VincenzoSalemme «Sono fragile e malinconico» di Pierluigi Diaco
« SONOPIENODI INSICUREZZE, MASULLAVORORITROVOUN’AUTOSTIMACHE NONHO», DICE L’ATTORE. E, ASPETTANDOIL PROSSIMO FILMDINATALE, CONFIDA: «IN AMORE SONOUNUOMOFORTUNATO. SONOSTATOE SONOMOLTOAMATO»
Non sgomita, non ammicca, non s’atteggia. L’umiltà è la sua parola d’ordine, il basso profilo la sua cifra. Vincenzo Salemme, commediografo, regista, autore e sceneggiatore, è un attore straordinariamente diverso da tutti gli altri. Fa ridere a crepapelle anche solo grazie alla mimica, strappa applausi gesticolando e senza parlare, commuove grazie a una naturale inclinazione malinconica. Il teatro è la sua casa, il cinema il gioco che lo fa tornare ragazzo, la tv il contenitore dove sfogare il suo talento damattatore. Non nasconde le sue zone d’ombra ea Oggi confida: «Ho fatto tanta analisi che mi aiutato a governare l’ansia. Dellamiamalinconia, però, vado orgoglioso». Ammette con sincerità: «So- no un uomo fortunato. Faccio quello che mi piace: chiamare la recitazione un lavoro è sbagliato, perché recitare è una passione e un privilegio». Napoletano di Bacoli, anche se per lunghi periodi risiede in Toscana, nella sua casa nelChianti, dove si ritira a scrivere, Salemme non ama la retorica sulla sua terra d’origine: ne riconosce, con coraggio, pregi e difetti. Cominciamo così: un pregio e un difetto di Napoli. «È difficile in poche parole. Diciamo che Napoli ha una cultura millenaria che vive e si nutre dimille contaminazioni: questo è il suo pregio. Il difetto è che spesso si autocelebra e questo appesantisce il suo sguardo sul mondo». Al netto dei numerosi applausi e consensi che lei ha ricevuto al San Paolo, a Napoli, è rimasto ferito per le critiche al concerto- tributo per Pino Daniele? Hanno scritto che sul palco ha trionfato soltanto l’ego degli artisti e non l’amore per il grande cantautore napoletano… «Avevo una discreta paura a salire sul quel palco e mai mi sarei aspettato di ricevere l’affetto e il sostegno che lo stadio mi ha riservato: lo considero un regalo di Pino a me. Detto questo, quando ci si espone, bisogna esser pronti anche a incassare le critiche. Ogni artista fa i conti con la propria coscienza: chi era lì per un omaggio, non deve dare spiegazioni. Sono felice
che dei cantanti non napoletani si siano esibiti nella nostra lingua: ad alcuni è suonato strano, ma io l’ho trovato meraviglioso». Aproposito, a ego comeèmesso? (Ride). «Ho una strano rapporto con il mio ego: sono un uomo pieno di insicurezze anche se sul lavoro, miracolosamente, ritrovo un’autostima che di solito non ho». PinoDaniele ha composto Sì forever per un suo film, Amore a
prima vista. Nella vita, non solo sentimentale, contano più i «sì» o i «no» che si dicono? «A Napoli si dice: “Cu ’nu sí te ’mpicce e cu ’nu no te spicce”. Ovvero: con un sì ti impicci, con un no ti togli dai problemi. Ma non è sempre così. In vita mia ho detto tanti no e tanti sì: l’importante è essere sempre pronti a pagarne il prezzo». Il grande Eduardo De Filippo cosa avrebbe detto di questa sua spiccata vena malinconica? «Che la vena malinconica è propria dei popoli e della gente che cresce a due passi dal mare. Questa vena, di cui vado fiero, ce l’avevaEduardo così come Nino Taranto. Ce l’ho io come credo ce l’abbia Gigi D’Alessio». Si dia un voto come regista. «Mi do un bel voto, l’autostima non mi manca». Sincero! E come attore? «Mi do un ottimo voto anche come attore. Ho fatto un lungo percorso che spero continui. Mi piacerebbe morire sul palco, davanti almio pubblico». Ha partecipato anche ai cinepanettoni: pentito? «Di cosa? Non sono snob. Recitare è un sentimento. Uso il mio talento per incontrare anche ciò che è diverso da me. Chi è critico con i cinepanettoni, lo è anche con tutti quei milioni di persone che si divertono a guardarli. Il
«Sono felice che dei cantanti non napoletani si siano esibiti nella nostra lingua»
valore di un attore, un comico o un artista lo decide solo il pubblico». Solitamente, un comico ha paura a mostrarsi fragile. Lei no. Si ritiene più risolto di altri suoi colleghi? «L’umanità si divide in chi si realizza e chi no. Ho il privilegio di fare un mestiere che mi regala molte soddisfazioni e sono consapevole che non tutti hanno ilmio stesso privilegio. Viviamo in un mondo pieno di paure, dovremmo imparare di più ad osare. La paura rende irrisolte molte persone». Ha detto: «Napoli la perdo e la ritrovo ogni notte». Anche lei, ogni tanto, si perde e si ritrova? «Certo, ma ho una strano modo di perdermi: vivo dei momenti depressivi ma poi ritrovo sempre la strada. Credo, però, di non essermi mai perso del tutto. Penso, invece, di aver smarrito un po’ di cose nel mio percorso: affetti, amicizie, amori, genitori, fratelli, occasioni. L’esistenza sa essere anche impietosa e quindi incomprensibile». Anche in politica si perde e si vince. Ora c’è un napoletano sul tetto della politica: il vicepremier Luigi Di Maio. Che ne pensa? «Non lo conosco personalmente. Ci siamo incrociati, un po’ di tempo fa, nello studio di Fabio Fazio: fu gentile e mi salutò molto affettuosamente. Penso che dovrà dimostrare quello che sa fare. Vedremo». Con l’amore come va? «Sono un uomo fortunato. Sono stato e sono molto amato. Nonmi piace affatto parlarne. Credo che queste cose vanno tenute strettamente private. Posso dirle che sono felice». Negli anni passati, in analisi, cosa ha imparato su Vincenzo, su se stesso? «Ho imparato ad accettarmi di più, anche se non credo a quelli che sostengono di volersi molto bene: essere in costante tensione con noi stessi fa più bene che male, non crede?».