del cinema Palazzo, Garrone mi ha dato fiducia». Non solo Garrone, in realtà. La regista Alice Rohrwacher, premiata sulla croisette ( ex aequo con l’iraniano Panahi) per la sceneggiatura di Lazzaro Felice (storia di contadini sfruttati come schiavi in una vallata sperduta del centro-Italia da una gelida marchesa, alias Nicoletta Braschi), aveva già inserito Fonte nel cast del suo Corpo Celeste (2011). La Palma d’Oro va al giapponese Hirokazu Kore-Eda per Un affaire de famille, storia di una famiglia sgangherata di ladruncoli che accoglie una bambina rifiutata dai genitori. Giustamente premiato anche il documentario sulla Striscia di Gaza del palermitano Stefano Savona, La strada dei Samouni, girato con animazioni e immagini. C. Bianchi