Bilancia/1 InEuropa, unosudue è grasso di G. Gullace Raugei
«IL NOSTRO PAESE NON È CERTO QUELLO MESSO PEGGIO, ANZI. EPPURE NON SFUGGE ALL’EPIDEMIA DEI CHILI DI TROPPO», DICE L’ESPERTO. CHE CIMETTE IN GUARDIA DAL RISCHIO SAMOA
Siamo un popolo di ciccioni. Secondo le rilevazioni dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, elaborate e diffuse dall’Osservatorio nazionale sulla salute, il 45,9 per cento degli italiani, cioè quasi uno su due, è in sovrappeso o addirittura nella categoria «obesi». Il dato, per quanto clamoroso, si stempera di parecchio se messo in relazione col cosiddetto spread della pancetta: in Europa, dice infatti Eurostat, l’istituto di statistica della Ue, l’Italia, dopo la Romania, è il Paese più magro, ben lontano da situazioni imbarazzanti come quelle della Germania o della Gran Bretagna che occupano i vertici della classifica dell’extra large, rispettiva- mente col 66,5 e 61 per cento della popolazione con evidenti problemi di trippe e doppi menti. C’è da consolarsi? «Sì, ma non troppo», ci dice il dottor Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio della salute. «Il fatto che non stiamo tra quelli messi peggio non vuol dire che anche l’Italia non sia interessata dal preoccupante fenomeno dell’aumento progressivo del sovrappeso corporeo in larghi strati della popolazione. Si tratta, a livello mondiale, di una vera e propria epidemia che mette a rischio la sanità pubblica, contro cui l’Organizzazione mondiale della sanità lancia periodici allarmi». Sì, perché la ciccia, quand’è esagerata, produce un aumento esponenziale dei fattori di rischio verso serie patologie cardiovascolari, repiratorie, il diabete e l’ipertensione. Al punto che, recentemente, il primo ministro britannico, Theresa May, ha dichiarato che se i
sudditi di Sua Maestà non si metteranno seriamente a dieta, il servizio sanitario nazionale rischia, entro il 2050, di finire in bancarotta.
«NON DATE LA COLPA ALLE TRADIZIONI DEL SUD»
In Italia non siamo tutti grassocci allo stesso modo: le regioni del Sud, con la Basilicata sul gradino più alto dell’infelice podio (vedi tabella sopra), sono mediamente più grasse di quelle del Nord. Poiché sulle tavole del Mezzogiorno, si sa, abbondano spaghetti, paccheri e fusilli, oltre a tanto buon pane di tutte le forme e qualità, si può sospettare che la famosa dieta Mediterranea c’entri qualcosa? «Direi di no», dice il dottor Solipaca. «Assumere troppe porzioni di carboidrati può fare male, ma il problema del sovrappeso è piuttosto dovuto all’importazione di stili alimentari dall’estero. Mangiamo, insomma, troppi hamburger, patatine, merendine e ci muoviamo sempremeno. Sembra assurdo, ma nelle grandi città del Nord ci sono più occasioni per fare del salutare moto; nei paesi e cittadine del resto d’Italia spesso mancano le palestre e poi ci si sposta quasi esclusivamente in automobile». Introdurre nelle proprie abitudini alimentari tipologie di alimenti estranei alla proprio cultura può in effetti produrre dei risultati nefasti. Non è un caso che il Paese con la maggior per-
centuale di grassi al mondo (il 92,8 per cento della popolazione!) siano le Isole Samoa sotto giurisdizione americana, dove la secolare dieta a base di noci di cocco, frutta fresca, pollo e pesce è stata soppiantata da quella in stile fast food. Altro dato interessante del rapporto pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute: le donne italiane sono mediamente più magre degli uomini, con una percentuale di sovrappeso di 27,2 contro il 44,5 e di obesità del 9,8 contro l’11,1. Motivo? «Le donne fanno molta più attività fisica», spiega il dottor Solipaca. «Di tempo da trascorrere sparapanzate sul divano, davanti alla tv, ne hanno relativamente poco».
ALLARME ROSSO PER BIMBI E RAGAZZI
Se gli italiani adulti sonomediamente più in forma degli europei, lo stesso non si può dire dei nostri pargoli: il 34,2 per cento dei bambini italiani di età compresa trai 6 e i 10 anni è in sovrappeso mentre la media europea si attesta intorno al 20 per cento. «È un dato particolarmente preoccupante», spiega Solipaca: «una gran parte di questi piccoli sono destinati a diventare i grandi obesi di domani». Ma che si può fare, in concreto, per smetterla di litigare con la bilancia? «Bisogna affrontare il problema fin dalle scuole primarie insegnando la corretta alimentazione almeno per una o due ore la settimana», dice l’esperto. «E chi ha problemi di sovrappeso dovrebbe entrare nell’ordine di idee chemettersi a dieta ogni tanto, magari per non fare brutta figura in costume da bagno, non solo non serve, ma può essere dannoso per il cosiddetto effetto fisarmonica che spesso ci fa riguadagnare, con gli interessi, i chili perduti, non appena si ricomincia a mangiare come prima. È necessario invece cambiare il proprio stile di vita e tenere sotto controllo assiduo il proprio peso proprio come se fosse una malattia cronica».