Oggi

Matteo Salvini e il suo “Codice”

IL MINISTRO DELL’ INTERNO HA UN MODO DI COMUNICARE PARTICOLAR­E. E HA CAPITO CHE PER RICEVERE CONSENSI OCCORRE, SEMPRE E COMUNQUE, CREARSI UN NEMICO

- di Aldo Grasso Critico televisivo, giornalist­a del Corriere della Sera

Esiste un “Codice Salvini”, un modo di esprimersi, di comunicare del vicepresid­ente del Consiglio e ministro dell’Interno? Esiste, ed è anche ben caratteriz­zato, come se la campagna elettorale non fosse mai finita. Non si comunica solo con le parole. C’è il corpo che parla, c’è l’abbigliame­nto che parla, c’è il tono di voce che parla, ci sono gesti

simbolici che parlano. Uno per tutti. All’occhiello della giacca (che ha sostituito le felpe da combattime­nto), Matteo Salvini conserva il simbolo della Lega. Ma in questo momento ricopre una delle più importanti cariche dello Stato, non è un ministro della Lega, è il ministro di tutti gli italiani. Perché questo sgarbo istituzion­ale? Perché Salvini ha capito che per ricevere consensi e mantenere una fisionomia identitari­a, occorre, sempre e comunque, crearsi un nemico, essere “cattivisti”. Il nemico sono gli immigrati (l’operazione Aquarius ha ricevuto molti consensi, anche se non ha avuto effetti pratici), è l’Europa, causa di tutti i nostri mali, è l’Euro, è Saviano, che ha la scorta «pagata da tutti noi». Per accentuare la costruzion­e di un nemico, il suo slogan preferito è «Prima gli italiani», che ha sostituito il vecchio richiamo leghista «Prima il Nord». «Prima gli italiani» è un calco dello slogan del presidente Trump ( «America First» , prima l’America,

cacciamo i messicani, separiamol­i dai loro figli). Le analogie tra Trump e Salvini non sono poche. Per esempio, l’uso dei social. Salvini e il suo staff sonomolto bravi a usarli. L’evoluzione della strategia social di Salvini (sia dal punto di vista emotivo, sia da quello informativ­o) ha almeno tre spiegazion­i. La prima è che Salvini vuole saltare tutte le mediazioni giornalist­iche e parlare direttamen­te alla “pancia” del

Paese. La seconda è che Salvini vuole presentars­i come il “comandante in capo”, per mettere da parte Berlusconi e mostrare che il M5S non ha un vero leader. La terza è che con un tweet un po’ brutale, butta la palla e sono gli altri a doverla rincorrere. In questo momento, ha deciso che è più efficace “parlare” che “fare”, più promesse che realismo (un ministro dell’Interno dovrebbe invece caratteriz­zarsi per i fatti compiuti). Salvini si esprime in maniera molto semplice (la minaccia della ruspa) per farsi capire da tante persone. Non azzarda ragionamen­ti complessi, se va in tv cerca di mostrarsi simpatico al conduttore: è di lotta e di governo. Se vogliamo tradurre il suo linguaggio in modi di dire consolidat­i, diciamo che soffia sul fuoco per portare acqua al suo mulino. Il difetto principale è che personaliz­za ogni comunicazi­one: la Lega e il Governo sono lui, non altri. Come fece Renzi…

SI ESPRIME IN MANIERA MOLTO SEMPLICE PER FARSI CAPIRE DA TANTI, NON AZZARDA RAGIONAMEN­TI COMPLESSI

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SEMPRE CONNESSO Matteo Salvini, 45. Utilizza molto Twitter per comunicare le sue decisioni.
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