Oggi

Avvocati di strada Un gruppo di esperti aiuta i clochard di Cristina Bianchi

SUI GIORNALI È USCITALA BUFALA DI UNA NOVANTADUE­NNE CHE LASCIA UN QUASI CENTENARIO, AIUTATA DA UN SEDICENTE POOL DI LEGALI. MAUNA RETEDI ESPERTI CHE SENZA CHIEDERE U NEURO DIFENDEI DIRITTI DI CHI VIVE PER STRADA ESISTE DAVVERO. ECCO CHI SONO

- Di Cristina Bianchi

Francesca ha 92 anni, il marito Angelo 96. Ma dopo 70 anni di nozze, il matrimonio va in pezzi. Nella vecchia casa di famiglia, in provincia di Caserta, la moglie ha scoperto una lettera malandrina del marito a un’amante, scritta nel 1966. Lui confessa, lei non perdona e chiede il divorzio. Una storia ghiotta di vecchie corna e amori feriti, segnalata dall’associazio­ne Avvocati di strada, che avrebbe assistito gratuitame­nte Francesca. Lanciata dalla Gazzetta di Modena, ripresa da molti siti, commentata dai quotidiani. Ma è una storia inventata, farlocca. Insomma, una bufala. L’associazio­ne, quella vera, si chiama in unmodo leggerment­e diverso: Avvocato di strada Onlus ( www.avvocatodi­strada.it). E non hamai assistito Francesca. «Quella storia è falsa ma noi esistiamo davvero. Anzi, siamo il più grande studio legale d’Italia. Mille avvocati in 49 città, che lavorano alcune ore al mese senza prendere un euro. Assistiamo i senzatetto nel ginepraio delle questioni, civili, penali e amministra­tive», spiegano al telefono. Parlando col presidente AntonioMu- molo, che ha fondato a Bologna «Avvocato per strada» 18 anni fa, si spalanca un’Italia diversa. Di notizie vere che non arrivano sulle pagine dei giornali. «Solo l’anno scorso abbiamo seguito 3.769 persone», racconta l’avvocato Mumolo.

SENZA CASA DIVENTI INVISIBILE

Il problema più frequente? «Le cause per avere la residenza. Quando una persona viene sfrattata e finisce per strada, il Comune dà la residenza al nuovo inquilino e cancella l’altro dalle liste anagrafich­e. A quel punto diventa invisibile. Non può più avere la carta d’identità, il medico di base, non può essere assunto né aprire una partita Iva e l’Inps non gli paga più una pensione, se ce l’ha. Non può votare né accedere ai servizi sociali». Inghiottit­o in un buco nero. Chi sta in dormitorio, può chiedere la residenza presso quell’indirizzo. Per gli altri, la via è fare domanda al Comune comunque. « Se la nega, si fa causa perché per legge ogni cittadino ne ha diritto e

il Comune deve registrare la residenza presso una via fittizia, prevista a questo scopo». Si chiamano via del Cielo, via Senzatetto, «oppure a Roma via Modesta Valenti, in onore di una clochardmo­rta di freddo e stenti alla stazione Termini nel 1983». A questo punto si può aprire uno spiraglio per una nuova vita. «Come è accaduto di recente a Firenze. Una mamma italiana con una bimba di 13 anni viveva in una casa occupata, senza residenza. Non riusciva ad avere la pediatra né a iscrivere la bambina alla scuola più vicina. Le abbiamo fatto avere la residenza, e ora la ragazza studia e la mamma può lavorare». Molti senzatetto sono invece aiutati a recuperare eventuali eredità. Quando muore un parente, si tende a non dare loro la quota che spetta. Altri casi riguardano la custodia dei figli e il diritto di immigrazio­ne.

UNA NUOVA VITA PER VITTORIO

Poi ci sono storie di migranti di ritorno. Come Vittorio, che da Bologna se n’era andato a lavorare inRepubbli­ca Ceca come operaio specializz­ato in un’azienda di lenti ottiche. Ma si è ammalato di una patologia del sangue, è tornato in Italia per curarsi e l’azienda lo ha licenziato. È caduto in depression­e e si è separato. «L’abbiamo incontrato in un dormitorio, dove dava qualche lezione di computer agli altri ospiti. Non ricordava neppure come fosse finito lì. Gli abbiamo fatto ottenere la residenza, scoperto che aveva diritto a una pensione minima e lo abbiamo assistito nel divorzio (che gli ha fatto avere un punteggio più alto per le case popolari). Dopo un’altra battaglia legale, abbiamo ottenuto l’appartamen­to. Oggi a 67 anni è una persona nuova. Ha trovato una compagna, una signora veneta, e ogni tanto ci invita a cena. Dopo la prima causa vinta, è venuto in ufficio con le lacrime agli occhi, per consegnarc­i un telefono con scanner che aveva comprato spendendo i suoi ultimi risparmi. “Ho ricevuto del bene da voi e volevo che continuast­e a fare del bene anche agli altri”, ci ha detto commosso».

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3.769 persone seguite in un anno
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